Gli dei del pallone devono essere un po' a corto di talenti lassù in cielo... altrimenti non si spiega il motivo per il quale, in poche settimane, abbiano chiamato nelle loro schiere celesti prima Sinisa Mihajlovich, poi Pelè e oggi Gianluca Vialli. Evidentemente, avevano bisogno di uomini in grado di toccare il pallone in modo paradisiaco...
​La scomparsa avvenuta oggi di Gianluca Vialli è di quelle che lasciano a dir poco disorientati, attoniti, perchè Gianluca è stato un campione trasversale, che ha suscitato l'ammirazione di compagni e avversari in campo e la simpatia di tutti fuori dal rettangolo di gioco.
Un uomo, prima ancora che un giocatore, dal carattere aperto e gioviale, pronto alla battuta e al sorriso, ma anche un campione coriaceo e mai domo in ogni partita.
​Stamattina un mio amico mi ha fatto ricordare un episodio emblematico: Juve - Fiorentina stagione 1994/95, a pochi minuti dalla fine i viola stanno vincendo 2-1 a Torino, la partita finirà 3-2 per la Juve, con lo storico gol di Del Piero, segnato al volo su palla che arriva da dietro. Vialli segna la rete del pareggio, 2-2, e invece di andare sotto la curva a festeggiare tirandosi via la maglia o altre sciocchezze simili, raccoglie la palla dal fondo della porta in cui ha appena segnato e di corsa la riporta a centrocampo, c'è ancora il tempo per vincere la partita...e va a finire che aveva ragione lui, il capitano di quella Juve…
​Fin da piccolo, Vialli ha dovuto tirar fuori parecchio carattere per farsi strada in un mondo, quello del pallone, che era il suo più grande sogno. Da piccolo, entra nel settore giovanile del Pizzighettone, ma a causa di problemi burocratici, gioca solo 5 partite. A 16 anni, lascia gli studi per sfondare come giocatore, la Cremonese lo inserisce nelle sue giovanili versando 500.000 lire alla sua ex squadra e dopo tre anni, stagione 1980/81, ecco l'esordio in C1. Solo due presenze in quell'anno, che decreta la promozione della Cremonese in serie B. Il suo ruolo è quello di ala tornante, sulla fascia, e inizia a togliersi le prime soddisfazioni: 5 reti nel 1981/82, 8 reti nel 1982/83, stagione in cui arriva sulla panchina Emiliano Mondonico, un vero e proprio idolo del giovane Gianluca. I grandi club iniziano a notare le gesta di quel giovane riccioluto, in un’epoca in cui fare scouting era ancora una cosa seria e significava sguinzagliare decine di osservatori, ogni domenica, in ogni angolo del paese.
​La Juve si fa viva per prima e chiede al presidente dei lombardi quanto denaro occorre: la cifra richiesta, tra i due e i tre miliardi di lire, spaventa Boniperti, che rinuncia.
Paolo Mantovani, presidente della Sampdoria, non si fa intimorire affatto e prenota il giovane Vialli, lasciandolo in prestito alla Cremonese ancora per un po'.
Stagione 1983/84, le reti segnate da Gianluca salgono a 10, contributo fondamentale alla promozione della Cremonese in serie A. Boniperti ci ripensa, vuole assolutamente portare Vialli alla Juve, ma Luzzara, presidente grigiorosso, ha già dato la sua parola a Mantovani: quando Gianluca lascerà Cremona, sarà solo in direzione Genova.

