Il calcio appartiene al popolo!
E' così che il progetto Superlega fu relegato a "supercazzola", movimentando l'opinione pubblica orientandola verso un'idea di popolo e di sovranità. Anche durante la rivoluzione francese, si aizzò il popolo, facendo credere che quella era la rivoluzione dei cittadini, mentre in realtà era la borghesia che pilotava tutto.
Ed i moderni "sanculotti" (da sans culotte, ovvero senza le culotte dei nobili) si sono sollevati ed hanno seguito le indicazioni che il governo del calcio europeo, con Ceferin in testa, coadiuvato dal prode Tebas, Presidente della Liga spagnola. Infantino intanto, se ne stava in disparte, guardando agli eventi, perché per lui in qualsiasi modo andava a finire, ne usciva bene. Fu facile per i soggetti prepotenti additare alla Juventus, al Barcellona e al Real Madrid, come disertori e traditori delle armate europee ligie alla conservazione della moralità calcistica e della democrazia, a salvaguardia dei diritti dei più deboli e delle aspirazioni di tanti giovani che calcano le scene calcistiche ad ogni livello. 
Ma fu proprio così che stava andando? Vorrei dire, ma i signori Tebas e Ceferin, con l'immancabile Infantino, sono i paladini di una corretta gestione calcistica europea e mondiale? 

In soccorso ci viene un'intervista rilasciata da Marco Bellinazzo, rilasciata al Sole 24ore, dove commenta un suo libro veramente interessante dal titolo: Le nuove guerre del calcio. Nel suo libro il nostro esperto di economia e di calcio, lungi dall'interpretazione personale e da tifoso, ci spiega quello che è realmente avvenuto. 

L'antefatto è una fotografia che campeggia nella copertina del suo libro, dove sono inquadrati Mohammad Bin Salman, Infantino e Ceferin, intenti a guardare la partita inaugurale del mondiale 2018, a Mosca, dove la Russia sconfigge l'Arabia Saudita per 5 a 1.
Sembrerebbe uno scambio di cortesie, ed invece il gioco è un altro. Si stanno formando i primi contatti tra il mondo arabo e i vertici del calcio mondiale ed europeo. La questione inquietante ci viene suggerita dal personaggio Bin Salman, additato da tutti come il carnefice del giornalista Jamal Khashoggi, pare disciolto nell'acido dopo essere stato ucciso nel consolato saudita di Istambul, attirato con un inganno. E tra immunità diplomatiche, mancanza di testimoni,  potere finanziario e politico, il buon Principe saudita se la cava senza danni. Ma il sospetto rimane, e la sensazione di ingiustizia è forte. 

A tal proposito, il Bellinazzo ci informa di un antefatto poco conosciuto, ma che ci fa comprendere alcune circostanze che non quadravano.  Nel 2017 Tebas, Presidente della Liga, promuove accordi commerciali e sportivi con il governo saudita. L'accordo prevede che gli spagnoli possano aprire e gestire scuole calcio in Arabia Saudita, mentre alcuni giocatori sauditi possono giocare (sembra nove in tutto) nella seconda serie spagnola, la loro serie B. Siccome quando si fanno accordi con gli arabi, i milioni viaggiano come noccioline, sembra strano che il buon Tebas, non ne usufruisca in qualche modo.
E qui si capisce la netta contrapposizione che il Presidente spagnolo intraprese contro la Superlega, ma mentre in Italia la Juventus è ostaggio di FIGC e di organi giudiziari presieduti da napoletani, calabresi e tifosi antijuventini, in Spagna, Barcellona e Real Madrid, sono troppo potenti per essere travolti da un' indagine interna, ed anzi riescono ad ottenere dal tribunale di Madrid un'ingiunzione che diffida le autorità calcistiche di ogni tipo dall'intraprendere qualsiasi iniziativa lesiva dei diritti delle squadre citate. In Italia, invece c'è l'anello debole, la squadra bianconera, che però può nel frattempo giovarsi del provvedimento del tribunale spagnolo.
Le vicende che sono poi susseguite nei processi sportivi contro la società juventina, sono note, ma ora occupiamoci di altro. 

Negli accordi che erano seguiti dalla visita di Salman Bin a Mosca, ci si accorge che l'Arabia Saudita cerca di organizzare una nuova "primavera" araba, non popolare, come quella egizia, ma ben sostenuta dallo stesso governo Saudita, cercando di rinnovare con il popolo sottomesso, una serie di libertà e nuove prerogative a favore dei più deboli, regalando loro quel "panem et circenses" di romana memoria. E quel pane è il prodotto calcio. 

