Nella vita, a volte, il consiglio di un amico dato in un momento di difficoltà può aiutare a risolvere un problema;  parlo naturalmente di difficoltà nel lavoro, di quelle situazioni che ad ognuno di noi è capitata almeno una volta quando non si sa più a che santo rivolgersi – quando un problema, di solito risolvibile, appare come una montagna insormontabile. Allora il consiglio di quell’amico lo salutiamo come una sorta di  miracolo, come un qualcosa di divino piovuto direttamente dal cielo.
Ma tutto questo accade nell’ambito del  sentimento forse più grande che esista nella scala sentimentale – inteso come numero di sentimenti  -  di ognuno di noi; tanto è vero che di norma siamo soliti dire che: chi trova un  amico trova un tesoro.

Ben diverso invece è il senso di un consiglio che ti viene dato nell’ambiente di lavoro da un tuo superiore gerarchico, soprattutto quando quel consiglio non è altro che la controfigura di un ordine;  allora in questo caso è d’obbligo rifletterci sopra e  diventa  spontaneo fare delle riflessioni.

La prima di queste riguarda  il cambio di modulo annunciato da Gattuso  per la gara contro l’Udinese,  che  ha visto  la formazione rossonera giocare  prima con Paquetà  e poi Castillejo trequartisti  dietro  a Piatek e Cutrone coppia offensiva; ma non è finita qui, perché il tecnico ha schierato anche  la difesa a tre, per un 3-4-1-2 mai attuato fino ad ora.

Si è trattato di un’autentica rivoluzione a livello tattico, soprattutto per le idee  e il concetto di squadra che ha avuto Gattuso fino a questo momento;  per cui è lecito chiedersi come mai sia avvenuto questo cambio di rotta  così repentino da parte del tecnico rossonero, dato che si  è verificato  all’indomani della  seconda sconfitta consecutiva rimediata in campionato e della infelice dichiarazione, poi ritrattata con tanto di scuse, sul suo futuro.

Guarda caso Paquetà , dopo aver giocato sempre a centrocampo per decisione di Gattuso,  all’improvviso è tornato a fare il suo ruolo naturale di trequartista;  non solo, ma finalmente  è stato  dato  spazio anche allo scalpitante Cutrone, che oltre alla sua debordante voglia di giocare ha potuto  dare una mano sostanziosa in avanti all’isolato Piatek, tornato al goal dopo aver rischiato concretamente di cadere  in letargo.

Sembra quasi  che ci sia stata una manina, o forse un “amico fidato”, che sia sbucato da dietro la siepe di Milanello ed abbia indicato la nuova strada da seguire all’amico rossonero di tante battaglie, un amico fidato probabilmente chiamato Leonardo, che viste le difficoltà di Ringhio, e soprattutto la pericolosa china intrapresa, è intervenuto con il suo consiglio prima che  l’amico si possa perdere nei recessi della sopra citata montagna  con il rischio di  mandare  in frantumi “capra e cavoli”.

Più o meno la stessa cosa è successa a pochi chilometri di distanza, in località Appiano Gentile, dove la manina, o se vogliamo l’amico fidato, in questo caso chiamato Marotta,  deve aver consigliato all’ancor furente, sempre furente, per l’eternità furente Spalletti, di convocare subito Icardi e di schierarlo titolare dal primo minuto contro il Genoa, per il bene non dell’uno ne dell’altro, ma dell’Inter.

Naturalmente Spalletti, anche se  ha dovuto prendere un robusto digestivo per mandare giù il malloppo, ha subito dopo fatto salti di gioia e ha diramato immediatamente un comunicato -  via  Twitter -  al miele sia verso Icardi che nei confronti di  Marotta, definito  “determinante”  per il lavoro svolto e con una  riverenza quasi mistica;  e di quanto  dichiarato alla viglia della gara con la Lazio, nemmeno un cenno.

 Ma come dicevo sopra, nella vita... chi trova un amico trova un tesoro.