Fa ancora discutere quanto successo ad Udine nella sfida contro il Napoli.
Udinese che nel giro di pochi giorni ha visto da un lato, suo malgrado, assegnare lo scudetto al Napoli e dall'altro, suo malgrado, condannare la Samp in B. E sta passando un messaggio deleterio verso tutta la curva nord, come se questa fosse tutta violenta, forse la più casinista d'Italia. Tanto che la stessa curva nord nella partita contro la Samp per 80 minuti ha scioperato rimanendo fuori dallo stadio.

Chi commette atti violenti che nulla c'entrano con il calcio è giusto che vengano sanzionati, la violenza non può mai essere digerita, anche per quanto provocata, indotta e cercata.
Ad Udine si son registrati diversi danni allo stadio da parte di diversi tifosi del Napoli, che si son portati a casa anche l'erba dello stadio, la rete, seggiolini danneggiati, tabelloni danneggiati.
E chi paga questi danni? Perchè deve pagarli l'Udinese? Che in tutta questa vicenda ha preferito coltivare il silenzio.
Intanto la giustizia ordinaria si è mossa rapidamente, con tanto di arresti e denunce che hanno interessato una manciata di sostenitori friulani ed uno solo napoletano, che addirittura pare allo stadio non dovesse neanche esserci perchè interessato da Daspo.
Ma in teoria andrebbero sanzionati con il DASPO tutti i tifosi napoletani che hanno invaso il Friuli? La domanda è giusto porsela. D'altronde c'è anche una sentenza della Cassazione che parla chiaramente ed afferma che è assolutamente legittimo il  Daspo per l'invasione di campo anche se  avvenuto dopo il fischio finale e per motivi festosi. Parliamo della sentenza della Cassazione, n. 16136/2023.
I giudici hanno accertato che nel caso in questione non rilevano poi i motivi della condotta - il desiderio di avvicinare i giocatori per ottenere la maglietta a fine partita - perché la norma non ammette esclusioni rispetto al divieto di "indebito superamento della recinzione".

Nel caso in esame, il Giudice ha verificato, sulla base del rapporto della Digos, che alcuni tifosi spezzini, dopo essersi arrampicati sulle cancellate di separazione, si erano messi a cavalcioni; quattro di questi avevano scavalcato la recinzione per cercare di raggiungere i giocatori; tre di questi quattro, richiamati dagli addetti, avevano scavalcato nuovamente la recinzione per tornare nel proprio settore, mentre uno aveva insistito per poter raggiungere comunque i giocatori e il rettangolo di gioco. Non ignora la Corte il precedente della Sezione n. 1051 del 04/11/2010, De Marco, non mass., che ha dichiarato inammissibile il ricorso del Pubblico ministero che aveva contestato la sentenza di proscioglimento perché il fatto non sussiste nei confronti di un imputato che aveva scavalcato la recinzione per motivi festosi e in assenza di segnalazione di pericolosità. Infatti, in quell'occasione il Pubblico ministero aveva richiesto al Giudice di legittimità un riesame della decisione,. secondo un'interpretazione alternativa dei fatti dopo che il Giudice aveva accertato che l'episodio era stato sporadico e gli operatori non avevano segnalato ragioni di pericolosità  Non illogicamente, infatti, il Giudice ha ritenuto che dallo scavalcamento potesse derivare un pericolo concreto alle persone, trattandosi di condotta di gruppo. La formazione del gruppetto di tifosi aveva eccitato gli animi dei tifosi sugli spalti.
Che poi è quello che è accaduto ad Udine.
Ed allora se giustizia deve essere, che lo sia piena o no?
Anche per evitare che ognuno possa continuare a fare soprattutto a casa di altri quello che gli pare e come gli pare.
Se regole devono essere, che siano per tutti, senza attenuanti, festa o non festa, le invasioni di campo non si devono fare.
Punto!