E il passaggio puntualmente avviene, nell'estate 1984. Vialli ha 20 anni, ha fisico, velocità, tecnica , un gran dribblig e una voglia matta di affermarsi. Alla Sampdoria, in panchina, c'è Eugenio Bersellini, il Sergente di Ferro, che gli spiega subito come stanno le cose: Gianluca parte come riserva di uno tra Trevor Francis e Roberto Mancini. In realtà, l'inglese è spesso infortunato, quindi non mancano per il giovane attaccante le occasioni per partire titolare.
Come alla prima giornata, quando il destino, in vena di scherzi, lo contrappone proprio alla Cremonese: Vialli gioca sempre sulla fascia, ma Bersellini intravede in lui le qualità della prima punta e piano piano gli cambia ruolo.
​Il primo anno in serie A, finisce con tre reti segnate, ma Gianluca diventa una delle figure chiave della squadra, un gruppo che si stringe intorno a lui e a Mancini: nella stagione 1984/85 i doriani finiscono il campionato al quarto posto e vincono la Coppa Italia nella finale contro il Milan di Niels Liedholm. I titoli dei giornali sono tutti per la nuova coppia di gioielli del calcio italiano, Vialli-Mancini!
La stagione 1985/86 è meno brillante della precedente, i blucerchiati finiscono all'undicesimo posto, ma la crescita di Gianluca è evidente e su di lui posa gli occhi il nuovo proprietario del Milan, Silvio Berlusconi: 15 miliardi di lire per portare Vialli a Milano, ma è il giocatore ad opporsi. Non si sente  ancora pronto per un grande club, non vuole essere uno dei tanti in una squadra importante, ma vuole essere importante per la sua squadra...E la scelta di restare si rivelerà giusta.

Nell'estate 1986, sulla panchina doriana arriva il vulcanico Vujadin Boskov e grazie a lui, Gianluca completa la sua maturazione: 12 gol segnati nella stagione 1986/87, 10 reti l'anno dopo, quando la Sampdoria finisce di nuovo al quarto posto in campionato e conquista la seconda Coppa Italia nella doppia finale col Torino (gol di Vialli all'andata).
Negli anni, si rafforza l'amicizia tra Gianluca Vialli e Roberto Mancini, così diversi caratterialmente e così affini in campo in quanto a classe e potenza, da divenire una certezza: se non segna uno, ci pensa l'altro o meglio ancora, uno pensa all'altro, confezionando palle-gol che sono solo da spingere in porta. A Boskov il compito di gestirli, usando metodi a volte da padre, a volte da padrone, ma sempre finalizzati al bene della squadra. E la squadra cresce, beneficiando della presenza di tanto talento. 
La stagione 1988/89 si apre con la sconfitta in Supercoppa italiana contro il Milan di Sacchi, ma c'è la Coppa delle Coppe da giocare. Vialli è determinante in più di un occasione: segna il gol del passaggio del turno contro il Norrkoping, nei quarti segna la rete decisiva in trasferta sul campo della Dinamo Bucarest e in semifinale all'andata, a casa del Malines, segna l'unico gol doriano nel 2-1 finale, che ridà speranze per la partita di Genova. Il Malines al ritorno ne prende tre e si spalancano le porte della Finale.
​Il 10 maggio 1989 a Berna si gioca la sfida contro il Barcellona di Johan Cruijff: Gianluca ha una caviglia fuori uso e dice a Boskov che forse è meglio mandare in campo un altro attaccante. Risposta di Boskov: Se Barcellona vede in campo Gianluca Vialli, Barcellona ha paura
! Nonostante l'ottimismo, la partita prende un'altra piega, Gianluca e la Samp giocano un brutto match e il Barcellona vince 2-0, la Coppa delle Coppe vola in Catalogna...Quella sera, i giocatori fanno una promessa solenne al presidente Mantovani: nessuno lascerà Genova finchè non arriverà una vittoria importante!
I doriani smaltiscono un po' di delusione, andando a vincere pochi giorni dopo la seconda Coppa Italia consecutiva, la terza in quattro anni, contro il Napoli di Maradona. I partenopei hanno appena conquistato la Coppa Uefa contro lo Stoccarda e sono belli carichi. La finale di andata a Napoli finisce 1-0 per gli azzurri. Il ritorno si gioca allo Zini di Cremona (lo stadio Ferraris di Genova è in restauro per ospitare i Mondiali di Italia'90) e la Samp ne fa quattro: ad aprire le marcature, ancora Vialli, capocannoniere di Coppa Italia quell'anno con 13 reti. 

