E’ da poco passata la mezzanotte e l’ora della nanna si avvicina. La bimba dorme già da qualche ora, mia moglie la segue stanca dopo una lunga giornata. Prima di aggregarmi alla comitiva di Morfeo, comincio a ripassarmi gli impegni di domani. Visite in azienda, telefonate da effettuare, pratiche da smaltire. Tutto in ordine, posso rilassarmi un attimo prima di coricarmi. Il cellulare si accende d’improvviso. Cerco di non farci caso, potrebbe essere qualcosa di lavoro e preferisco sorvolare. Domattina ci sarà tutto il tempo, mi dico. Il cellulare si illumina ancora. Pochi secondi, ed ecco la sua luce rischiarare la stanza in penombra. Un’altra volta. Un’altra ancora. Comincio a insospettirmi. Qualcosa sta succedendo nel mondo, dice una voce nella mia testa. Escludendo un attacco nucleare o qualcos’altro di poco simpatico, decido di dare infine uno sguardo a quello schermo apparentemente impazzito. La lista di notifiche sfiora la decina, tante sono le applicazioni di notizie sportive con cui ho riempito la memoria del telefono. Tutte riportano la medesima notizia. Maignan atterrato a Milano, Donnarumma ai saluti. 

Abbasso il cellulare e - non lo nego - un velo di tristezza tocca il mio cuore rossonero. Il pensiero che Donnarumma sia oramai vicino all’addio non è cosa da poco, soprattutto dopo averlo visto crescere tra i pali del Milan e diventare uno dei migliori portieri del mondo. Oltre al danno, vi è anche un sottostrato di beffa. Se ne va a zero, lasciando a bocca asciutta le casse della stessa società che lo ha lanciato. Una sberla morale che fa male, molto male. Tuttavia, sarà la freddezza della sera, sarà il consulente aziendale che è in me, la tristezza non riesce ad attecchire più del dovuto. Dopo tutto ce lo aspettavamo, no? L’addio di Donnarumma non era più una questione di SE, ma piuttosto di QUANDO. Forse, dopo il quasi insperato approdo in Champions avevamo abbracciato l’idea che la questione si sarebbe traslata in là di qualche anno, ma alla fine non c’è nulla di eclatante in tutta questa fretta. E,  come si dice spesso, forse non tutti i mali vengono per nuocere. Da buon amante di numeri e statistiche - anche applicate al trading sportivo di tanto in tanto - avevo già sentito parlare di tal Mike Maignan, ovvero colui che dovrebbe sostituire a breve il nostro caro Gigio. L’orologio segna già la mezzanotte e mezza, ma voglio comunque tornare a spulciare qualche informazione su questo portiere d’oltralpe. Leggo qualche dato. Tiro giù alcune informazioni. Mi faccio i miei conti. E’ quasi l’una e la tristezza è completamente spazzata via. Forse già un po’ annebbiata dai fumi del sonno, la mia mente comincia addirittura a elucubrare alcune motivazioni per cui l’insofferenza del Milan, dimostrata nel lasciar andare via un simile talento, non sia solo sensata, ma addirittura giusta. 

Procuratori: fine della schiavitù
Ci eravamo abituati a un Milan schiavo della paura
. Ogni richiesta di rinnovo da parte dei giocatori, o chi per essi, era vissuta con angoscia. Quanto vuole? Non possiamo fare di meno? Abbiamo ancora qualche spicciolo nelle casse? E nel lungo andare, grazie a questa logica fuori controllo, il bilancio si dissanguava sempre di più, senza contare gli effetti deleteri sull’immagine di questo blasone storico. Con l’arrivo di Elliot in cabina di regia l’aria è completamente cambiata. Sono cambiati gli uomini, più competenti, più professionalmente freddi e con una chiara idea in testa: il Milan viene prima di tutto. Chiaro, perdere giocatori di talento, soprattutto senza incassare un centesimo, fa male e può essere visto come un’azione controproducente. Visto a mente sufficientemente gelida, appare invece come la presa di posizione di una società seria. Le decisioni si prendono non a caldo, valutate sul singolo dettaglio, ma seguendo un progetto preciso che vede orbitare attorno a sé un numero indefinito di aspetti. Rapporti interni allo spogliatoio, monte ingaggi, disponibilità economica, valore reale del giocatore. Se tutte queste variabili non giungono a coincidere in un risultato preciso ed atteso, allora non ha senso proseguire la trattativa. E così è stato di fronte a una richiesta d’ingaggio a di poco esosa, senza contare la folle pretesa di indennizzo a Raiola, noto per essere uno che si armava di frustino prima di arrivare in via Aldo Rossi. Gazidis, Maldini, Massara e collaboratori vari si sono dimostrati non solo fermi, ma intelligenti e con una chiara visione futura ben organizzata. Se il buongiorno non si vede dal mattino, poco ci manca. 

