Con Benzema si chiude uno dei capitoli più belli della gloriosissima storia madridista: Karim Benzema lascia. I suoi 37 anni e le 14 stagioni tra i blancos gli hanno, infine, suggerito di dire basta e di svernare in terra saudita.
Pensione dorata, ovviamente. Quattordici stagioni, durante le quali ha fatto incetta di titoli, record e riconoscimenti personali: 1 Pallone d’oro (nel 2022), 5 Champions League, 4 Liga, il quinto con più presenze e lo straniero con più partite nella storia del Real Madrid (647 gare), il secondo marcatore dietro a Cristiano Ronaldo (353 gol: 0,55 a partita). Insomma, abdica l’ultimo principe d’una lunga dinastia, quella dei bomber della casata blanca.
Una dinastia che annovera tra i più grandi calciatori della storia, gl’interpreti migliori di quello che, se non altro per immaginario collettivo, è il ruolo più importante di questo sport: certo è che per vincere devi segnare un gol più degli altri e che questo compito è preminentemente affidato alle punte. Quelli che un tempo chiamavamo goleador.
La dinastia dei bomber della casata blanca. 
Arduo, se non impossibile, stabilire chi, tra loro, sia più o meno forte, sarebbe una specie d’irrisolvibile vexata quaestio, tipo quella che riguarda Pelé e Maradona.

Meglio affidarsi ai numeri, quelli non opinano, non simpatizzano, non mentono mai. Grazie ai numeri possiamo stilare la classifica dei dieci migliori bomber che hanno scritto le più belle pagine della storia madrilena e del calcio mondiale. 

10) Al decimo posto troviamo José Martínez Sánchez, detto Pirri. Approda al Real Madrid dal Granada nel 1964, facendo parte della generazione Yé-yé.  
INCISO  Yé-yé è il nome dato alla generazione di giovani calciatori spagnoli che con il Real Madrid dominarono la Liga nei primi anni sessanta; la squadra era composta esclusivamente da giocatori spagnoli e vinse la Liga per nove volte, di cui cinque consecutive; il culmine del successo della squadra fu raggiunto nel 1966, quando la formazione madrilena batté in finale di Coppa dei Campioni il Partizan Belgrado per 2-1. Il nome Yé-yé deriva da yeah, yeah, yeah, ritornello della canzone dei Beatles, She Loves You, dopo che quattro membri della squadra (Serena, Pachìn, Zoco e Velazquez) decisero di posare per Marca vestiti proprio come i membri della band britannica. FINE INCISO

Pirri gioca per ben 16 stagioni con la maglia delle merengues, periodo nel quale segna 150 gol in 502 presenze (una media gol di 0,30 per partita). Una media altissima, considerato il fatto che Pirri non è un attaccante, bensì un centrocampista centrale, che spesso si ritrova a dover ricoprire anche il ruolo di libero. 

(9) Al nono posto troviamo Francisco Gento López, detto Paco: 161 gol. Approdato al Real Madrid dal Santander, nell'estate del 1953, l'ala sinistra spagnola (tra le migliori di sempre) gioca con le merengues per 18 anni (538 presenze) fino all'estate del 1971, anno del suo ritiro.  Detiene il record di vittorie in Liga (12) e in Coppa dei Campioni (6).  Mancino, velocissimo (correva i 100 metri in 11 secondi netti), aveva un gran tiro dalla distanza ed era un perfetto uomo assist. È annoverato tra i più grandi calciatori spagnoli di tutti i tempi. 

