Avendo a disposizione quello che passa il convento, cioè la sciagurata eredità del Berlusconi decadente e delle castronerie da 230 milioni di Fassone e Mirabelli, oltre che ai profili low cost e tanta speranza di Elliott, la squadra che sta per iniziare il ritiro ha assoluta necessità di seguire regole precise.

Il gap con le tre di testa è imbarazzante ma, volendo essere onesti a leggere le formazioni di Lazio, Roma, Atalanta, sulla carta abbiamo pochissime chance.
Il mantra quindi dev’essere necessariamente quello di ridurre le distanze declinate dalle formazioni con una preparazione atletica in netta discontinuità con gli orrori degli ultimi dieci anni: Giampaolo ha il dovere di essere un maestro di tenuta fisica e resistenza prima che di calcio. Altro punto sul quale dobbiamo lavorare per avere un minimo di speranza di puntare ad un quarto posto che ad oggi sembra un miraggio nel deserto di Sonora è quello di costruire una squadra da corsa.
Per due ragioni: la corsa e la preponderanza atletica insegnano che squadre più modeste tecnicamente possono dare (tanto) filo da torcere ai mammasantissima delle plusvalenze forbite e degli scudetti senza contraddittorio.
Seconda ragione vedere un Milan che corre con ogni probabilità vorrebbe dire vedere una squadra che diverte e che non ispira il turpiloquio senza sosta delle ultime inguardabili stagioni.

Quindi andrebbero avvisati i vari Rodriguez, Kessié, Calhanoglu, Biglia che hanno dato soprattutto l’impressione di aver scambiato Milanello per una Spa con sauna e bagno turco: o si fa il calciatore o quella è la porta! O si corre per andare verso la porta avversaria invece che in direzione Donnarumma o Viale Murillo, o ci si accomoda all’Ipswich Town.

Il Milan degli immortali esiste solo nelle foto di sede, quello dell’ultimo titolo italiano è inavvicinabile rispetto alla squadra attuale.
Lo staff tecnico imposti 20 atleti tignosi e veloci che puntino la porta avversaria con tre passaggi: di tecnica calcistica si occupi dopo.