Previsione fin troppo facile. Immancabile il rapido salto dal carro dei vincitori per passare immediatamente in quello più sicuro di chi non sbaglia mai, come dimostrano gli articoli della Rosea di oggi. E ovviamente sono ripartite invocazioni di stampo sacerdotale antico al Deux Ex Machina che, con il suo ampio gesto a braccia larghe raccoglierà i reduci in caloroso e rigenerante abbraccio. Una specie di Dio in posa come quello rappresentato a Maratea a raccogliere nel porto i vascelli avventuratisi in mari troppo tempestosi. Quegli stessi aedi che celebravano un Milan in lotta per la stella magnificandone la campagna acquisti ora ne parlano come una disfatta. Se c'è una cosa di cui il Milan non ha assolutamente bisogno, è, a mio avviso, primo che arrivi un deux ex machina che non serve a niente e secondo che non ci sia una stampa sportiva totalmente ondivaga a pomparlo magari per imprese che non sono nelle sue corde, non solo ora, ma pure a compagna acquisti conclusi. Oppure ora a distruggerlo con uguale intensità.  Al contrario di chi è impegnato pure professionalmente in questi saliscendi, io umile blogger invece me ne sto fermo sulle considerazioni del mio ultimo articolo. Pioli paga una ascesa in una mongolfiera di cui probabilmente ha sbagliato a calcolarne l'aria necessaria per salire a quote piuttosto rarefatte e ora, finalmente, ritorna ad una forma di mini dimissioni, riducendo il suo apporto alla “concentrazione” sul campo, a “isolarsi”. Così facendo si sta quasi sicuramente offrendo come vittima sacrificale ad un nuovo corso con il probabile arrivo del nuovo demiurgo. Cambiare modulo con gli stessi interpreti non è sicuramente una buona idea e anche offrirsi incautamente in una versione più 424 che 442 ad una modesta Udinese dove il celebrato Ebosele sembrava il Garrincha del Brasile 58 trovando praterie non presidiate. A sinistra infatti un Florenzi costantemente all'arrembaggio e un Leao che non difende offrivano quasi costantemente il fianco alle incursioni e pure Calabria a destra ci metteva del suo. Leao non funzionale al modulo 442, veniva raddoppiato e triplicato. Almeno ci metteva anima ma solo una furia fine a se stessa e poco al servizio della squadra. Almeno ha mostrato una certa continuità da meglio indirizzare a funzionalità e moduli differenti oppure a interpretazioni differenti degli stessi. Di Pioli ho apprezzato il suo brusco atterraggio riacquistando una forma di umiltà che si era persa, così come della squadra che pompata dalla stampa, soprattutto, quella di colore rosa, ne aveva fatto un grande manovratore. Mantengo inalterate quindi le mie considerazioni sul mio intervento in sua difesa. L'arrivo del PSG getta ombre molto oscure e già sono partiti alti lai. Se il Milan lo affronta con atteggiamento di sana umiltà dei suoi mezzi non eccelsi può giocarsela, a scapito del pessimismo diffuso. Pure una Udinese mai vincente è riuscita a battere una squadra che scende in campo con la supponenza della vittoria sicura o quasi scontata. E come succede nel calcio, anche questo sconsiderato atteggiamento, perché Pioli è uomo fortunato che ha ricevuto molti regali nell'anno dello scudetto, ma li ha saputo ben capitalizzare, se fosse passato il Milan in una delle tante e confuse azioni nel suo costante attacco, oggi avremmo toni giudicatori ben differenti. Pioli, tra gli osanni, del new deal offensivista, ha molto contribuito alla nuova costruzione del Milan di tutti giocatori con chiare propensioni offensive. Un insieme di giocatori di cui nessuno possiede specifiche doti di leader, almeno sul campo, poi nella vita, come dolorosamente me ne sono accorto, perché ne ero francamente un fan, magari non è così, dando via pertanto l'unico che almeno sul campo queste doti le aveva. Molto si era parlato del ruolo di Ibra “sul campo”, definito indispensabile al raggiungimento della vittoria, e, fondamentalmente, dando via l'unico che poteva imitarlo in senso di leadership, si è lasciato un vuoto non indifferente. Si è fatta incetta invece di “comprimari”, nel senso ottimo del termine, buoni giocatori anche, magari da passato con valutazioni milionarie, oppure come si dice nel linguaggio del cinema, dei “caratteristi”, fondamentali nel dare il tono corale della pellicola ma un film senza un grande attore non ha la stessa valenza che avrebbe, avendolo. Oggi non esiste un leader capace di fare quello che faceva Ibra in campo. Siamo andati male però anche quando Ibra era sostanzialmente fuori dal campo, ma in ideale comunione alla pari con i suoi