INCISO Determinate per la carriera e l’immortalità di questo calciatore fu il compagno di squadra José Héctor Rial Laguía.  All’inizio della sua esperienza madridista, Gento non riesce ad esprimere tutto il proprio potenziale. Dopo una serie di apparizioni poco positive, cresce il dubbio che la sua straordinaria velicità mascheri in realtà forti carenze tecniche, ma l’arrivo del compagno di squadra Héctor Rial, un ispano-argentino di forte personalità, cambia le cose.  Il problema è che spesso Gento riceve la palla, schizza sulla fascia sinistra, arriva in fondo e si ritrova solo, con la palla ai piedi, e nessun compagno che ce l’abbia fatta a seguire quella corsa vertiginosa. Di Stefano capisce prima di tutti che quel ragazzo è un fenomeno e manda, appunto, Ríal a spiegargli il calcio e la vita. «Vedi ragazzo, tu puoi essere grande. Ma per riuscirci devi fare quello che dice Alfredo. Lui è appena meno veloce di te, sennò perché credi che lo chiamiamo Saeta? Allora: lui dà la palla a me, io la tengo un attimo, il tempo che gli serve per scattare verso l’area. Sì, gli serve giusto un attimo prima di te. A quel punto io ti innesco, la palla e i tuoi piedi diventano una cosa sola e tu voli fino in fondo, e vedrai che Alfredo sarà lì; e se non ci sarà Alfredo ci sarà Kopa. E poi, Puskas, Canario, Amancio» Gento segue i consigli di Rial puntando meno sulla pura velocità e imparando a dosare meglio la corsa e a concentrarsi maggiormente sui cross al centro e usando il suo potente sinistro per centrare la rete. E diventa il grande calciatore che la Spagna e il mondo hanno ammirato.  FINE INCISO
Gento è colui che fu match winner nella finale del 1958 contro il Milan, siglando il decisivo 3-2 nei tempi supplementari.

(8) All’ottavo posto del nostro decalogo dei principi bianchi, Emilio Butragueno: 168 gol. El Buitre (l’avvoltoio) approda in prima squadra, dopo tutta la trafila delle giovanili, nel gennaio del 1984, e lì rimane per dodici anni, fino all'estate del 1995. Prima punta, 451 presenze complessive tra tutte le competizioni (una media, perciò, di 0,37 gol per partita).

INCISO È stato il membro principale della cosiddetta Quinta del Buitre (la coorte dell’avvoltoio), insieme ai compagni di squadra Míchel, Martín Vázquez e Manuel Sanchís, tutti cresciuti nel settore giovanile del Real Madrid e artefici di uno dei cicli più vincenti della storia madridista. FINO INCISO

Vince in tutto 15 titoli, tra cui figurano sei campionati spagnoli, due Coppe del Re, una Coppa della Liga, quattro Supercoppe spagnole e due Coppe UEFA. Deve molto a Jorge Valdamo, che lo “battezza” nelle giovanili del Real, e ad Amancio, che lo lancia nel Castilla, squadra di seconda divisione e serbatoio canonico del Real. Del Real è stato per diversi anni dirigente.

(7) Al settimo posto, con 199 reti, il compagno di tandem di El Buitre, il messicano Hugo Sanchez. Per lui una media di 0,75 gol a partita (267 le presenze complessive). Arriva al Real nell'estate del 1985, dai cugini dell'Atletico Madrid. Gioca ben sette stagioni con la camiseta delle merengues. Faccia da milonguero senza sombrero, è un vero castigo di Dio per le difese avversarie. La sua specialità sono le rovesciate. È considerato il più forte calciatore messicano di sempre. In Spagna lo soprannominano Pentapichichi, dopo aver vinto per 5 volte il titolo di capocannoniere della Liga spagnola; e nella stagione 1989/1990 riesce a vincere la Scarpa d'oro (ex aequo con Hristo Stoičkov), realizzando 38 goal nella Liga, tutti con un solo tocco (record, certificato da diversi istituti di statistica dello sport, tutt'oggi imbattuto).

INCISO Sul Paseo de las Leyendas del Wanda Metropolitan i tifosi dell’Atletico Madrid hanno sostituito la targa di Hugo Sanchez con quella dell’attaccante colombiano Radamel Falcao. Il messicano è stato considerato un traditore dopo il suo passaggio al Real Madrid. La targa è destinata a tutti i giocatori con almeno cento presenze con la maglia dei colchoneros. Stessa sorte “giacobina” era capitata al portiere belga Courtois, “reo” non solo di essere passato al Real, ma anche di aver dichiarato di “essere passato dal lato giusto”; solo che in questo caso la rimozione era stata anonima e ad ogni modo la targa è stata poi ripristinata.  FINE INCISO

Hugol fu antesignano dell’esultanza con capriola in avanti, effettuata in onore della sorella, atleta di ginnastica. Ha giocato anche nel Rayo Vallecano, ha giocato insomma in tutte e tre le squadre della capitale iberica. 

