Pensiamo a "Cuore", celebre opera di De Amicis, in cui c'è "Dagli Appennini alle Ande". Si parla di un ragazzino che parte dall'Italia per raggiungere suo padre, emigrato in Sudamerica.
Noi oggi faremo un percorso a ritroso, dall'estero all'Italia, e precisamente dalla Penisola Arabica, dove si è disputato il Mundial, all'italico stivale.
Perché si parla di Mundial? Be' è un omaggio ai freschi campioni dell'Argentina.
La parola Mundial diventò di moda nel '78, quando la manifestazione iridata si svolse nel paese sudamericano e rimase di moda per un decennio, visto che i campionati successivi si svolsero in Spagna e Messico.

E' stato un Mundial che noi Italiani abbiamo visto da spettatori neutrali, una maniera elegante per dire che siamo stati semplici voyer di gesta o figuracce altrui. E a ben pensarci, avremmo voluto davvero di rischiare di fare figuracce... pur di essere lì anche noi. I rivali tedeschi sono stati eliminati e beffati, ma almeno c'erano. Noi no.
Ma cosa riconsegna il Mundial al calcio italiano? Vedremo nelle righe che seguono, ma possiamo già dire che riconsegna pochetto al Napoli, il quale, tuttavia, se ne strafrega nella maniera più alta con la quale mente umana possa strafregarsene. I partenopei sono saldamente primi in classifica e affronteranno un turno abbordabile in Champions (meritatamente, visto che sono andati al sorteggio da primi nel loro girone). L'ambiente azzurro continua a piangere sugli argomenti più svariati, facendo anche le pulci agli avversari, ma solo per astuta scaramanzia marca Vesuvio, un brand prestigioso nel campo di corna, bicorna e gobbetti vari. Nessuno discute il valore e la bontà della stagione napoletana, quindi ora devono solo diventare anche calcisticamente adulti e accettare il ruolo di favoriti. E' un onore che altri, al momento, non hanno.

L'Inter può vantare un campione del mondo, Lautaro Martinez, seppure da comprimario, che tuttavia ha messo la sua firma sulla manifestazione. Ha segnato, infatti, il rigore decisivo nella partita della vergogna, quello fra albiceleste e Olanda, e non è stato poco. 
E poi, nello spezzone di finale che la sorte gli ha riservato, ha propiziato anche il gol di Messi. Nel match della vergogna, è entrato in conflitto con Dumfries o forse è meglio dire che è stato Dumfries a entrare in conflitto con lui. Parlo di quel Dumfries che rischiava di essere uno dei migliori del mondiale, di certo il migliore nel ruolo di esterno destro, ma che ha concluso nel peggiore dei modi facendosi buttare fuori durante la sequenza dei rigori di Argentina-Olanda. Avete mai visto qualcuno espulso durante la seaquenza dei calci di rigore? Se ricordo bene, già nel derby di ritorno della scorsa stagione era entrato in conflitto con diversi rossoneri. Ha una grande carica agonistica, ma non sempre riesce a controllarla.

Qui va fatto un inciso.
Con l'eliminazione dell'Olanda e il patatrac di immagine che Dumfries ha subito, il titolo di migliore nel ruolo è passato al marocchino Hakimi. Sì, parliamo proprio di quel giocatore che Dumfries aveva sostituito all'Inter e che ora Marotta vorrebbe riportare in nerazzurro con un'operazione della serie vendo a 100 e compro a 50. Gli riuscì due estati fa proprio vendendo Hakimi e comprando Dumfries, mentre non gli andò in porto l'estate scorsa con Skrinjar e Bremer. A volte le ganzate riescono e a volte no, anche a un dirigente che conosce benissimo il mestiere come Marotta. Non possiamo affatto dire come andrà a finire la prossima estate, ma com'è ovvio, chi scrive si augura che vada a schifio. Essendo milanista, il sottoscritto non può certo tenere per Marotta, no? Penso sia ovvio e giusto per chiunque sia minimamente onesto e logico.

Lukaku è andato male, non solo come giocatore del Belgio, ma anche a livello individuale, comportandosi nel momento decisivo come un autentico non vedente dell'area di rigore. E' un giocatore che non dà del tu al pallone, ma ha una forza fisica mostruosa, per cui il suo rendimento dipende soprattutto dalla forma atletica. Se il fisico non è appesantito, allora la sua capacità di penetrazione compensa i limiti tecnici, e con gli interessi aggiungo, altrimenti, può incappare in serate come quella vista al mondiale. Ricordo che nel 2020 mancò un gol della serie questo lo segnavo anche io nella finale di Europa League, così come ne mancò uno simile all'ultimo europeo contro l'Italia. Commentiamo il tutto ricordando che un generale numida, durante i famosi ozi di Capua, disse ad Annibale che gli dei non danno tutte le doti a tutti gli uomini, nel senso che lo stesso Annibale sapeva vincere, ma non sfruttare le vittorie. Mutatis mutandis, ciò vale anche per Lukaku. In termini assoluti è un gran giocatore, ma presenta le sue controindicazioni, come chiunque.

