Danilo è il nuovo capitano della Juventus. Erano sessant’anni che a Tornino non si dessero le insegne al braccio a un giocatore straniero. L’ultimo era stato il grande Omar Sivori (167 gol in 253 presenze), capitano della Signora dal 1963 al 1965.
Complimenti, perciò, al difensore brasiliano, che nel tempo ha saputo cucirsi addosso una maglia, che si è sudata e ha sudato, fino a diventare la sua seconda pelle. 

Perché questo, solo questo è un capitano. E’ tatuarsi addosso un destino. È avere fiato lungo, gambe robuste e cuore puro, messi al servizio di una causa; è armarsi e partire prima degli altri. 
Quella fascia ha bisogno di un braccio forte, di un animo solido, di una tempra speciale. È un simbolo di responsabilità, indica la fiducia dello spogliatoio, dell’allenatore e della società, perché è il capitano che porta avanti le istanze della squadra di fronte ai dirigenti e quando parla lo fa a nome di tutti i compagni. La fascia è riservata a uomini tutti d’un pezzo, che i gradi han reso immortali, quasi mitologici. 

Il nostro calcio ne ricorda tanti, di campioni eterni: Scirea, Bulgarelli, Facchetti, Baresi, Maldini, Di Bartolomei, Del Piero, Totti, Meazza, Rivera, Mazzola…
E poi capitani stranieri, talmente campioni, talmente simbiotici con la squadra, e col nostro Paese, anche, da indossare quel fregio, indiscutibile segno distintivo di personalità, rappresentatività e carisma: lo stesso Sivori, Zanetti, Maradona, Fernando Couto (ve lo ricordate?), Batistuta, Liedholm, Stromberg, Aldair …

Improprio, invece, metterla al braccio di chi non la merita, semplicemente perché sprovvisto di quelle qualità necessarie (che, per l’appunto, non sono solo strictu sensu calcistiche), oppure perché mancante di quell’imprinting con la squadra, che è elemento indefettibile di sua assegnazione. 
Uno sfacelo, poi, metterla al braccio del neo acquisto di turno, come se fosse un cadeau, una postilla contrattuale, un riconoscimento aprioristico (contraddizione in termini!). È successo diverse volte, nel nostro calcio, da ultimo quel Leonardo Bonucci acquistato dal Milan e tornato a Torino l’anno dopo. Questo perché essere capitano non è solo una questione di qualità tecniche o tattiche e neppure, per certi versi, di qualità umane (che certo a Leo non mancano, tanto d’averla altrove indossata con onore, quella fascia); è questione di feeling (canterebbero Mina e Cocciante), il feeling che si genera tra un calciatore e tutto ciò che lo circonda, maglia, storia, compagni, tifo, città, campo, obiettivi, società, colori, stadio, magazziniere … tutto. Ed è un qualcosa che non si concede, si riconosce. Non è un premio, è una responsabilità. Non è un traguardo, è un percorso. 
Insomma, il capitano di una squadra è la personificazione della squadra stessa, in sé egli ne condensa obiettivi e limiti e inclinazioni e pregi. È il front-man di un’intera rosa, per quanto essa possa essere ampia e variegata, talvolta anche un po’ confusionaria (è il calcio dei giorni nostri, fatto di meteore e parametri zero a gogo’).
Utile, perciò, alle porte del nuovo campionato, passare in rassegna i capitani delle 20 squadre della prossima serie A, per comprenderle di più, conoscerle di più. 
I capitani di oggi. E i capitani di ieri, quelli migliori, i più iconici, i più grandi: un filo rosso che lega passato e futuro e segna l’importanza d’una fascia che oggi rappresenta la storia della maglia d’una squadra. 