Ma il prodotto calcio deve essere di buona fattura, ed allora grazie anche a fondi sovrani(come il famoso Pif), si esportano capitali, soprattutto verso la Premier Inglese, dove fino a quel momento governavano le aziende russe, come la Gazprom, e vari oligarchi putiniani, come Abramovich.
La prima squadra interessata è il Newcastle, e la pioggia di soldi che la invade porta la rosa bianconera (guarda caso) ad un ottimo livello. Nel frattempo la Premier, riceve molti soldi dalle televisioni, riuscendo a calamitare l'attenzione di network internazionali, potendo esibire molti campioni, tutti pagati fior di milioni di Sterline, mente il calcio rimanente d'Europa, a parte il PSG, non può reggere a tale forza d'urto finanziaria. Infatti lo Sceicco al Khelaifi, qatariota, compra la squadra francese, che rimane l'unica nella Ligue 1 a potere  disporre di capitali arabi, mentre in terra d'Albione, sta proliferando la gestione araba, con Manchester City, ed ora anche Chelsea, super capitalizzate. 

Ed ora spostiamoci sul versante FIFA, dove Infantino provvede a fare una riforma che aiuterà molto gli arabi ed il suo potere personale. Il comitato delle nazioni che avevano possibilità decisorie su provvedimenti ed assegnazioni di campionati del mondo, passa dal gruppo di  venti, con maggioranza sudamericana ed europea, all'assemblea totale, dove tutte le nazioni possono votare. E tra oltre duecento affiliazioni, l'Europa è rimasta con quaranta numeri, mentre il resto dei paesi, ovvero in numero preponderante, sono geograficamente sparsi tra Asia, Africa e Americhe del Nord e del Sud. L'Europa perde potere, nonostante la superiorità tecnica, di storia e di tradizione. In questo modo si arriva all'assegnazione del mondiale in Qatar, che ha suscitato molti malumori e critiche mai sopite.
La situazione dei lavoratori che muoiono nei cantieri degli stadi, preoccupa tutti, meno coloro che dovrebbero sovrintendere  ai valori dello sport e dei diritti umanitari. La puzza è forte, ma se nel Parlamento europeo si denuncia l'affaire Qatar, con misure restrittive e sospensioni di parlamentari scoperti a incassare mazzette, dal fronte calcistico nulla si muove.

La Superlega era una risposta forte allo strapotere di interessi sovranazionali, di capitali sporchi di sangue e di valori dimenticati nella polvere del deserto saudita. E la banca J.P. Morgan era pronta a entrare con capitali, potendo attivare un mercato americano forte di centinaia di milioni di utenti televisivi, molti dei quali competenti e di origini europee, come italiani, inglesi ed anche sudamericani residenti negli USA.  Invece il progetto viene stoppato sul nascere, con la defezione di alcune squadre inglesi che si defilano improvvisamente dal progetto, lasciando la Juventus e le squadre iberiche con il cerino in mano. 

Una domanda viene fatta al giornalista da parte dell'intervistatore. Come mai, nonostante l'inferiorità tecnica e patrimoniale, le squadre italiane giungono a giocare le tre finali europee? La risposta è da una parte rassicurante, dall'altra poco ottimistica. Secondo il giornalista, abbiamo usufruito di un percorso aiutato da alcune situazioni favorevoli, affrontando squadre meno forti, fino alla finale. Dall'altra, l'Italia è sempre un paese che può vantare una lunga tradizione, quattro campionati del mondo vinti, conoscenze tecniche non comuni, ed allenatori di grande stima internazionale. Alla domanda se l'Italia può lo stesso attrarre network e broadcast esteri, come gli Stati Uniti, la risposta è stata desolante. 
Immaginiamoci una nostra delegazione che va negli States, e contattando un network che ha manager esperti e collaudati, ci rivolgono questa domanda: "Chi gioca nel vostro campionato?" La risposta desolante potrebbe essere: "Abbiamo, Osimehn, se non va all'estero, Lukaku, ma non si sa dove va, forse rimane Vlahovic! Ah si, Leao, Dybala(se non si rompe), e tanti bei giovani, non famosi, perché i migliori sono già all'estero!". 

Insomma, qualcosa deve cambiare, e tra queste smettere di fare faide interne, e lottare per il benessere del nostro calcio e non guardare solo all'orticello, che rischia di essere bruciato dal vento dei soldi che mancano e della nostra incompetenza!
Saluti.