(6)Ferenc Puskas: 201 gol. Dopo gli anni d’oro della sua Honvéd (divenuti anni bui per le tristi vicende politiche, legate alla rivoluzione ungherese), all’età di 31 anni si trasferisce in Spagna. Gioca nel Real Madrid dal 1958 al 1966, anno in cui chiude la carriera da calciatore. Talentuoso dal dribbling facile, è il calciatore ungherese più importante di sempre, tra i più forti al mondo d’ogni tempo (la FIFA lo ha piazzato al quarto posto nella classifica dei migliori numeri dieci della storia del calcio, dietro a Pelè, Maradona e Zidane). I 201 gol, li segna in 229 presenze (una media di 0,88 gol per partita, la seconda migliore dei dieci di questa classifica). Quello tra Puskás e il gol è un feeling strettissimo e non riguarda solo la maglia del suo club. È stato tra i marcatori più prolifici della storia del calcio, vincendo in totale 16 classifiche marcatori (4 volte Pichichi e 3 volte miglior cannoniere in Coppa Campioni) e segnando oltre 700 reti tra club e nazionale. Con 84 gol in 85 match è il miglior marcatore nella storia dell'Ungheria e fino al 2018 è stato il miglior marcatore europeo di sempre in una nazionale, record successivamente battuto da Cristiano Ronaldo.

INCISO Esiste il premio Puskas, premio  istituito il 20 ottobre del 1995 dalla FIFA, su richiesta del presidente Blatter, e assegnato al calciatore o alla calciatrice che abbia realizzato il gol più bello dell'anno FINE INCISO

Vince da protagonista tre Coppe dei Campioni (1959, 1960 e 1966) e l'Intercontinentale 1960 con i Blancos. Con l'Ungheria, suo Paese d'origine, è stato campione olimpico nel 1952 e vice-campione del mondo nel 1954, in seguito al Miracolo di Berna (soprannome dato all'incontro di calcio tra Germania Ovest e Ungheria, giocato al Wankdorfstadion di Berna il 4 luglio del ‘54, valevole per la finale del Mondiale di calcio,  vinto, contro tutti i pronostici, dai tedeschi per 3-2, dopo essere stati in svantaggio nei primi minuti per 0-2, grazie anche a un gol di Puskás; e sul quale incontro aleggia lo spettro del doping). Curiosità: nel 1961 Puskás, all'età di trentaquattro anni, prende la nazionalità spagnola e viene subito convocato nella Spagna (commissario tecnico Helenio Herrera), per la partita di qualificazione ai mondiali contro il Marocco; in seguito è convocato per il campionato del mondo 1962 in Cile, uscendo subito di scena alla fase a gironi e lasciando alla fine dell'anno, all'età di trentacinque anni, la nazionale spagnola con un totale di 4 presenze e, per la prima e unica volta della sua carriera, con zero gol.

5) La top five inizia con Carlos Alonso González, detto Santillana. Gioca con la maglia del Real Madrid dal 1971 (ha 17 anni) al 1988 (anno in cui smette di giocare). Quarto calciatore per presenze (preceduto da Raúl, Manuel Sanchís e Iker Casillas), in queste 17 stagioni ha messo a segno 253 gol in 578 gare (una media di 0,44 gol a partita). Con il Real ha vinto 9 titoli nazionali, 4 Copa del Rey e 2 Coppe UEFA ed è decimo nella classifica dei cannonieri della Primera División, con 187 reti in 461 gare. La cabezada era la sua specialità, nonostante non fosse alto di statura (1 metro e 75).