ATALANTA - Rafael Tolói (vice: Marten De Roon).
Nato a Glória d'Oeste, 10 ottobre del 1990 (brasiliano naturalizzato Italiano, campione d’Europa 2021 con la maglia azzurra), è dal 2015 difensore delle sorti e delle arree bergamasche. Arriva in Italia nel 2014, dal San Paolo, ma la sua esperienza capitolina dura ben poco. Con la maglia nerazzurra, a oggi, conta 224 presenze e 10 reti.
Diventa capitano nella stagione 2020-2021, succedendo ad Alejandro Gómez. 
Una fascia che nei decenni ha cinto il braccio di gente che a Bergamo ha lasciato il segno: da Gianpaolo Bellini (recordman assoluto di presenze: 435) a Glenn Peter Strömberg, da Cristiano Doni a Stefano Angeleri (bandiera degli anni ‘50).
Questa l’eredità di Toloi ed è un’eredità che pesa.
Suo numero di maglia: 2
Qualche settimana fa ha detto: “L’Atalanta è il mio cuore, lo spiegherò cosa significa ai nuovi”.

BOLOGNA - Nicolas Martìn Dominguez (vice: De Silvestri).
Nato a Haedo il 28 giugno 1998, è un calciatore argentino, centrocampista del Bologna dal Gennaio 2020; a oggi, ha totalizzato 103 presenze e 4 gol. 
Subentra, da quest’anno, a Soriano, anche se già l’anno scorso aveva indossato la fascia in sette delle ultime nove giornate.
Avvertenza: su questa fascia di capitano campeggia, però, un grosso punto interrogativo, dal momento che sono molte le voci su squadre che vorrebbero assicurarsene le prestazioni (la sua valutazione si aggira intorno ai 20 milioni).
La fascia dei felsinei è stata portata al braccio, tra gli altri, da calciatori come Beppe Savoldi, Mauro Bellugi, Eraldo Pecci, Giancarlo Marocchi e poi gli stessi Baggio e Signori. Ma quando dici capitano del Bologna, dici Giacomo Bulgarelli, capitano di lunghissimo corso e dello scudetto del ‘64.
Anche Nico è un centrocampista “alla Bulgarelli”, la sua fascia assume perciò un certo significato per i tifosi bolognesi.
Suo numero di maglia: 8
Nonostante le sirene, e la legittima voglia di fare il salto di qualità (non me ne vogliano i bolognesi), in questi giorni caldi d’estate e calciomercato, ha dichiarato: “La mia testa è al Bologna”. 

CAGLIARI - Leonardo Pavoletti (vice: Alessandro Deiola).
Divenuto capitano nella scorsa stagione di B e decisivo con un gol allo scadere nella finale dei playoff contro il Bari, Leonardo Pavoletti sarà capitano indiscusso del Cagliari anche nella stagione del ritorno nella massima serie.
Nato a Livorno il 26 novembre 1988, attaccante di ruolo, cagliaritano d’adozione. 
E sì che quella fascia pesa! Basti pensare a Riva, per comprenderne l’importanza, il valore, il prestigio. 
Gioca nel Cagliari dal 2017, totalizzando 156 presenze e 42 gol (un dato fortemente condizionato dagli infortuni). 
Inutile qui elencare i capitani che hanno attraversato la storia della squadra sarda. Mai come in questo caso, vale l’assunto sloganato de: “un capitano, c’è solo un capitano!”e quel capitano si chiama Gigi Riva.
Rombo di tuono aveva la 11 ed era identificativa più di un cognome stampato sulle spalle a carattere cubitali. Numero di maglia di Pavoletti è invece il 30. 
“Con questa piazza fin dal primo giorno ho costruito un legame particolare”.

EMPOLI - Lorenzo Tonelli? (vice: Sebastiano Luperto?).
Il punto interrogativo è dovuto alla grande incertezza che regna in casa Empoli, dopo che i due principali indiziati alla fascia, ovvero Bandinelli e Parisi, sono partiti, rispettivamente in direzione Spezia e Fiorentina. Il ruolo di capitano dovrebbe dunque spettare a Tonelli, in Toscana già dal 2010 al 2016, prima del ritorno nel 2021.
Nato a Firenze il 17 gennaio 1990, nell’Empoli gioca per tutta la trafila delle giovanili (dal 2000 al 2010) e la prima parte del suo percorso da professionista. In tutto, a oggi, vanta 175 presenze e 14 gol. 
Tutto questo fa di lui, appunto, il detentore naturale di quella fascia, che fu anche del troppo presto dimenticare Ciccio Tavano (che qui approfitto per ricordare). E siccome nelle gerarchie iniziali non parte da titolare, imperante sarà anche individuare il ruolo di vice capitano, che potrebbe spettare a un altro difensore, Luperto. 
Numero di maglia: 26
“Questa società per me ha un gran legame affettivo, la sento mia”.

