Diciamocelo con estrema franchezza, ogni qual volta si cerca di analizzare argomenti o problematiche che riguardano i vertici societari del Milan, si brancola nel buio, si ipotizza, senza potersi affidare a notizie certe, sicure e confermate. Ciò accade perchè anche i giornalisti più vicini alla Società Rossonera non sanno capire, o non vogliano, pur in assenza di documentazioni pubbliche, quanto Cardinale possa realmente agire in autonomia.

Purtroppo, appare fin troppo evidente a moltissimi che sia il Fondo Elliott a dettare le scelte e che al "nostro" Jerry, oltre ai sorrisi di facciata, sia concesso poco altro. Un passaggio questo per nulla secondario.
Cercando di ragionare con le poche notizie a nostra disposizione, dobbiamo tornare indietro di due anni, quando all'ingresso di Inverstcorp, dato ormai quasi per certo, subentrò Cardinale, con il suo Fondo di Investimento RedBird. Un'operazione poco "elegante" per chi basa il proprio successo economico, anche sui rapporti internazionali e sull'immagine, ma certamente più vantaggioso per il Fondo Elliott (soprannominato non a caso, LO SQUALO ) interessato a poter usufruire dell'ulteriore guadagno derivante dalla costruzione di quello stadio che farebbe lievitare il prezzo di vendita del Milan.
Quindi Cardinale era il "traghettatore" perfetto. Il tempo a lui concesso, tre anni, il prezzo totale 1200 Milioni, pari all'offerta araba, ma dilazionati e con ulteriori 500 Milioni, se il progetto stadio, con Scaroni incaricato a concretizzarlo, fosse stato approvato. Non abbiamo dati certi sulla somma anticipata da Cardinale e sulle scadenze concordate, viceversa sappiamo che è stato il Fondo Elliott a finanziare l'operazione per la quota mancante ad un tasso di interesse, sconosciuto, che si ipotizza fra il 7 e il 10% annuo. Cardinale quindi, scelto da Elliott, per cercare di ottimizzare un guadagno che la cessione a Inverstcorp, avrebbe "limitato" a 500 Milioni, potendo così raddoppiare.
Nota a parte. Una speculazione predisposta sopra la testa dei tifosi milanisti, dove è sufficiente ottenere l'obiettivo minimo, in ambito sportivo, quel quarto posto indispensabile più per il bilancio che per un reale percorso di crescita. Un discorso purtroppo non condiviso da tutti, così che una reale contestazione non abbia mai mostrato di non condividere queste strategie.

Fortunatamente, il tempo a disposizione di Jerry non è però illimitato, ma specialmente il Direttivo del Milan, non è controllato da lui, ma da Elliott, ostacolando anche quelle scelte o strategie, che l'italo americano vorrebbe adottare per reperire gli investitori di cui ha bisogno.
Se il caso Ibra è sotto i nostri occhi, dimostrando l'impossibilità di Cardinare di collocare lo svedese in un'azienda non di sua totale proprietà, anche il licenziamento di Maldini e Massara, per incomprensioni con Furlani, "uomo di Elliott", appare priva di una logica sportiva e commerciale, condizionata da decisioni totalmente diverse da quei guadagni a cui fanno sempre riferimento. Maldini licenziato per "lesa maestà", ma non a Cardinale, a Elliott e Gazidis.
Se non scrivessi del Milan, penserei fosse una classica situazione da... Inter.

Bilancio in pareggio, conteggiando anche gli interessi e i dividendi da garantire agli investitori, è questo il ritornello che è stato proposto ai tifosi milanisti fin dal primo giorno del loro arrivo, ma specialmente è quello che Elliott pretende e che Cardinale non può permettersi di non raggiungere. Lo scorso anno, complice lo scudetto vinto, l'ottimo percorso in Champions, lo stadio sempre pieno e la crescita garantita dagli Sponsor, il Milan ha chiuso il bilancio in attivo, cosa che non accadeva da diciassette anni. Chi ha pensato che fare meglio sarebbe stato semplice, ha totalmente sbagliato, ma in modo particolare non ha saputo cogliere il significato della penalizzazione sportiva della Juventus per cercare di acquisire l'ingresso al Mondiale per Club della prossima stagione e con esso assicurarsi un "tesoretto" del valore di 100 Milioni. Solo due squadre rappresenteranno l'Italia, attualmente sono Juventus e Inter. Servirebbe qualificarsi agli ottavi, superarli e così poter partecipare, cosa che ad oggi appare molto improbabile. Salvo un miracolo, che solo grazie a Boban si potrebbe ottenere (e probabilmente con altra proprietà ) per le sette Coppe dei Campioni vinte, un danno economico e di immagine, ben superiore a quanto si possa pensare.

Uno sbaglio imperdonabile per chi fa della comunicazione il fiore all'occhiello da esibire ai suoi investitori. Se a questo si aggiungono l'autorizzazione a costruire lo stadio che continua ad essere posticipata, la collocazione fuori Milano, il monte ingaggi in crescita e il probabile ritorno a perdite di bilancio, da dover ripianare, ecco che per il Fondo Elliott diventa più conveniente monetizzare subito, con un altro acquirente, piuttosto che aspettare i risultati  delle promesse di Cardinale.
E' in questo contesto che vanno inserite tutte le ipotesi di una vendita del Milan. Ha ragione chi afferma che Cardinale sia restio a vendere, ma sia propenso a cercare investitori per poter liquidare Elliott e trarre il massimo dei guadagni. Ma nessun Fondo di Investimento accetterà mai di entrare in minoranza. Oltretutto per quale motivo Cardinale dovrebbe affidarsi a Furlani, Amministratore Delegato del Milan e non di RedBird, per trattative così riservate? Sfugge inoltre un ulteriore passaggio. Cardinale NON PUO' vendere i giocatori più richiesti, senza rinvestirne i guadagni, poiché svaluterebbe il valore della squadra, che non è ancora sua.

La sensazione, come ipotesi alternativa, sostenuta da molti è che Cardinale sia spalle al muro, che i permessi per lo stadio possano essere ulteriormente rinviati e che gli investitori americani non abbiano risposto nel modo pianificato. Elliott, vuole fatti, non parole o sorrisetti di circostanza e abbiamo visto con il cinese, con Boban, con Maldini e probabilmente con il diniego a Ibra, quanto sappia essere rapido nel prendere decisioni. Cardinale quindi si vede costretto a trovare acquirenti, per accontentare il suo "padrone" e per salvare il proprio investimento. Certamente sperava in tutt'altro, il Milan poteva essere un'ottima fonte di guadagno e un mezzo per aumentarne la visibilità, più e meglio di molto altro, ma ha sbagliato i suoi conti, o peggio, quel "guinzaglio" che ha accettato fin dal primo giorno, per poter partecipare a questo business, è troppo corto e stretto: rischia di strozzarlo.