La vita è costituita da tappe, da percorsi che portano a compimento la nostra esistenza. La scuola è il posto in cui ognuno di noi inizia ad imparare a leggere, a scrivere, a contare, ma allo stesso tempo è il primo percorso formativo del nostro essere. La psiche, la personalità, lo sviluppo di qualità, competenze, non solo didattiche, di ampliamento delle conoscenze, del proprio bagaglio culturale, ma anche il saper vivere e valorizzare l'esistenza quotidiana nel contesto sociale. Ebbene sì, come sappiamo e come insegnano i luminari, gli intellettuali di grandezza universale come Dante Alighieri, l'uomo è un animale sociale, una creatura che ha bisogno di essere istruita, instradata nel giusto binario affinché possa esaurire appieno la propria esistenza, esperienza di vita. Oltre alla famiglia, che è l'istituzione più importante, di primaria necessità per ciascun soggetto, anche i percorsi educativi e formativi della scuola sono fondamentali, poiché anche da questi provengono i comportamenti, i vari modus operandi, le capacità di sviluppare concetti, l'educazione, il rispetto e la riconoscenza.  

La riconoscenza... una parola importante, alla quale, spesso, viene data una spiegazione poco fedele, facile da mettere in atto, tutti si sentono in grado di comprenderne il vero significato e di conseguenza convinti di saperlo applicare nella varie circostanze. Purtroppo, la società in cui viviamo, nella realtà in cui siamo immersi ogni giorno, la realtà è un'altra... governa la superficialità, tutto viene spiegato in maniera banale, ogni cosa viene data per scontato. Con il termine riconoscenza, viene quasi automatico affiancare una parola, un'affermazione che spesso si sente utilizzare: ma siamo sicuri che tutti coloro che ne fanno uso sappiano davvero cosa significa? Per molti diventa quasi un intercalare, ma se si pensa a chi in realtà non ne fa proprio utilizzo, forse agli occhi di colui che almeno l'ascolta è ben accetta lo stesso.

Ma di quale affermazione parliamo?

Grazie! Un'enunciazione, che al suo interno (una classica peculiarità del fascino univoco della lingua italiana) racchiude un universo, un concetto basilare della vita che ritorna come un perfetto e lineare Fil rouge al vocabolo Riconoscenza. Mai come ora, nello sport, nel Calcio, più precisamente ad una società, ad una squadra in particolare della massima lega, la Serie A, sembra essere un termine poco conosciuto.  

A chi facciamo riferimento? Alla Società Sportiva Lazio.

Come si è potuto constatare, la formazione guidata da Maurizio Sarri ha avuto una partenza molto complessa, dove non sono arrivati gli esiti sperati. Una squadra sottotono, al di sotto delle aspettative. Molti giocatori sono stati giustamente criticati e incoraggiati a fare e a dare di più. Come nella vita, anche nel Calcio, le critiche, se costruttive, sono legittime, ma a volte, spesso, specie nel mondo Lazio, si prende eccessivamente di petto coloro che hanno dato sempre il massimo. Paradossalmente è così, per la tifoseria laziale pare sia più facile prendersela con i senatori anziché con chi non ha mai dimostrato nulla alla maglia. Tale constatazione viene fatta da un'analisi a ritroso, in cui si può notare che gli atleti più produttivi dell'organismo della squadra vengono utilizzati come capro espiatorio. Oggi più che mai, c'è il capitano, Ciro Immobile, sotto accusa. I numeri parlano chiaro, il centroavanti partenopeo ha avuto diverse difficoltà la scorsa stagione e le sta avendo durante l'inizio di quella in corso. Se è vero che le cifre hanno il dono di parola, è altrettanto possibile dire che evidenziano, dei sette anni all'ombra del Colosseo, un lustro da record, a suon di gol, tanto da averlo reso l'attaccante più prolifico della storia del club capitolino sponda nord del Tevere. Ad oggi, tutto d'un tratto, sembra che per molti tutto questo non valga più. Immobile, in particolare negli ultimi mesi, è stato additato come un peso per la squadra e addirittura c'è chi lo invita ad andarsene a giocare altrove. Ed ecco che torna il concetto di riconoscenza... dove sta? È mai possibile che le persone abbiano la memoria così corta? Tutto ciò è sintomo di opportunismo, secondo cui, fin quando le reti del sottoscritto hanno regalato gioie era giusto idolatrarlo, ora, invece, è considerato un peso di cui disfarsi...

E poi magari c'è chi, avendo il dente avvelenato con i cugini romanisti, è capace di affermare che il loro modo di sostenere la squadra è pessimo...

Prima di criticare, non sarà il caso di farsi un esame di coscienza?  

Ciò che viene spontaneo da dire è che ad alcuni supporters biancocelesti sfugge il concetto di tifoso. Come può un sostenitore di una squadra mettere in discussione i propri beniamini? Ma soprattutto, come si può pensare di criticare il tifo giallorosso? Questo è forse un aspetto, se vogliamo, un punto a sfavore in orbita biancazzurra, e un plus per i lupacchiotti. Perché? La sponda sud del Tevere, riesce a mantenere saldi i nervi, in momenti di difficoltà della squadra è sempre lì pronta a prenderne le parti, forse anche esagerando, ma prendersela con i fedeli è l'ultimo dei pensieri. Provate ad immaginare un Francesco Totti, sarebbe mai rimasto più di un ventennio alla Roma se fosse stato messo alla gogna per aver avuto in alcune partite delle prestazioni al di sotto dei suoi livelli standard? Oppure prendiamo in considerazione l'argentino Paulo Dybala, pur non partecipando quasi a mezza stagione, a causa della sua condizione fisica, viene osannato, senza mai puntualizzare le sua fragilità.   

In casa Lazio sarebbe stato lo stesso?   

Tornando al discorso di Ciro Immobile, dopo aver preso atto delle critiche, si è lasciato andare ad uno sfogo durante un'intervista in cui è risultato seccato e al contempo triste di queste parole ricevute sul suo conto. Di fatto, proprio nel momento in cui la sua gente dovrebbe essere comprensiva e stargli vicino in questo periodo di blackout, sta facendo clamorosamente il contrario. In virtù di ciò, lo zoccolo duro del tifo biancoceleste, la Curva Nord, durante il pre-match di Lazio vs Atalanta ha esibito uno striscione di vicinanza al capitano, facendogli capire che dal nucleo, dal cuore pulsante non è assolutamente messa in discussione la sua identità. Sicuramente parole di conforto, ma che forse non bastano per colmare le critiche fatte da tutto il resto dei "tifosi".

La storia tra Immobile e la Lazio avrà ancora lunga vita? Al momento è doveroso ammettere: Caro Ciro, i tifosi della Roma non ti avrebbero mai tradito!