Fuori Donnarumma, dentro Maignan
Gianluigi Donnarumma è un portiere d’indubbio talento. E’ tra i più forti portieri oggi in circolazione; forse addirittura prospetticamente IL più forte tra i suoi colleghi. E’ giovane e avrà una lunga carriera davanti. Detto ciò, il portiere scelto dal Milan per sostituirlo non è di certo uno di primo pelo. Tale Mike Maignan è stato infatti protagonista nell’ultima stagione del Lille, laureatosi settimana scorsa campione di Francia per la quarta volta nella sua storia. Il curriculum che si porta dietro è quello dell’atleta tutto d’un pezzo, se si prendono in considerazione le seguenti statistiche riferite all’ultima stagione appena terminata:

  • 26 anni da compiere; per un portiere significa ancora 10 anni di carriera assicurati

  • 21 clean sheets - record in Francia - su 38 partite

  • quasi 80% di parate sui tiri subiti in campionato, secondo solo a Navas del PSG ma giusto per qualche millesimo

Insomma, non proprio uno scappato di casa. Non sarà Donnarumma magari, ma se i dati non mentono difficilmente sfigurerà. Ma il valore reale della mossa del Milan non sta solamente nella sua scelta, ma nelle tempistiche. Già da un mesetto si paventava che la società rossonera avesse bloccato il talento francese, non potendosi fidare dell’accoppiata Donnarumma-Raiola. Giunti al termine del campionato, freschi di qualificazione Champions, il Milan ha fatto solo una domanda al suo attuale portiere. Non ricevendo la risposta che ci si aspettava, si è detto basta. Mike Maignan è il nuovo portiere del Milan, Donnarumma può svuotare il suo armadietto con tutta calma. Così facendo, la situazione si è ribaltata. Invece che essere vittima sacrificale all’altare del “pupazzaro” Raiola, il Milan ha rigettato la patata bollente dall’altra parte del campo. Un gioco di prestigio non facile da prevedere e di cui sono rimasto deliziato. 

Bilancio in costante miglioramento
Viene infine quella che per me - essendo consulente aziendale nella vita - la vera ciliegina sulla torta. Una mossa economico-finanziaria di assoluta finezza. L’acquisto di Mike Maignana, dati alla mano, è costato 15 milioni - 13 più due di bonus - che finiranno nella casse del Lille. Il suo ingaggio prevede 3 milioni lordi - potendo usufruire del decreto crescita - di cui mezzo milione saranno erogati come bonus. La richiesta di Donnarumma - o Raiola? - prevedeva invece 10 milioni netti a stagione come minimo che, non potendo usufruire di particolari agevolazioni, al lordo sarebbero stati 20. Tenendo conto che il costo economico dei cartellini si spalmano sull’intera durata di contratto, possiamo fare un rapido confronto tra le due situazioni: 

  • Costo Annuale ipotetico Donnarumma → 20 milioni ingaggio lordo

  • Costo Annuale Maignan → 3 milioni ingaggio + 3 milioni cartellino (15 milioni / 5 anni di contratto) = 6 milioni

  • 20 milioni / 6 milioni = 3,33 annualità

Se mi avete seguito nel ragionamento, i soldi risparmiati dal pagare Donnarumma una sola annualità alle sue condizioni richieste permettono di assorbire il costo di ben 3 annualità complessive di Maignan. E la lira s’impenna! come avrebbe detto CarlCarlo Pravettoni - alias Paolo Hendel - del Mai Dire Gol dei miei tempi. Tradotto: nonostante si sia speso per un nuovo acquisto, il bilancio migliora. Un paradosso straordinario, degno di una società altrettanto straordinaria. 

Sono quasi le due del mattino oramai. L’alba si avvicina e almeno qualche ora di sonno la devo fare. Gli effetti della stanchezza si fanno sentire subito e gli occhi mi si chiudono. Le voci, le luci, le sensazioni cominciano a confondersi nella dimensione pre-onirica del dormiveglia. Prima di sprofondare nel mondo dei sogni però odo qualcosa. Sento tante risatine, tante battutacce da bar, tanti sfottò - legittimi per carità, la goliardia è sempre ben accetta - che prendono a scemare, lasciando il campo a un crescente stridor di denti. In fondo a una vallata nera vedo un grande portale scolpito in una pietra solida e ancestrale. Simboli orridi vi sono incisi sopra. Il portale si apre. Dalla fessura che lentamente si allarga esce un’aria bollente. La porta dell’Inferno sta tornando ad aprirsi dopo essere stata sigilllata per lungo tempo. In fondo, tra la luce delle fiamme, si nota una sagoma che si avvicina imperiosa e ridente. Il Diavolo, liberatosi delle catene, è tornato. E se per alcuni ciò corrisponderebbe al peggiore degli incubi, calcisticamente parlando per il sottoscritto è un sogno stupendo. 

Un abbraccio. 
Igor