Buon compleanno mister Wembley.
Lo so che si tratta di uno stadio, ma è Wembley: il suo cuore pulsava al ritmo di centomila fremiti; il rimbombo della sua possente voce risuonava nei cori che all’unisono decantavano gesta e partite; i suoi occhi lacrimavano di gioie e di sconfitte; le sue braccia, due bianche torri alzate in cielo in segno di perenne vittoria; le sue mani hanno impresso l’orma eterna sul cemento della memoria; e le gambe della storia si sono fuse in quei celebri 39 gradini, che dal palco reale conducevano i potenti del mondo su e giù per la gloria. I suoi resti, ora, sono conservati nel sepolcro di cimeli imperituri.
Era il 28 aprile del 1923 quando il re d’Inghilterra, Giorgio V, inaugurò l'impianto col nome di Empire stadium. Forse lui non lo sapeva, ma quello che i suoi regali piedi stavano calcando era il campo da calcio che sarebbe diventato un simbolo del Regno Unito, il simbolo di tutto il calcio mondiale.
Un impianto su cui la storia del pallone ha scritto le sue pagine più epiche.
Fu costruito in poco meno di un anno da 1.500 operai, in un'area del Wembley Park Golf Club, di proprietà della corona. L’opera fu completata ad appena quattro giorni dalla sua prima partita, la finale di FA Cup tra il Bolton e il West Ham. L'affluenza di pubblico registrò il dato-record uffciale di 126.047 spettatori, ma la leggenda vuole che fossero più di duecentomila. Certo, trattandosi di Wembley ogni cosa è leggenda, però è pur vero che il pubblico traboccava dagli spalti, al punto di ritrovarsi ai bordi del campo; la partita (vinta dal Bolton per 2-0) diventò famosa col nome di “White Horse Final” per l’immagine del poliziotto sul cavallo bianco che tentava di sgombrare il campo dalla marea di gente.

Ad ogni modo, quella del 28 Aprile1923 sarà la prima di una lunga serie di finali, inglesi e non, che l'impianto ospiterà. Tra queste si ricordano: quella del Mondiale del 30 Luglio 1966 (Inghilterra batte Germania ovest 4-2, con Bobby Moore che prende la coppa Rimet dalle mani della regina Elisabetta II); quella degli Europei del 1996 (vinti dalla Germania); ben cinque finali di Coppa dei campioni (indimenticabile per noi quella del ‘63, che laureò il Milan di Gianni Rivera campione d’Europa per la prima volta, grazie al 2-1 sul Benfica di Eusebio); e due finali della vecchia Coppa delle coppe (una delle quali, nel ‘93, vinta dal nostro Parma).
Nel 1949 il suo primo grande evento internazionale: sono i Giochi della XIV Olimpiade.
Ma più d’ogni altra cosa, Wembley è stata la casa della nazionale inglese. Lì arrivò sul tetto del mondo, lì subì l'umiliazione più profonda (mano de dios a parte, ovviamente). Il grande giornalista e scrittore, Eduardo Galeano scrisse: "A Wembley risuona ancora il grido del Mondiale del 1966 che l’Inghilterra vinse, ma aguzzando le orecchie potete ascoltare ancora i gemiti che provengono dal 1953, quando gli ungheresi travolsero la nazionale inglese". L'Ungheria di Ferenc Puskas fu prima squadra non britannica a vincere in quello stadio, imponendos iaddirittura per 6-3.

È uno stadio a cui anche noi italiani siamo particolarmente affezionati e non solo per le suddette vittorie di Milan e Parma (a cui va comunque aggiunta l'impresa della Fiorentina, che nel 1999 battè l'Arsenal con gol dell'argentino Batistuta).
Anche la nostra nazionale ha avuto a Wembley i suoi momenti di pura estasi sportiva. Sì, perché battere l’Inghilterra in casa loro è un conto, farlo a Wembley è tutta un’altra cosa. Ci riusciamo due volte e tutte e due le volte per 1-0: nel 1973, gol di Fabio Capello; e nel 1997, gol di Gianfranco Zola (il Magic box del Chelsea). Non solo, ma sarà l’italiano Roberto Dimatteo, nel 2000, a marchiare l’ultima finale di FA cup: Chelsea - Aston Villa 1-0.
Insomma, grandi campioni, mitiche squadre e storiche sfide trovarono lì, nella reggia del calcio, il migliore sfondo possibile.
E non solo.
Perché il signor Wembley, ospitale come un vero lord inglese, si è anche prestato ad eventi non sportivi e anche in questi casi (che ve lo dico a fare...) la sua casa è stata il palcoscenico perfetto di momenti senza tempo, di leggendarie esibizioni d’immortali musicisti: Michael Jackson, U2, Pink Floyd, Genesis, Guns N’roses, Oasis, Duran Duran, i Queen. Già, i Queen. Nel 1985 a Wembley è andato di scena il mega evento planetario Live Aid, con un’esibizione monumentale del grande, compianto Freddy Mercury … "Freddie è l'unico che riesce a coinvolgere e a far battere le mani all'ultima fila di Wembley", firmato David Bowie e Mick Jagger.

Lo stadio è stato chiuso nel 2000 e demolito nel 2003, per far spazio al nuovo Wembley Stadium, inaugurato nel 2007. L'ultimo gol al vecchio Wembley è opera di Dietmar Hamann, che il 7 ottobre 2000 decise la partita di andata di qualificazione per il mondiale 2002, Inghilterra-Germania. Quel giorno il difensore inglese Tony Adams giocò il suo sessantesimo incontro a Wembley, stabilendo un record.

Si dice che mentre le ruspe affondavano i loro artigli impietosi, dall’erba comparissero rivoli di una sostanza liquida di colore blu: era il signor Wembley che sanguinava. Leggenda!