INCISO (per nulla piacevole) Santillana è stata la bestia nera dell’Inter. Nei quattro confronti degli anni '80 con l'Inter, semifinale di Coppa dei Campioni 1981, quarti di finale di Coppa delle Coppe 1983 e semifinale di coppa UEFA 1985 e 1986, ha messo a segno sei reti, tutte al Santiago Bernabéu, risultando determinate per tutte le quattro qualificazioni da parte del Real a scapito dell'Inter. FINE INCISO (per nulla piacevole)

Il suo soprannome deriva dalle sue stesse origini: nasce infatti a Santillana del Mar, il 23 agosto del 1952.
Altro INCISO Santillana del Mar, cittadina della Cantabria nel nord della Spagna, è conosciuta come “la città delle tre bugie”: non è santa (qualche chiesetta, ma niente più), non è in piana (llana) e non è del mare, perché dista 7 chilometri dalle spiagge. FINE dell’altro INCISO

Santillana è il simbolo della rinascita madridista a cavallo tra gli anni ‘70 e ‘80.

(4) Al quarto posto, il mito: Alfredo di Stefano. Comincia a giocare nel Real Madrid nel 1953, fino al 1964. 11 stagioni, 354 presenze, 269 gol (0,76 a partita). Argentino, naturalizzato spagnolo, vince 8 campionati (5 volte Pichichi), una Coppa di Spagna e le famose cinque Coppe dei Campioni consecutive (assieme a Francisco Gento e José María Zárraga), andando a segno in tutte le finali, unico a riuscirci (in due di queste edizioni è stato capocannoniere: nel ‘58 e nel ‘62). Due volte Pallone d'oro (1957 e 1959) nonché unico calciatore a vincere il Super Pallone d'oro, nel 1989, rientra nel novero dei giocatori capaci di laurearsi capocannoniere in tre differenti paesi (Argentina - River Plate, Spagna - Real Madrid e Colombia - Deportivo Los Milionarios). Ha perso il primato di miglior marcatore nella storia del Clásico per opera di Lionel Messi, ma con 18 realizzazioni rimane il madridista ad aver segnato più gol ai rivali blaugrana, assieme a CR7. È sesto nella classifica dei migliori marcatori del campionato spagnolo, con 216 reti in 282 partite. 

INCISO Il Super Pallone d'oro è un Pallone d’oro speciale che fu assegnato da France Football nel 1989: Di Stefano lo vinse piazzandosi davanti a Johan Cruyff e Michel Platini. Nel 1996, invece, Maradona ricevette un Pallone d'oro onorifico alla carriera. Nel 1999 France Football nominò Pelé Calciatore del secolo, dopo aver chiamato a votare tutti i vincitori del Pallone d'oro: dei 34 vincitori, furono in 30 ad esprimere il loro voto; Stanley Matthews, Omar Sívori, e George Best si astennero, mentre Lev Jašin era deceduto. FINE INCISO

Saeta Rubia (Freccia Bionda) o Don Alfredo ha giocato con le sue due nazionali: l’Argentina (con cui vince la Coppa America nel ‘47) e la Spagna. Considerando anche le partite non ufficiali, avrebbe segnato 893 reti in 1126 incontri.

(3) E adesso il podio!
Al terzo posto Raul González Blanco. 
“Nasce” nella giovanili dell’Atletico Madrid (di cui suo padre era tifoso), ma nel 1992 il presidente dell'Atlético, Jesús Gil, motivato da gravi problemi economici, decide di sopprimere le squadre giovanili. E Raul si ritrova nella cantera delle merengues. Approda, poi, in prima squadra nell'ottobre del ‘94 e ci rimane per 16 stagioni, fino al 2010. In questi 16 anni mette a segno 323 gol, divisi tra le 741 presenze complessive tra tutte le competizioni (una media di 0,44 gol a match). Vince 3 volte la Champions League, 2 volte la Coppa Intercontinentale, 1 volta la Super coppa Uefa e 6 volte la Liga (di cui è 2 volte capocannoniere). Del club madrileno è inoltre il giocatore con più presenze in assoluto. Il suo è il Real dei Galácticos.