FIORENTINA - Cristiano Biraghi (vice: Nikola Milenković).
Nato a Cernusco sul Naviglio, il 1º settembre del 1992, gioca da terzino sinistro e vanta più di 200 presenze ufficiali in maglia gigliata.
La fascia di capitano al braccio, Davide Astori sulla pelle, la Viola nel cuore. 
Gioca per la Fiorentina dal 2017, con l’Intermezzo dell’anno interista (2019-2020), il Franchi è praticamente casa sua. 
Già, Davide Astori! What else?
E poi Giancarlo Antognoni e Omar Gabriel Batistuta. Tre dei più grandi capitani della storia del calcio italiano.
Come il numero di maglia di Biraghi: 3
“La fascia, che è stata indossata dal mio capitano, perché ho avuto la fortuna di avere come capitano Davide Astori, è una grande responsabilità. Va assolutamente portata con onore”.

FROSINONE - Luca Mazzitelli (vice: Stefano Turati)
Nato a Roma il 15 novembre 1995, gioca nel centrocampo frusinate solo dal 2022; ma evidentemente le sue qualità, umane oltre che tecniche, e magari pure i natali corregionali, hanno spinto l’allenatore, Eusebio Di Francesco, a insignirlo della fascia (che fino all’anno scorso era di proprietà assoluta di Fabio Lucioni). 
Tre i capitani più rappresentativi della storia dei gialloblù laziali si ricordano: Giuliano Farinelli (al Frosinone tra la fine degli anni ‘70 e il principio degli anni ‘80 - quasi 100 presenze); Alessandro Frara (in gialloblu dal 2011 al 2018 - 169 presenze); e Daniel Ciofani (al Frosinone dal 2011 al 2019 - 211 presenze e 72 gol).
Adesso tocca a lui. Numero di maglia: 36
“Che sogno questo Frosinone! E stavolta mi godrò la Serie A”

GENOA - Milan Badelj (vice: Kevin Strootman).
Andati via Criscito e Sturaro, la fascia di capitano del Genoa andrà in questa stagione sul suo braccio (in realtà, già l’anno scorso l’ha indossata per ben 20 volte).
Nato a Zagabria il 25 febbraio del 1989 (vicecampione del mondo nel 2018), giostra in cabina di regia per i grifoni dal 2020, totalizzando, a oggi, 90 presenze e 5 gol. 
E qui giù il cappello al cospetto della storia. Qui c’è il Capitano" con la "C" maiuscola: Gianluca Signorini! Capitano tra il 1989 e il 1995 e idolo della nord, a cui ha regalato lacrime e da cui il suo triste destino ha preteso lacrime. 
Quando Badelj indossa la fascia sappia che quella è la fascia dell’immenso Capitano. 
Suo numero di maglia: 47
E parla proprio da capitano: “Il gruppo sarà nostro punto di forza in A”.

INTER - Lautaro Martinez (vice: Nicolò Barella)
Nato a Bahía Blanca il  22 agosto del 1997, è campione del mondo in carica. All’Inter dal 2018 (esordio: il 19 Agosto contro il Sassuolo), El Toro ha collezionato 215 presenze e 92 gol. Ha vinto 1 scudetto, 2 Coppa Italia e 2 Supercoppa italiane. 
È capitano da quest’anno. 
La storia dell’Inter è piena zeppa di capitani speciali, nel senso che sono rimasti nel cuore della gente, oltre il tempo e oltre tutto e tutti. Anche nel mio.  Ma io ho i miei tre capitani mitologici: Javier Zanetti, Giacinto Facchetti e Giuseppe Meazza.
Capito, Lautaro? La tua fascia è pesante come un enorme blocco d’oro massiccio. Così come la tua maglia, del resto. La numero 10!
Gemello del gol di quella formidabile coppia, “contiana” più che “inzaghiana”, chiamata LuLa, ha recentemente detto: “Deluso da Lukaku, voglio vincere lo scudetto da capitano"… mio capitano! 

