Non vi assale uno sghignazzo incontenibile quando guardate come il Milan comunica ai suoi utenti sui social media? O se non vi catapultate sul divano, non vi viene voglia di imbottirvi di Clorazepam per sfoltire la depressione all’ennesimo pippone del talebano di turno che ha passato la vita a baciare cravatte gialle in ginocchio?

Siccome la comunicazione nel 2020 è fondamentale, e dalla correttezza e precisione delle notizie fornite, oltre che dalla loro decenza, si riflette lo stato di salute di un’azienda, sono convinto che la vera rivoluzione Milan, quella che non è mai cominciata per intenderci, debba partire da noi, che sosteniamo il club, economicamente, moralmente, appassionatamente. La maturità di una società parte da quella dei propri utenti, che sono infinitamente più avanti, ma devono fare ancora un piccolo sforzo: non farsi abbindolare.

Insegniamo a coloro che pensano di buggerarci con fake, rievocazioni patetiche o, peggio, reazioni isteriche da muezzin-guardiano della cravatta sacra placcata oro, da dove deve partire una vera ricostruzione. Non ci si può certo chiedere di non andare allo stadio o di non guardare il Milan in Tv, ma si può pretendere che da questa non-comunicazione si inizino a prendere distanze significative. In fondo, nella vita, ho imparato che l’indifferenza verso chi ti disprezza è un’arma assai più letale della reazione scomposta.

Oggi ci volete propinare sul social più famoso il quesito su quale sia stata la data esatta dell’addio al calcio di Anquilletti? Beh, ce ne freghiamo. 

Dai baciapile seriali, quando la reggenza era berlusconiana, col muezzin in prima fila, siamo passati al silenzio totale di Singer e Yonghong Li’: il secondo perché non parlava inglese, il primo perché un fondo ha altro da fare che parlare di calcio! Ve la siete bevuta? Io no! Mi sto ancora ribaltando sulla sedia dalle risate con le lacrime agli occhi.

Ricordo con somma tristezza che Fassone, poco prima di essere cacciato a pedate, intervistato da noto muezzin circa le voci cattivone ed ingrate su presunte difficoltà economiche che avrebbero fatto rischiare al Milan l’iscrizione al campionato 2018, sghignazzava con l’ayatollah per la castroneria messa in giro dai comunisti: ebbene pochi mesi dopo scopriamo da Gazidis che senza l’immissione di 220 milioni da parte di Elliot, il Milan non avrebbe potuto iscriversi al campionato! Forse ora è più chiaro in che modo è gestita la comunicazione Milan.
Prima talebanesimo totale senza diritto di replica, oggi mutismo tipo scimmietta. In mezzo i giornalisti seri che devono letteralmente affidarsi al minimo spiffero (sempre che ne filtri uno), per aggiustare l’articolo di giornata sui rossoneri. 

Cosi’ non va, inutile che sia io a ricordarlo. Ma si può cambiare mettendo in campo quella maturità e consapevolezza che non ci fa difetto: una società rinasce dal basso.

Si avvicina Genoa-Milan: siamo ai primi di ottobre ed è già un verdetto visto che siamo a quattro sconfitte in sei gare; non succedeva da ottant’anni.
Anzi no, nessun verdetto, fidatevi! In caso di sconfitta, Giampaolo avrà nella prossima gara l’ultima spiaggia, l’ultimo scoglio in quella successiva, e un vero e proprio ultimatum in quella dopo.

Suso e Calhanoglu continueranno ad essere considerati imprescindibili per qualsiasi velleità di resurrezione.
Perche’ competenza e maturità non sono in vendita, nemmeno al prezzo di un top player.