compagni e quindi, a mio avviso, con uguale intensità; che cosa ci fa pensare che possa andare meglio essendone fuori seppure in posizione indistinta? Se arrivasse come direttore sportivo forse avrebbe una posizione logica e chiara, così come si prospetta può solo creare ancora più confusione sopratutto nei giocatori carismatici almeno, che non hanno certo bisogno di occhi di tigre, ma semplicemente di un buon bagno di umiltà del suo allenatore, aspettando che scenda definitivamente dalla mongolfiera. Sostituirebbe il ridicolo team di collegialità che in ambito dirigenziale sarebbe un aborto pure in una società normale, figuriamoci in una che normale non è dal punto di vista di organigramma, dove è indispensabile che le gerarchie siano ben distinte, che è appunto una Società di Calcio. E dove, con altrettanta precisione identificativa, magari convogliare idee e sensazioni che non sia un microfono di un intervistatore. L'unica posizione è che si disciolga il team e che si ritorni alla figura unica del Direttore Sportivo. Lì uno come Ibra il suo ruolo potrebbe giocarlo con chiarezza e responsabilità decisa, allargando più propriamente le proprie braccia, rimettendo in sesto una flottiglia sbandata e magari rimettendola in lizza per una regata che vede una Inter già in probabile fuga. Ieri l'Inter doma una Dea tradita dal suo portiere, quando Gasp, per me inspiegabilmente, ne tiene uno migliore in panca, in una partita vis a vis con la più forte del Campionato. Un' altra domanda che molto immodestamente farei al grande Gasp è perché non mette Scalvini a centrocampo invece dell'ondivago e confusionario Ederson la cui incertezza sul secondo gol è altrettanto fatale alla Dea. L'Inter viaggia ora ad una media da definire fantastica con 27 gol fatti e soli 6 subiti il che fa 1,91 nel mio personale indicatore, cioè qualcosa di stratosferico. Se continua così possiamo salutarla con sventolio di fazzoletti come il Napoli dello scorso anno. Il Napoli di Garcia sta ritrovando vecchi protagonisti e uno nuovo che è Raspadori, che allarga in attacco le soluzioni di gioco consolidate con il Nigeriano, ma esaltando ancora di più le doti dei due esterni di attacco che ha. Si parla tanto di punte e in fondo il Bologna, di quello che considero il migliore allenatore giovane emergente, anche lui molto pragmatico, come punta ora schiera un razzente piccoletto di grande movimento e tecnica, rinunciando in fondo ad averne e quindi assecondando una vecchia massima del calcio che è “non importa tanto chi fa gol ma come si fa”. Chiaro, poi se hai un Lautaro allora puoi oggi vantare un bel 1,91 come indicatore. I punti sono ancora a nostro favore, giustamente si può obiettare, in fondo in piena zona Champions, ma il nostro 0,55 attuale con 18 gol fatti e 12 subiti fornisce un modestissimo risultato che è molto più lontano dall'1,92 di quanto lo siano gli attuali sei punti. Molto peggio dello scorso anno dove, paradossalmente si esordisce con l'Udinese con un sonante 4 a 2. Alla 11esima il Milan aveva 24 gol fatti e 11 incassati e quindi un indicatore di 1,18 che rapportato allo 0,55 attuale fa, se non erro, 2,15 arrotondato. Quindi, seppure siamo solo all'inizio ben altro valore e un rapporto totalmente impietoso. Chiaro effetto mongolfiera. Oggi il Napoli arranca con un 1,09. E c'è da notare che il Napoli di Spalletti aveva alla 11esima un sonante 1,5, sempre comunque lontanissimo dall'1,92 dei nerazzurri che stanno avendo una media mostruosa, ribadita contro un fior di squadra che è la Dea di quest'anno. I numeri sono aridi, non sono parole e nemmeno sensazioni. Dicono di noi di una squadra sballata e in cerca di una chiara identità. Cambiare un allenatore che comunque in passato ha fatto bene e che si è concesso un viaggetto nell'iperspazio è, a mio avviso un errore. Chiamare Dei esterni ancora di più, a meno che, in analogo bagno di umiltà, la Proprietà non riconosca il granchio preso con il suo fantomatico “team” e ripristini il vecchio e caro ruolo del Direttore Tecnico e soprattutto unico. Se poi la Proprietà sembra fare sul serio, allora su Maldini ci mettiamo una bella pietra sopra e non se ne parli più. Sic Transit Gloria Calcium, mi si perdoni il latino maccheronico stile Armata Brancaleone alla quale ora purtroppo assomigliamo. Ma pure quella Armata fu degna di grandi imprese e quindi non disperiamo. Oggi la Juve, che viaggia con un discreto 1,00 affronta una Viola in antiche e mai sopite agre rivalità. Sembra essere l'unica a tenere in prospettiva il passo dei nerazzurri.