Barcellona contro Liverpool è stata una delle partite più belle di questi ultimi anni. Estasi, calcio allo stato puro. Su tutti i fronti, dal tatticismo, alla velocità, alla grinta, alla tecnica, alle giocate, dalla difesa, all'attacco.
Come l'Ajax ha già evidenziato a chi da otto anni domina senza storia, o quasi, la SerieA, dobbiamo ritornare a scuola di calcio. 

Da maestri, ad allievi.

Un sano bagno di umiltà, di volontà, testa bassa e ricominciare per ripartire. Altrimenti continueremo a frustrarci, a perderci in piagnistei ora carsici,ora no, a ciclo continuo. 

Dobbiamo ritornare a scuola di calcio. Capire che il mondo è cambiato, che il nostro calcio non è più per questa epoca, un calcio che oggi a dirla tutta non ha alcun tipo di identità. Un gioco che non sa più osare, anzi, un calcio che è espressione di profonda timidezza e timore reverenziale rispetto a chi il calcio moderno lo sa giocare.

Il calcio moderno è fisico, è veloce, quello che non è proprio della SerieA.

Il nostro è un calcio che vive di lentezza, una tartaruga rispetto alla lepre inglese, o spagnola, ma anche olandese, tedesca, che corre, e come corre.

Non abbiamo altre idee. Eravamo il Paese dei geni, il Paese di Boccaccio, di Leonardo, di Michelangelo, il Paese che ha saputo fare ciò che altri potevano solo sognare. Dobbiamo recuperare quella genialità che si è persa, ma prima di tutto, imparare a giocare a calcio, come giocano i grandi d'Europa.