JUVENTUS - Danilo Luiz da Silva (vice: Rabiot?)
Nato a Bicas il 15 luglio del 1991, il terzino brasiliano ha già indossato la fascia in diverse occasioni nella passata stagione, meritandosi la conferma grazie alla propria leadership sia sul campo che all'interno dello spogliatoio.
Succede a Bonucci. 
Alla Juve dal 2019, ha totalizzato 137 presenze e segnato 5 gol. È il venticinquesimo detentore della fascia nella storia del club.
Incertezza ancora sul vice, ma qui la corsa, anzianità e non solo alla mano, dovrebbe essere a 4: Alex Sandro, Chiesa, Szczesny e Rabiot… ad Allegri l’ardua sentenza.
I suoi predecessori sono la storia del calcio: Del Piero, Boniperti, Parola, Sivori, Baggio Vialli e Scirea.
Del grande Gaetano Danilo porta lo stesso numero di maglia: la 6.
Che fosse un leader lo si sapeva, ma lui lo ha dimostrato mettendoci la faccia in occasione di una delle pagine più nere della recente storia calcistica del club, cioè la sconfitta in Champions contro il Maccabi Haifa: “Non basta dire siamo la Juventus, dobbiamo dimostrarlo. Dobbiamo vergognarci”.

LAZIO - Ciro Immobile (vice: Luis Alberto).
Nato a Torre Annunziata il 20 febbraio  del 1990, l’attaccante è ormai una vera e propria istituzione laziale; è tra i calciatori più importanti in assoluto dell'intera storia biancoceleste. A Roma dal 2016, Ciro Immobile vanta numeri stratosferici: 275 presenze e 189 reti. Insomma, una bandiera! 
E sì che, di bandiere e capitani leggendari, da quelle parti se ne sono visti! Da Beppe Signori al compianto Vincenzo D’Amico; da Silvio Piola al capitano dello scudetto di Maestrelli, Giuseppe Wilson; da Bruno Giordano a Giorgio Chinaglia; da Alessandro Nesta a Sedan Lulic; senza dimenticare il “preistorico” Sante Ancherani, il più longevo con la fascia, essendo stato capitano per ben dieci stagioni, tra il 1901 e il 1912.
Numero di maglia: 17. All faccia della scaramanzia dei campani! 
“Il mio rapporto col club va al di là del calcio”.

LECCE- Gabriel Strefezza (vice: Antonino Gallo)
Gabriel Tadeu Strefezza Rebelato, noto semplicemente come Gabriel Strefezza, è nato a San Paolo il 18 aprile 1997; è un centrocampista offensivo con cittadinanza italiana e ha già saltuariamente indossato la fascia di capitano. È a Lecce dal 2021, periodo durante il quale ha totalizzato 70 presenze e 22 gol, diventando in poco tempo un punto di riferimento dei pugliesi.
Suoi illustri predecessori: Cristian Daniel Ledesma, Alberto Barbas (il “gemello” di Pasculli, ricordate?), Fabrizio Miccoli … 
Suo numero di maglia: 27
“Io e la mia famiglia vogliamo rimanere per tanto tempo qua”.
Qua è Lecce, Lecce è casa sua, ormai. 

