Che cos’è un sogno? Sarà forse una fantasia o qualcosa di concreto?
Proviamo a riflettere un attimo sul significato di questa parola, poiché spesso viene utilizzata per esprimere qualcosa di estremamente vago, quasi a metà tra intenzioni e volontà totalmente differenti.
In prima battuta un sogno potrebbe essere inteso come un’ambizione, qualcosa da conquistare con la lotta, il sacrificio, la devozione verso la propria causa. Eppure allo stesso tempo questa parola potrebbe significare anche un desiderio astratto, l’attesa di un miracolo che dall’alto dei cieli possa finalmente compiersi.
E quindi alla luce di ciò, un sogno cos’è? 
Ormai lo sentiamo pronunciare ogni qual volta accendiamo la TV, in una notte di Champions League, o perché no, anche nel weekend di serie A: continua il “sogno” del Porto in Coppa dei Campioni, eliminata la Juventus! Tripletta di Dusan Vlahovic, il sogno del serbo adesso diventa realtà! E così via.
E come biasimare gli autori di tali esclamazioni, in fin dei conti servono proprio ad enfatizzare il grande momento di una formazione, (come il Porto in questione), oppure di un calciatore come l’attaccante della Fiorentina (on fire in questa fase della stagione).

Ma la vera domanda di fronte a tanto stupore, allora sorge spontanea: davvero pensiamo che questi eventi siano soltanto frutto del caso? 
Che siano miracoli sportivi irripetibili, i quali invece puntualmente si susseguono lasciandoci a bocca aperta come fosse la prima volta?
No, non sono affatto eventi casuali, anzi sono proprio lo specchio del lavoro speso dietro ad allenamenti giornalieri, sacrifici nella cura del corpo e della mente, sapienti studi delle proprie capacità, atti a cercare di conoscersi a fondo, e migliorare nelle criticità.
In fondo qui non si tratta di semplici fantasie astratte, perché nessuno scende in campo per affidarsi alle sorti della dea bendata, la quale sceglie indipendentemente dalle volontà dei contendenti, chi supportare nei casi di necessità. Proprio così il fortino portoghese ha resistito agli attacchi di una vecchia signora non brillantissima, ma comunque pungente, in grado di timbrare per ben due volte i legni difesi dall’estremo difensore Marchesin. Purtroppo però, in Italia si tende spesso e volentieri a smontare i meriti altrui per gonfiare i propri demeriti dovuti a chissà quale errore di natura tecnico-tattica o magari gestionale, specie se l’avversaria in questione è una società dal fatturato inferiore. Quando si scende in campo però, l’ammontare dei ricavi resta sigillato presso l’ufficio contabile delegato ad occuparsene, e nella testa di un calciatore non ci sono numeri a 6 zeri, bensì la voglia di conquistarsi un “sogno”.
Un uomo con un obiettivo ben saldo nella mente può diventare pericoloso, perché smette di aver paura degli ostacoli di fronte a sé e cerca di avvicinarsi a lunghi passi verso la verità celata dietro alle proprie incertezze, per capire in concretezza fino a dove può spingersi.

Ecco perché ho scelto di partire da questa riflessione per avvalorare la mia tesi, secondo la quale quest’oggi, ai sorteggi di Champions League, sia del tutto privo di senso sostenere che tra le 8 migliori d’Europa ci siano cenerentole o super favorite. Senza ombra di dubbio Bayern Monaco e Manchester City spaventano, e non poco, coloro che ne pronunciano i nomi, lunghi come le loro rose ricche di campioni, eppure la storia insegna che anche un gigante di tale portata può crollare di fronte ad un nemico dalla forza apparentemente inferiore, come nella biblica vicenda di Davide contro Golia.
In tale direzione si sposa perfettamente un evento accaduto proprio ieri sera durante uno dei match validi per il ritorno degli ottavi di finale di Europa League, tra Dinamo Zagabria e Tottenham.
La formazione guidata da José Mourinho, forte del 2 a 0 conquistato tra le mura amiche, si presenta allo Stadion Maksimir della capitale croata con un vantaggio che sembra impossibile da ribaltare, anche e soprattutto alla luce della differenza di forza tra le due società. Il Tottenham presenta una rosa dal valore economico di 680,80 milioni di euro, mentre dall’altra parte la Dinamo rappresenta un totale di 103,35 milioni: un abisso per così dire, dato che numeri alla mano, non dovrebbe esserci partita tra queste due squadre, considerando inoltre un vantaggio di 2 reti per gli inglesi, a cui basta segnarne una per “stare tranquilli”.
Eppure gli spurs scendono in campo come peggio è difficile da immaginare, concludono poco o nulla nel primo tempo e si lasciano aggredire nella seconda frazione, senza mai reagire. Il risultato è tremendo per i londinesi, che prima si lasciano raggiungere dalla doppietta dell’ispiratissimo Mislav Orsic, prolungando la sfida ai supplementari, per poi farsi definitivamente trafiggere dallo stesso esterno croato autore di una strepitosa tripletta.

A fine partita, lo stesso "Special One", spesso criticato per i suoi metodi poco ortodossi di fronte alle telecamere, decide di sua volontà di recarsi presso lo spogliatoio dei padroni di casa per congratularsi con loro della gara appena disputata.
Massacrato dai media, Mourinho appare ormai come un inguaribile romantico lasciato indietro da un calcio che sembra non desiderarlo più alla guida di una big in Europa; incapace di entrare nella testa dei propri calciatori, il tecnico portoghese ha smarrito i suoi sogni chissà dove, e forse giunti all’ennesima debacle, non avrà più molte occasioni per ritrovarsi ad alti livelli.
E così, proprio lui, l’uomo che un tempo appariva orgoglioso e carismatico, a tratti anche arrogante nella sua strenua convinzione di essere il migliore al mondo, oggi si inginocchia umilmente di fronte all’avversario, chinando la testa, sconfitto e diseredato, come gli antichi sovrani a cui veniva sottratto il proprio scettro.
Però, ciò non è frutto di eventi casuali, bensì si tratta del risultato di un processo che lo ha visto svuotarsi di ambizioni, con quel tanto acclamato rumore dei nemici, non più percepito come stimolo per migliorarsi, ma da ascoltare con un’aria di appagata indifferenza.

Quest’oggi ci sarà il nome della Dinamo Zagabria tra le migliori 8 della seconda competizione europea, e ciò non sarà dettato dai demeriti di qualcuno che non si è presentato in campo con lo spirito giusto, ma sarà il risultato di un sogno che cresce e si sviluppa, fino alla realtà.
Ecco perché adesso sarà dura contro chiunque, perché la consapevolezza che non tutti i sogni sono desideri irrealizzabili subentra come un vento di coscienza, il quale travolge anche coloro, che sono erroneamente considerati, il frutto di eventi casuali.