Se dal Subbuteo avevo ottenuto gioie giovanili, il calcio da tavolo mi gratificava a livello umano e dovevo ringraziare  i miei compagni di squadra e di club, non solo per avermi dato la possibilità di esserci, ma specialmente per avermi fatto sentire sempre importante, certamente molto di più di ciò che dimostravo sul rettangolo di gioco.                               

Avevo un desiderio che volevo soddisfare: vedere il Serenissima Mestre arrivare in serie A, raggiungendo quel tacito obiettivo fissato fin dal primo giorno che avevamo ripreso a giocare e non volevo mollare. Era già tempo di prepararsi per i Campionati Italiani. La presunta fine del mondo del 21.12.2012, era servita solo per vendere qualche libro sui Maja, mentre non aveva minimamente scalfito le nostre aspirazioni e il nostro gruppo sempre più forte e coeso era pronto a cogliere l'opportunità sfiorata già l'anno precedente. A disposizione di Davide erano in sei che confermavano presenza, impegno e voglia di cogliere questa vittoria. Renzo, Eddy, Mastro, Simone, Roberto e Enio, per un totale di sette, che per chi come me, è scaramantico, già era un segnale positivo. Fra le molte formazioni presenti, sicuramente ce ne saranno state di più forti, ma pochissime potevano contare su una partecipazione  così numerosa. 

Come già scritto, quando si gioca un torneo a squadre, quattro giocatori disputano la propria partita e il turno successivo devono arbitrare un incontro fra due squadre non della stessa categoria. Poter contare sull'aiuto dei compagni di squadra non è cosa secondaria e alla lunga diventa un valore aggiunto. La nostra formazione era forte, ancora una volta fra le favorite, ma già in serie C, il livello era ed è, in costante crescita. Risultati scontati non ce ne sono e basta pochissimo per trasformare una vittoria in un risultati negativo e viceversa. Questa volta non ero presente. Renzo "O Rei" ed Eddy "Cruijff" confermavano il proprio rendimento, Simone "Gattuso" ripeteva le ottime prestazioni già esibite l'anno precedente ed un Mastro, "Cassano", finalmente all'altezza del suo nome, permettevano di concludere la giornata di sabato, al primo posto. Confidando nella rinomata tristezza di Chianciano non c'era rischio che alla sera potessero distrarsi. Forti di quella voglia di vincere che contraddistingue questo gruppo, che se si potesse brevettare ci renderebbe tutti ricchi, la domenica sera ci portò la notizia che aspettavamo: il Serenissima Mestre, vincendo lo spareggio, era stato promosso. 

Missione compiuta, al secondo tentativo anche la serie C era alle spalle, salendo in Serie B, fra le venti formazioni più forti, eravamo al settimo cielo. 
Era tempo di festeggiamenti, ma dovevamo salutare un amico, un Campionissimo, che tanto ci aveva aiutato in questa impresa. O Rei, Renzo Frignani, che aveva accettato con entusiasmo di giocare con la Nostra Squadra per il legame d'amicizia con Eddy, per il piacevole ricordo di Mestre, dove aveva svolto il servizio militare, ma  specialmente, perché giocavamo in un solo fine settimana,  rispetto a serie A e B che propongono il doppio turno, si sarebbe ritirato.  

Avevamo avuto in squadra uno dei giocatori più importanti di questo sport. Cinque volte Campione del Mondo, vedendolo giocare sembrava tutto facilissimo, anche ciò che per altri era impossibile. La sua calma, la sua eleganza, lui che essendo longilineo poteva soffrire più di altri, la posizione china sul campo da gioco, lo rendevano unico. Mai gli avevamo sentito dire una lamentela, una critica, arbitri ed avversari restavano obbligatoriamente affascinati, oltre che dal modo di giocare, dalla sua signorilità e in quelle rare occasioni che le cose per la squadra si erano complicate, sfoggiava un sorriso solare a cui non serviva aggiungere parole poiché il significato ci era chiarissimo - " tranquilli ragazzi, la vittoria sarà nostra". La sua decisione di smettere ci privava contemporaneamente del Campione, dell'amico e di un giocatore fondamentale per ambire a giocare in Serie A. Trovare un sostituto di pari valore sarebbe stato impossibile. La serie B aveva portato con sé, non solo la gioia di un ulteriore passo avanti,  ma anche una serie di problematiche alle quali bisognava saper dare risposta. Infatti raddoppiava l'impegno agonistico,  dovendo disputare non più solo il turno di andata, ma anche quello di ritorno. Era necessario essere certi della presenza dei componenti della spedizione, compatibilmente ad impegni familiari o di lavoro ed avere la copertura dei costi da sostenere.  Il ritiro di Renzo poi evidenziava che molti degli iscritti al Club non avrebbero potuto garantire le vittorie necessarie almeno a confermare la categoria. Eddy e Mastro Simone e Davide, potevano essere il quartetto titolare,  i pur bravi Alberto, Roberto, Paolo, Agirmo e Enio solo delle riserve. Se uno dei titolari avesse avuto un contrattempo, o peggio un malore, chi avrebbe potuto garantire quelle vittorie indispensabili? Risposte non facili a cui trovare soluzioni senza compromettere i rapporti interni, che restano al primo posto e sono la garanzia per mantenere un gruppo coeso e vincente.             

Sono molti i pregi che hanno sempre contraddistinto questa squadra. Il più importante è che nessuno ha mai anteposto se stesso al gruppo. Poi c'è la voglia e il piacere di vincere, conosciuta solo da chi ha vinto e che Eddy sa tramandare da più di quaranta anni. Terzo, ma non meno importante, il desiderio di essere vincenti, che va al di là dei risultati, che contagia tutti, da Domenico a Airon, dal piccolo Tommy all'ultimo arrivato Alessio, che, non a caso, oggi compete con i più forti a livello nazionale. Diventa facile capire perché la scelta che venne presa fu quella di gareggiare per vincere, inserendo in squadra giocatori di valore superiore agli iscritti. Ci saremmo avvalsi dell'aiuto di almeno un giocatore straniero. L’obiettivo minimo era confermare la Serie B. Senza rinunciare a nulla, ma la priorità era di continuare quel percorso di crescita per ogni nostro tesserato, fondamentale per poter affrontare un calendario agonistico sempre più ricco di appuntamenti...
Eravamo in serie B, la squadra veneta meglio classificata e più importante. Avevamo sempre curato le pubbliche relazioni. 
Con Bellotto "Cruijff", come capitano, un bravissimo giocatore, una vera icona del Subbuteo di ieri ed ammirato da tutto il gota del Calcio da tavolo di oggi, la Serie A, non era mai stata così vicina, ma poterci arrivare ora, senza O Rei, sembrava impossibile..........


continua


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