Altro campione iridato è Di Maria, che milita nella Juventus. Questo sì che è un giocatore completo! Non per altro è stato devastante in finale, procurandosi un rigore e segnando una rete. Scaloni gli ha un po' tolto la ribalta sostituendolo con tale Acuña, uno dei tanti pit bull che in una squadra fanno comodo, ma con i quali non puoi... farci una squadra. Completano e bene un gruppo di gente che da del tu al pallone, ma se metti troppi Acuña, diventi una compagine come le altre, se non peggio. Dopo le emozioni dei supplementari e dei rigori, ormai nessuno si ricordava più del povero Di Maria. Ed è stato un peccato.

Il ritorno in grande spolvero del Di Maria visto ai mondiali gioverà alla Juventus dal punto di vista tecnico. In realtà, il futuro dei bianconeri di Torino è nebuloso per via delle sua vicissitudini contabili e di bilancio.
Riusciranno le zebre bianconere a tirarsene fuori?

Mi riferisco alla Juventus come società, che alla fine potrebbe trovare il toro che uccise Manolete, per usare un detto spagnolo, ovvero il singolo o i singoli su cui scaricare tutte le responsabilità. Chi ha lavorato in un'azienda sa che è uno dei modi con cui il datore di lavoro cerca di uscire da una situazione antipatica. Non sappiamo come finirà e, comunque, mettiamola così: non auguro alla Signora né di farcela né di sprofondare. Mi sentirei un ipocrita nel primo caso, ma mi comporterei come un autentico sciacallo nel secondo. I nemici, specie quelli come la Juventus, non si aiutano, perché sarebbe masochistico e non avrebbe senso. Ma non è bello saltare loro addosso quando sono feriti. E' da vigliacconi. Anche la rivalità e l'inimicizia devono incontrare un limite, altrimenti, come obietta inizialmente Macbeth a sua moglie, se non ci si pone un limite, si cessa di essere uomini.

E il Milan? Torna bene dal Mundial dal punto di vista quantitativo. I suoi giocatori hanno complessivamente realizzato 7 reti, considerando i 5 gol di Giroud e Hernandez, ma anche i 2 di Leao, che non ha messo insieme neanche 90'. I transalpini, però, si sono fermati a un passo dal mondiale, perso ai rigori dalla propria squadra. Giroud, inoltre, si è visto sostituire alla fine del primo tempo, per motivi evidentemente tattici. Deschamps ha pensato, forse a ragione, che lo schema con il centravanti fisso in area era stato sgamato dagli avversari e non ha voluto perdere tempo nel rivedere l'assetto dei suoi. Il tecnico si stava giocando il mondiale e Giroud deve capire che, lottare per una causa comune, significa anche accettare decisioni dolorose. Leao è finito nel mirino della camarilla che ha escluso prima lui, poi perfino Ronaldo, dalla formazione base del Portogallo, come avvenne con Rivera nella finale di Messico '70. Sono cose che capitano da sempre nel calcio e che continueranno a capitare, In entrambi i casi, la camarilla ha pagato la cosa col fallimento, in nome di un antico detto secondo il quale chi vuol fare l'altrui danno ha le beffe e il malanno. I tre rossoneri dovrebbero, comunque, ripartire dal loro eccellente rendimento individuale, senza pensare troppo al risultato della propria squadra o alle decisioni dei tecnici. Se ci riuscissero, potrebbero essere un valore aggiunto per il Diavolo.
De Ketalaere ha fatto un'apparizioncina triste e fallimentare nel suo Belgio.
Diciamolo, non ha colto l'occasione per rilanciarsi. Pioli ha dichiarato di volerlo rilanciare prima punta, ma l'unica volta in cui ricordo il belga schierato così, è stato per mezz'ora contro il Sassuolo. Ed è stata un'esperienza infelice, in quando il ragazzo non ha toccato palla. Ma qualcuno lo capirà mai che le caratteristiche dei giocatori non sono un optional che si può compensare con l'impegno? Un attaccante non è solo un attaccante, ma può essere una mezza punta, una seconda punta o un centravanti. E un centravanti non è solo un centravanti, perché può essere più o meno adatto a giocare spalle alla porta. Giroud lo è, anzi è diventato proverbiale dire che si è girato Giroud, perché l'attaccante di Chambery ha la schiena morbida come Van Basten e sa girarsi in maniera imprevedibile. De Ketalaere, invece, mi sembra adatto a giocare faccia alla porta, per cui credo che non abbia senso rovinarlo definitivamente chiedendogli di fare una cosa che violenta le sue caratteristiche. Potrebbe fare la stessa fine di Origi, che ora passa per oggetto misterioso a causa delle sue performance da prima punta, oltre che per gli infortuni, sui quali si tornerà. Quando ha giocato faccia alla porta o allargandosi, ha fatto ottime partite e segnando un gol molto bello contro il Monza. Ha tutto fuorché la famosa schiema morbida. E' perfino più adatto l'incostante Rebic per quel ruolo.
Siamo al punto di partenza, Pioli vede diversi giocatori come ingranaggi intercambiabili del suo gioco. Non è una questione di avercela o no con lui, ma di accettare l'idea che, di solito, le parti meccaniche di un ingranaggio sono di forma e dimensione diversa. Non è detto che una possa essere messa al posto di un'altra.