MILAN - Davide Calabria (vice: Theo Hernandez).
Nato a Brescia il 6 dicembre 1996, è al Milan da sempre, sin dalle giovanili, dagli Esordienti. Ha vinto 1 Supercoppa italia e 1 scudetto. Il suo score, di presenze e gol, è di 251 match e 10 realizzazioni. 
È capitano dal 2022. 
Succede a Romagnoli, ma i suoi predecessori sono dei monumenti: Omero Tognon, Nils Liedholm, Cesare Maldini, Gianni Rivera, Romeo Benetti, Franco Baresi, Paolo Maldini. 
Il suo numero di maglia è il 2, lo stesso di un altro monumento milanista: Mauro Tassotti. 
Ipse dixit: “Essere il capitano del Milan è qualcosa di troppo grande. Il sogno della mia vita”.

MONZA - Matteo Pessina
Nato proprio a Monza il 21 aprile 1997, il centrocampista campione d’Europa è capitano della squadra della sua città dall’anno scorso, anno della storica promozione in serie A. Nel Monza aveva già giocato nelle giovanili e nel Monza dei “grandi” aveva già giocato tra il 2013 e il 2015. In tutto, in biancorosso ha, ad oggi, totalizzato 53 presenze e 8 gol.
Incertezza invece sul ruolo di vice per questa stagione.
Il suo più insigne predecessore è stato Alfredo Magni: difensore, ha giocato nel Monza tra il ‘60 e il ‘67, totalizzando 84 presenze (è stato anche allenatore del Monza, dal 1975 al 1980). 
Suo numero di maglia: 32
“Avevo 9 anni quando lasciai la Dominante per trasferirmi al Monza. Rimasi lì per otto anni. Monza e il Monza sono casa mia”.

NAPOLI - Giovanni Di Lorenzo (vice: Mario Rui)
Nato a Castelnuovo di Garfagnana (provincia di Lucca) il 4 agosto del 1993, il campione d’Europa gioca nel Napoli dal 2019, ha all’attivo 187 partite, 13 reti e 25 assist. È capitano dalla stagione 2022-2023. 
Quando dici Napoli dici Diego Armando Maradona, capitano indiscusso, osannato, idolatrato. 
Ma la fascia che oggi è di Giovanni Di Lorenzo non è stata solo del divino. Affermare ciò sarebbe far torto a gente che la napoletanità se l’è tatuata dentro. Sto parlando segnatamente di Giuseppe Bruscolotti, di Ciro Ferrara e di  Francesco Montervino (in maglia partenopea dal 2003 al 2009, cioè sia prima che dopo il fallimento della società, fino alla seria A).
È soprattutto a lui che deve ispirarsi Di Lorenzo, il cui numero di maglia è il 22
“Sarebbe un sogno vincere lo scudetto a Napoli e farlo da capitano come Maradona”: l’’aveva detto e l’ha fatto. 

ROMA - Lorenzo Pellegrini (vice: Brian Cristante)
Nato a Roma il 19 giugno 1996, il centrocampista della nazionale, dopo la parentesi del 2014-2015, stagione in cui è sceso in campo con la maglia della Magica una volta sola, è in giallorosso dal 2017. 
270 sono le partite giocate, 48 i gol, 51 gli assist.
Il leader silenzioso Agostino Di Bartolomei, il Principe Giuseppe Giannini, l’eterno Francesco Totti, capitan futuro De Rossi, Core de Roma Giacomo Losi, il romanaccio Fulvio Bernardini: quanti imperatori all’Olimpico! 
Alle spalle, Lorenzo Pellegrini porta il numero 7, che fu di un’indimenticata icona giallorossa: Bruno Conti. 
Tutto ciò contribuisce alla consapevolezza, ch’egli ha, dell’importanza della maglia e della fascia: “Roma non è un luogo comune, questa maglia pesa ed è giusto che sia così”

SALERNITANA - Federico Julián Fazio (vice: Norbert Gyömbér)
Nato a Buenos Aires il 17 marzo 1987, non è da molto tempo a Salerno, dal 2022, ma ha l’esperienza e la personalità giusta per portare la fascia. Coi granata ha disputato 30 partite e segnato 2 gol. 
Forse non tutti sanno che questa è stata la fascia anche di Agostino Di Bartolomei, a Salerno tra il 1988 e il 1990, (52 presenze e 16 gol); e anche di Ciro Ferrara, ma si tratta di un’omonimia.
Suo numero di maglia: 17
Quando è stato acquistato ha detto: “Il mio obiettivo è contribuire alla crescita della Salernitana”. La salvezza è stata ottenuta, obiettivo in parte raggiunto, in parte in fieri.

