A Torino c’è un bar, il bar Norman di via Pietro Micca - angolo Piazza Solferino - che espone una targa commemorativa. Quel bar, un tempo, era la birreria Voigt; quella targa è l’atto di nascita del Torino football club. E accadde tutto il 3 dicembre del 1906. 

Oggi il Torino compie 116 anni.
È una delle squadre più amate di sempre, una delle avventure più belle, struggenti e memorabili della storia del calcio mondiale.
Vanta la conquista di sette campionati italiani, cinque dei quali vinti consecutivamente all'epoca del Grande Torino. Ha conquistato anche cinque Coppe Italia (e una meno memorabile Mitropa cup, nel 1991). Ma il Torino va ben oltre le bacheche, i titoli, il palmares. È forse la squadra più fascinosa e immaginifica del mondo: Superga, il cuore granata, il Filadelfia, la curva Maratona, il compianto Meroni investito dal Romero futuro presidente della squadra; e poi Valentino Mazzola, Vittorio Pozzo, Nereo Rocco, Gigi Radice, Emiliano Mondonico … il  Toro è pura mitologia calcistica.
Nasce esattamente 116 anni fa, il 3 dicembre del 1906, nel piano ammezzato della vecchia Birreria Voigt. Là, nelle sale calde della birreria, mentre fuori il gelo nebbioso incalza, viene sancita un'alleanza tra un gruppo di dissidenti della Juventus, guidati dallo svizzero Alfred Dick, e la Foot-Ball Club Torinese, squadra fondata circa un decennio prima (dove peraltro ha giocato il grande Vittorio Pozzo), che aveva già inglobato l’Internazionale Torinese e aveva partecipato al primo campionato di calcio (a sole 4 squadre e tutto in una sola giornata: lo vince il Genoa). Nasce così il Torino Foot-Ball Club.

Il primo organo d'informazione a riportare la notizia è La Stampa Sportiva, il 16 dicembre. Stesso giorno in cui il Torino disputa la sua prima partita ufficiale, a Vercelli, contro i padroni di casa della Pro Vercelli: 3-1 per il Toro, che ancora nessuno chiama Toro.
Tutto quindi scaturisce dall’iniziativa di uno svizzero, messo alla porta dalla “sorella” Juventus. 
Alfred Dick
, imprenditore svizzero nel settore delle pelli e delle calzature, della Juventus era stato presidente e in quella veste s’era contraddistinto per le sue qualità di uomo moderno e per la sua visione di un calcio diverso, meno approssimativo e un po’ più professionale: aveva dato alla società una solida struttura organizzativa, aveva tesserato i primi stranieri e aveva consentito ai calciatori bianconeri di giocare su un campo vero, quello del Velodromo Umberto (tutt'altra cosa rispetto al terreno di Piazza d'armi, fin lì utilizzato). Durante la sua presidenza, la formazione piemontese conquistó, nel 1905, il suo primo scudetto. 
L'anno seguente, però, qualcosa si rompe: al momento di votare per il rinnovo della presidenza, il vulcanico e umorale Dick viene estromesso dal consiglio direttivo bianconero e lascia il club sbattendo la porta. Seguito da un gruppo di dissidenti, si avvicina quindi ai dirigenti della Torinese e con loro fonda, appunto, il nuovo Foor Ball Club Torino.

La prima divisa di gioco del Torino è una casacca a righe verticali arancio e nere, che si rifaceva a quelle in precedenza usate dalle due società progenitrici del neonato club, appunto, l'Internazionale Torino e la Torinese. In seguito, tale abbinamento non viene però ritenuto appropriato, in quanto evocante quello degli Asburgo, nemici storici degli allora regnanti italiani. Si opta quindi per il granata. 
Perché il granata? Ci sono diverse versioni. Secondo la più accreditata, venne scelta la stessa tinta della Brigata Savoia, che due secoli prima aveva contribuito a liberare la Torino capitale del Ducato di Savoia; la brigata aveva adottato un fazzoletto color del sangue, in onore del messaggero caduto per portare la notizia del trionfo. Secondo un’altra teoria, il colore fu un omaggio di Alfred Dick al granata del Servette, club svizzero di cui l'imprenditore era tifoso. Più improbabile il riferimento alla casacca maroon degli inglesi dello Sheffield, il club calcistico più antico del mondo, i cui colori inizialmente erano stati presi a prestito anche dall'Internazionale Torino. Infine, c’è l'ipotesi (o leggenda, fate voi) di una tinta nata dal caso, a seguito di ripetuti lavaggi fra divise da gioco rosse con calzoncini e calzettoni neri. È invece certo che il club torinese avesse prima tentato di ottenere l'utilizzo del blu dei Savoia, ma i monarchi furono contrari a concedere l'uso del proprio colore dinastico a una singola squadra (a differenza di quanto poi faranno con la maglia azzurra, adottata dalle varie rappresentative sportive nazionali). 
Meglio così. Ve lo immaginate il mitico Toro con la maglia azzurra? 
Io no.
Buon compleanno, mitico Toro dalla maglia granata.