Stagione 1989/90: i doriani ci riprovano in Coppa delle Coppe, il mercato estivo ha portato gli arrivi di Katanec e Attilio Lombardo, che diventeranno presto insostituibili. Persa la Supercoppa italiana contro l' Inter di Trapattoni, ci si tuffa nel torneo continentale. Al primo turno, Vialli e Mancini, e chi sennò, regolano in trasferta i norvegesi del Brann Bergen, mentre si rivela più complicata la doppia sfida col Borussia Dortmund. Doppietta di Vialli al ritorno in casa e passaggio assicurato. La semifinale contro i francesi del Monaco riserva grosse emozioni. All'andata nel principato, la Samp si ritrova sotto 2-0 con i gol di George Weah e di Ramon Diaz, ma Vialli risponde con una doppietta! Al ritorno, il 2-0 casalingo porta i blucerchiati in finale contro l'Anderlecht. I belgi hanno eliminato il Barcellona detentore del titolo, guai a sottovalutarli.. Lo stadio Ullevi di Goteborg ospita l'atto finale: dopo 90 minuti in cui i doriani hanno avuto diverse occasioni con Vialli e Mancini, si è ancora sullo 0-0, si va ai supplementari. Entrano Salsano e Lombardo e il loro ingresso è decisivo. Minuto 105, Lombardo galoppa sulla destra e mette in mezzo, Mancini non la stoppa e la palla arriva a Salsano: tiro secco che finisce sul palo, sulla ribattuta si avventa Vialli, che insacca! Sulle ali del'entusiasmo, tre minuti dopo arriva il raddoppio: Mancini da destra crossa al centro, Vialli di testa anticipa il portiere e fa 2-0! La Samp vince il suo primo trofeo continentale e Gianluca è capocannoniere del torneo con 7 reti!
Da diversi anni, Vialli è stabilmente nel giro della Nazionale. Fin dal 1983, il tecnico Azeglio Vicini lo chiama nell'Under 21. Nel 1984 e 1986, gli azzurrini mancano la vittoria agli Europei, sconfitti dall'Inghilterra in semifinale e dalla Spagna in finale, ma quel gruppo di ragazzi costituisce la base della Nazionale maggiore che Vicini porterà agli Europei di Germania '88 e ai Mondiali casalinghi del 1990. In Germania, l'Italia viene sconfitta in semifinale dall'Urss del Colonnello Lobanovskyi, mentre due anni dopo Vialli, ormai giocatore di caratura internazionale sul quale poggiano grandi aspettative, arriva acciaccato e giù di tono. Ha già un problema muscolare ad un polpaccio e si procura un altro fastidio alla coscia, il tutto mentre si stanno mettendo in evidenza Baggio e Schillaci. Rientra per giocare la semifinale contro l'Argentina, ma il cammino della Nazionale si ferma ai rigori. L'ultima presenza di Vialli con gli azzurri è datata 19 dicembre 1992, quando Arrigo Sacchi ha già preso il posto di Vicini: dopo 59 presenze e 16 gol, vista la diversità di vedute col nuovo tecnico, Gianluca dà l'addio alla Nazionale. 

La stagione 1990/91 per Vialli e la Sampdoria è l'anno della consacrazione. Giusto il tempo di perdere la Supercoppa europea contro il Milan di Sacchi ed inizia la galoppata che porterà i blucerchiati a vincere lo scudetto: Vialli e Mancini segnano insieme 31 reti, 19 quelle di Gianluca, tra cui quelle decisive negli scontri diretti con l'Inter del Trap! Il capocannoniere Vialli mette nel mirino la preda più grossa: la Champions League! E quella fantastica squadra arriva a giocarsi la finale il 20 maggio 1992 a Wembley, ancora contro il Barcellona di Cruijff. Gianluca spreca due buone occasioni e si va ai supplementari. Un bolide di Koeman su punizione spegne ogni velleità dei doriani: anche questa Coppa prende la strada per la Catalogna...E' la fine di un ciclo: Mantovani accontenta Boniperti e cede Vialli alla Juve per 30 miliardi nell'estate del 1992, Gianluca si separa dalla Doria e dal gemello Mancini dopo 321 presenze e 141 gol in totale. 