SASSUOLO - Gian Marco Ferrari (vice: Domenico Berardi)
Nato a Parma il 15 Maggio del 1992, difensore, è al Sassuolo dal 2018 (157 presenze e 6 gol). Succede al capitano storico e simbolo Francesco Magnanelli, primatista di presenze nel Sassuolo con 474 presenze.  Importante, in questo caso più che in altri, la figura del vice, anche per le voci di mercato che danno Ferrari in possibile partenza verso Genova- sponda Samp.
Suo numero di maglia: 13
Quando subentrò nel ruolo di capitano a Magnanelli, dichiarò: “È un onore ereditare la fascia di Francesco. Spenderò fino all’ultima goccia di sudore per questa maglia”.

TORINO - Ricardo Rodriguez (vice: Alessandro Buongiorno)
Nato a Zurigo il 25 agosto 1992, il difensore della nazionale svizzera è al Torino dal 2020, scendendo in campo coi granata 93 volte.
È capitano dalla stagione scorsa.
È capitano di una delle più gloriose maglie del calcio italiano, detentore di una delle più gloriose fasce da capitano.Valentino Mazzola, Giorgio Ferrini, Claudio Sala, Renato Zuccarelli, Roberto Cravero … cuore granata allo stato puro. 
Suo numero di maglia: 13
Sostiene Ricardo: “Il Torino è un club di assoluta tradizione”

UDINESE - Gerard Deulofeu Lazàro (vice: Marco Silvestri).
Nato a Riudarenes il 13 marzo del 1994, arriva a Udine nel 2020. 63 presenze, 16 gol, prestazioni maiuscole, un brutto infortunio. 
In realtà, sulla fascia non c'è ancora una decisione ufficiale, ma tutti gli indizi portano al 29enne spagnolo, fresco di rinnovo fino al 2026.
L’eredità è certamente pesante: Totó Di Natale, Nestor Sensini, Alessandro Calori, Valerio Bertotto, Dino Galparoli…  Ma la storia dell’Udinese ha soprattutto un nome: Arthur Antunes Coimbra detto Zico. 
E dunque, non solo la fascia, ma pure il suo numero di maglia è un numero molto importante. 
La 10 a Udine è un totem! 
“Voglio diventare un simbolo dell'Udinese”.

HELLAS VERONA - Davide Faraoni (vice: Darko Lazovic) 
Nato a Bracciano il 25 ottobre del 1991, gioca nel Verona dal 2019 (142 presenze e 19 reti). 
Ha già indossato la fascia per ben 13 volte nella scorsa stagione. Quest’anno succede a Veloso. 
La storia di questa fascia, che è stata indossata da gente come Di Gennaro, Fanna, Guodolin e il campione del mondo Luca Toni, è inevitabilmente legata a Roberto Tricella, capitano dello storico scudetto del 1985.
Suo numero di maglia: 5
Alla fine della scorsa stagione, al termine dello spareggio - salvezza vinto contro lo Spezia per 3-1, lui ha detto: “Eravamo disposti a morire sul campo”. Se questo non è un capitano … 

Sì, ma chi sono i migliori 3 capitani della storia del calcio italiano? 
Ognuno, chiaramente, ha il suo personalissimo terzetto, proprio perché è un ruolo che trascende la possibile oggettività di un qualsiasi giudizio, semmai nel calcio essa possa essere raggiunta. 

Ecco il mio terzetto: Javier Zanetti (capitano del triplete nerazzurro); Diego Armando Maradona (capitano del Napoli più forte di sempre e due volte scudettato); Cesare Maldini (capitano che alza la Coppa dei campioni il 22 maggio 1963 a Wembley, dopo aver battuto in finale il Benfica di Eusébio).
E il vostro?