Il ritorno di Ibra dopo 57 giorni, le assenze per Covid, squalifiche e infortuni, oltre a dare un segnale alla seconda squadra di Milano, in procinto di cambiare il nome, proprio per confermare le gerarchie milanesi, galvanizzata dalla facile vittoria sulla Juventus e momentaneamente affiancata al vertice della classifica. Queste e molte altre erano le risposte da dare, affrontando la insidiosa trasferta di Cagliari. 

Il Milan ha vinto e convinto, cosa che sta facendo regolarmente dalla prima giornata. Le numerose assenze, il giocare in inferiorità numerica, gli eccessivi e spesso esagerati, cartellini gialli e molto altro, passano regolarmente inosservati difronte alla facilità con cui il Mian riesce ad ottenere le vittorie, che oltre tutto non vengono mai messe in discussione nell'arco della partita. Su nove trsferte la squadra, splendidamente guidata da Mister Pioli, ha ottenuto otto vittorie ed un pareggio. La presenza di Zlatan è stata devastante e la sua quinta doppietta in campionato, un ulteriore segnale, se ci fossero ancora degli scettici, su quanto la squadra tragga beneficio nel finalizzare il gioco sul campione svedese. Le improvvise assenze di Theo e Calhanoglu, causa Covid, avevano demoralizzato più i tifosi che la squadra e la risposta sul campo è stata l'ulteriore dimostrazione di quanto coeso sia il gruppo, concentrato e pronto ad affrontare ogni difficoltà.

Manca l'ultima giornata per concludere il girone d'andata, in casa contro l'Atalanta. A prescindere dal risultato il Milan, anche grazie alla vittoria sul derby, sarà "Campione di inverno", un premio esclusivamente simbolico, paragonabile alla vittoria di una prima mance di sci, ma che statisticamente indica, da sempre, quali formazioni lotteranno per la vittoria finale. La partita contro la formazioni di Bergamo, sarà un altro test impegnativo. Nella memoria di molti tifosi rossoneri sicuramente è ancora fresco il ricordo dell'umiliante sconfitta dello scorso anno. Un 5 a 0 con un Gasperini esultante, a rovinarci il Natale, ma allo stesso tempo a segnare l'inizio di questa risalita. Per quanto, da sportivo, possa riconoscere l'ottimo lavoro portato avanti dalla compagine bergamasca, altre sono le mie preferenze e Brescia ad esempio mi è molto più simpatica, ma questo poco interessa. Viceversa ho ricordi molto piacevoli di partite a cui ebbi la fortuna di assistere. A Bergamo una vittoria di misura, con splendido gol di Carletto Ancellotti e a Milano, una goleada che entrò di diritto nella storia del calcio.

Era il 15 Ottobre del 1972 e il Milan, allenato da Cesare Maldini e con il Paron Nereo Rocco, Direttore Tecnico, schierava questa formazione: Belli, Anquilletti, Zignoli, Rosato, Schnellinger, Biasiolo, Bigon, Benetti, Prati, Rivera e Chiarugi. Era solo la terza giornata di campionata, l'Atalanta aveva la porta inviolata da sette partite, sei ufficiali e una amichevole. Finì 9 a 3. Tre gol di Prati, due di Bigon e Rivera, uno di Benetti e Chiarugi. Avevo quindici anni, mi sembrava impossibile poter segnare così tanti gol e con quella facilità. Negli anni a seguire bisogna andare a Sacchi e alla goleada di Foggia per ritrovare vittorie così nette.

Quindi la sconfitta dello scorso anno non la vivo certamente come un "dramma sportivo", ma piuttosto come un incidente di percorso. Questo Milan mi sta entusiasmo, la filosofia, una partita alla volta, la più adatta per una stagione piena di insidie. Guardando la classifica c'è tantissima soddisfazione, ma la consapevolezza che anche avendo fatto tantissimo, molto di più del previsto, l'Inter è vicinissima e sono molte le squadre che lotteranno fino all'ultima giornata.
Gli acquisti fatti dalla Società sono un segnale importante che nulla è lasciato al caso e che se ci sarà la possibilità di vincere, si farà il possibile per coglierla. Dopo tanti anni lontano dalla vetta essere li, senza giramenti di testa o tentennamenti, non è cosa da poco.

FORZA MILAN, questa squadra VINCE e CONVINCE, sotto a chi tocca, non saremo Noi ad aver paura.