Sempre parlando di Milan e Mundial, si può notare che Pioli considera Diaz un elemento che può giocare arretrato come ha fatto Griezmann nella Francia. In realtà Griezmann, fino alla finale, nella quale è apparso in calo, è riuscito a farlo bene, perché segue i movimenti dei compagni senza dover accelerare di continuo. Va al passo giusto, quello che serve, un po' come Paquetà del Brasile, che sembra lento, ma si muove con logica e intuito. Diaz appartiene, come taglia e passo, in generale per le attitudini, alla categoria dei giocatori come Julian Alvarez, che gioca centravanti. E pensando a chi non c'era in Qatar, Raspadori nel Napoli gioca appena un po' più indietro rispetto a Osimhen, da seconda punta che si dovrebbe inserire negli spazi aperti dal poderoso compagno. Due modi diversi di essere attaccanti, ma di certo due ruoli diversi da quello di mezza ala o regista offensivo che Pioli assegna a Diaz. Essere frizzanti o brillanti, come spesso dice Pioli parlando del suo pupillo, non vuol dire non avere un ruolo. Diaz potrebbe essere frizzante o brillante anche giocando avanti. Anzi dovrebbe farlo lì.
Tornando a Origi, sarà anche vero che è arrivato acciaccato, ma è vero che poi è guarito e ora è di nuovo ai box. Considerando che Maignan, non certo un vecchio, si trascina dietro l'infortunio al polpaccio da troppo tempo, viene spontaneo chiedersi come cavolo vengono allenati o curati questi giocatori.
E basta con la solita accusa di credersi tutti allenatori o preparatori rivolta a chi nota certe cose. Non occorre essere allenatori o preparatori per farsi certe domande.
Auguro a Pioli di aver ragione du De Ketalaere, sperando di non sprecare settimane in esperimenti inutili. Siamo all'inizio e i dubbi del sottoscritto potrebbero essere fugati, ma stiamo attenti a non farci venire idee meravigliose. La Supercoppa di Doha va onorata al meglio, anche perché i rivali sono i nerazzurri dell'Inter e, se la si dovesse perdere, dovrebbe avvenire solo se è stato più bravo l'avversario, non perché ci è messi in testa di portare le mutande e la canotta al di sopra dei vestiti. Così tanto per far vedere che noi milanisti indossiamo biancheria pulita.

E chiudiamo con Kolo Mouani, un classe '98 francese che ho indicato subito come un fior di elemento, ma che col passare dei giorni si è imposto all'attenzione degli altri. Spunta fuori la voce che, acquistabile gratis a scadenza di contratto, sia stato poi mollato dal Milan. Finito a Francoforte, pare che ora costi 35 milioni, a dimostrazione che occorre comprare i giocatori quando non li conosce nessuno. Sì, molti tifosi avrebbero commentato che la società era ridicola ad andare su certi sconosciuti. Peccato che, se non hai il coraggio di affrontare le ironie e le proteste di chi pensa solo a Messi e Mbappé, poi vedi certi elementi fare fortuna altrove e ti mangi le mani, ma ormai è tardi e piangi sul latte versato.
In finale, Kolo Mouani ha avuto il match ball, ma non ha segnato soltanto perché l'intervento di Emiliano Martinez è stato strepitoso. Nonostante questo episodio, nella serie dei calci di rigore ha trasformato il suo con un'indifferenza  impressionante.
Ricordo a tutti anche il nome di Haji Wright, nazionale USA, altro classe '98, che fa il vice di Tim Weah solo perché non si chiama... Weah.
Gioca in Turchia e dovrebbe costare ancora poco.