Faccio sempre più fatica a seguire in tv una partita di calcio. Una volta ero catturato dal gioco, dalla qualità delle partite, dai campioni che scendevano in campo e che con immensa classe e tecnica ti lasciavano senza parole con le loro giocate. Squadre allenate molto bene da allenatori che esaltavano le capacità dei loro giocatori, e lasciavano loro la responsabilità di cercare le cosiddette “ giocate che da sole valevano il prezzo del biglietto”.
Dai tempi in cui in campo c’erano i Socrates, Falcao, Zico, Platini, Maradona, Van Basten. A Totti, Baggio, Del Piero,Pirlo, Inniesta, Xavi, Ronaldinho, Zidane,Ronaldo (il fenomeno),Giggs, Beckham, e moltissimi altri. Anni in cui perfino i difensori avevano una classe e una tecnica sopraffina, da Scirea a Maldini, Nesta, Thuram e Cannavaro. Certo esistevano e sono sempre esistiti i cosiddetti gregari e corridori, da Furino a Gattuso, ma la proporzione era nettamente a favore dei giocatori di classe. 
La questione atletica era importante ma non era assolutamente la cosa più importante. Le partite era molto più lente ma sicuramente molto più ben giocate. 

Oggi mi ritrovo quasi sempre a sorprendermi, a guardare il cellulare o addirittura a dormire mentre guardo una partita, perché di calcio vero e proprio non ne vedo quasi più. Vedo degli atleti molto ben allenati atleticamente, capaci di correre e far un pressing asfissiante per novanta minuti, ma tecnicamente molto mediocri. Vedo attaccanti e difensori lottare come fossero lottatori di lotta greco-romana, questo non è calcio, anzi preciso, non è il calcio che a me piace. Ormai qualsiasi squadra anche le più piccole, se ben allenate e pronte fisicamente, riescono a mettere in difficoltà qualsiasi top club. Per molti questo livellamento dei valori è frutto della crescita di molti allenatori che anche in provincia portano un calcio di livello. Io credo che il livellamento sia avvenuto verso il basso per la perdita delle doti e qualità tecniche dei giocatori. Oggi si insegna e si allena i giocatori a correre e pressare, non si insegna più il dribbling, il passaggio filtrante, lo stop a seguire, il tiro ad effetto. Anni fa durante una cena alla quale avevo partecipato per il mio interesse per il ciclismo, ho conosciuto Guidolin, e ricordo che già all’epoca denunciava il fatto che in Italia già dalle giovanili si insegnava ai ragazzi a vincere, e che l’importante era vincere, ma a nessuno si insegnava a saltare l’uomo. In Italia, e non solo, non si creano più giocatori di calcio, ma atleti fisicamente dotati.
Oggi i calciatori più tecnici fanno fatica a stare in campo, i più ricercati sono i corridoi instancabili. 

L’esempio lampante è là nostra nazionale, a mio parere la nazionale tecnicamente più scarsa che io abbia visto, ma che è riuscita a vincere un Europeo e pochi mesi dopo rischia una clamorosa estromissione dal mondiale in Qatar. Tra le due situazioni, una l’opposto dell’altra, la più veritiera è quella attuale. Una nazionale mediocre con un attacco a dir poco imbarazzante, non potrebbe essere in una situazione diversa. Anche in Europa l’andazzo è lo stesso. Dei top club che oggi sono considerati i migliori, onestamente tranne un Mbappe’ e De Bruyne e Salah, fatico a trovare giocatori da affiancare alle liste che ho fatto ad inizio articolo. 

Oggi le squadre vincono o perdono, sono competitive oppure no solo in base al livello di forma. Se una squadra attraversa un momento in cui riesce a correre e tenere alti i ritmi per tutta la durata di una partita, allora può vincere, altrimenti se deve affidarsi soltanto al livello tecnico sono dolori per tutti.
Si dovrebbe tornare a insegnare calcio ai bambini, a farli giocare e allenare sempre con il pallone tra i piedi, e non a continuare a creare maratoneti con due mattoni al posto dei piedi.