Nei primi due anni in bianconero, Vialli trova Trapattoni in panchina, l'ambientamento procede lentamente e diversi infortuni mettono in dubbio che il giocatore possa rendere in campo come nelle annate precedenti. Gianluca segna 10 gol in 42 presenze e dà il suo apporto più consistente in Coppa Uefa: segna 5 reti e contribuisce alla vittoria del trofeo, che arriva dopo la doppia finale contro il Borussia Dortmund (vittorie per 3-1 in trasferta e per 3-0 in casa). 

L'arrivo di Marcello Lippi in panchina nel 1994 riporta nuova vitalità alla squadra e a Gianluca: il giocatore si lascia alle spalle i problemi fisici, cambia look rasandosi a zero, accresce la massa muscolare e ricomincia a segnare con regolarità. Nella stagione 1994/95, segna 22 reti, di cui 3 in Coppa Italia e 2 in Coppa Uefa. Lippi gli assegna la fascia di capitano e Vialli prende la cosa molto sul serio. Diventa leader del gruppo e del tridente con Ravanelli e un giovanissimo Del Piero. A fine stagione, arriva la doppietta: vittoria in campionato (dominato) e Coppa Italia! Il capolavoro avviene l'anno successivo, con la vittoria della Champions League nella finale di Roma contro l'Ajax (5-3 ai rigori) !

Nell'estate del 1996, alla Juve c'è aria di ringiovanimento. Gianluca è a fine contratto e non gli viene proposto il rinnovo. Dopo 145 presenze e 53 gol segnati, decide di salutare per provare una nuova avventura. Lo attende il Chelsea in Premier league, squadra in cui ritrova Roberto Di Matteo e Gianfranco Zola. Il terzetto italiano è alla base dei successi dei Blues: Vialli si ferma a Londra per tre stagioni, in cui vince subito la FA Cup nel 1997 (primo titolo per i londinesi dopo oltre 25 anni), la Coppa delle Coppe nella finale con lo Stoccarda allenato da Joaquim Low (gol di Zola) e la League Cup contro il Middlesbrough nel 1998. In quello stesso anno, il Chelsea si aggiudica a sorpresa la Supercoppa europea superando il Real Madrid: Vialli è allenatore/giocatore dei Blues da circa sei mesi e guarda la partita dalla panchina. E' l'anticipazione di quello che succederà 12 mesi dopo: Gianluca si ritira all'età di 34 anni, per dedicarsi a tempo pieno alla carriera di allenatore. 

La stagione 1999/2000 si conclude con la vittoria della FA Cup, dopo aver superato per 1-0 in finale l'Aston Villa con gol di Di Matteo. Il quinto posto in campionato garantisce la partecipazione alla Coppa Uefa l'anno seguente, ma la proprietà pretende obiettivi più ambiziosi. Il ricco mercato estivo fa pensare che si possa lottare per la vittoria in Premier League, ma purtroppo l'annata 2000/2001 termina con l'undicesimo posto e per Vialli arriva l'esonero. Dal Watford di Elton John arriva l'offerta di guidare la squadra, che milita in First Division, alla conquista della promozione in Premier, ma l'avventura termina con un brutto quattordicesimo posto. 

Negli anni successivi, Gianluca si dedica con successo alla carriera di commentatore televisivo: non gli mancano le competenze tecniche e il suo sorriso mette sempre a loro agio gli interlocutori. Trova anche il tempo per sposarsi e mettere al mondo due splendide bambine.

Poi, nel 2017,  la scoperta della malattia, "l'ospite indesiderato" coma la chiama lui, affrontata col medesimo spirito battagliero visto in campo, ma anche con la serenità di chi sa di aver ricevuto tanto dalla vita, compresi gli affetti che gli stanno accanto. 

Nel 2019 entra nello staff della Nazionale come Team Manager, ambiente in cui ritrova il gemello Roberto, l'amico di sempre con cui condivide abbracci e sorrisi durante il vittorioso Europeo inglese del 2021. 

Da oggi, una persona splendida in meno sulla Terra, un'anima buona e tenace in più tra gli dei del calcio...