INCISO I Galattici sono i campioni che militarono nella squadra di calcio del Real Madrid durante il primo mandato da presidente di Florentino Pérez (dal 2000 al 2006). 
Casillas Salgado  Roberto Carlos Helguera Zidane  Hierro Raul  Guti Ronaldo  Figo Beckham Questa la formazione migliore (almeno per me).
Ma Galacticos in quegli anni furono anche: Michael Owen, Robinho, Sergio Ramos, Steve McManaman, Nicolas Anelka.  FINE INCISO

Nel 2003, con la partenza di Fernando Hierro, Raúl è diventato, a 26 anni, il più giovane giocatore a essere designato come capitano del Real Madrid. La sua numero 7 è diventata un simbolo, tanto da costringere il grande Cristiano Ronaldo ad accettare la 9 quando approda al Real e fintantoché Raúl sarà suo compagno di squadra. Per tutti lui era “El Siete”.

(2) Gli otto nomi che precedono il suo, in questo decalogo dei principi bianchi, sottolineano quanto scritto sopra: Karim Mostafa Benzema, al secondo posto di questa classifica all time, è un autentico principe della casata Blanca, la più blasonata e prestigiosa del mondo. 

INCISO Quello dei franco-algerini è una nutrita schiera di calciatori, alcuni dei quali hanno fatto le fortune della Francia. Benzema, Zidane, Nasri. Ciò è dovuto all'imponente opera di colonizzazione messa in piedi, nei secoli, dai francesi, che riguardò pure l'Africa settentrionale. Quella algerina fu la prima colonia francese in Africa, risale alla prima metà dell’800. E i rapporti tra i due popoli furono sempre alterni, specie dopo il grande processo di de-colonizzazione, seguito alla seconda guerra mondiale. Non tutto il Maghreb ottenne, infatti, l’indipendenza senza traumi; fu senz’altro così per Tunisia e Marocco, ma non per l’Algeria, che la Francia tentò di associare strettamente a sé, dovendo però fare i conti con le forti spinte nazionaliste degli algerini. Così, tra il ‘54 e il ‘62 si ebbe una lunga guerra di indipendenza algerina, che segnò per sempre i due popoli e le loro connessioni. Molti algerini preferirono comunque cercar fortuna in Francia, o rimanerci, dando corso a quello che alcuni storico-sociologi definiscono “colonizzazione al contrario”. Rapporti che ancora oggi creano una sorta di spartiacque tra i calciatori (quasi tutti cresciuti nei sobborghi lionesi) che scelgono la più blasonata nazionale transalpina e quelli, come Mahrez, che, invece, scelgono la patria d’origine.  FINE INCISO

Benzema, fresco vice campione del mondo senza giocare (Deschamps non ha voluto sostituirlo, nonostante l’infortunio), è secondo solo a uno dei più grandi calciatori di tutti i tempi. 

(1) CR7 Cristiano Ronaldo: 450 gol. È il miglior marcatore nella storia del Real Madrid! 438 sono le presenze complessive, 1,03 la media gol a partita.  Unico calciatore di questa classifica ad avere più gol che presenze. Arriva al Real nel 2009, ci resta fino al 2018 (anno in cui passa alla Juve). Col Real Madrid vince: 2 Liga, 2 Supercoppe di Spagna, 2 Coppe di Spagna, 4 Champions league, 3 Coppe intercontinentali, 2 Supercoppe Uefa.

INCISO Il nome Cristiano è dovuto alla fede cristiana della madre, mentre il secondo nome, Ronaldo, fu scelto in onore di Ronald Reagan, attore preferito del padre e presidente degli Stati Uniti a quell'epoca. FINE INCISO

Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro ha inoltre fatto incetta di riconoscimenti personali, per elencare i quali, tra Palloni d’oro (5, di cui 4 mentre giocava a Madrid), Scarpe d’oro (4), Capocannonieri (1 anche nel nostro campionato) e chi più ne ha più ne metta, ci vorrebbero “kilometri di lettere”. 
Nel Real Madrid è stato non solo il calciatore con più marcature complessive, ma anche quello con più marcature segnate in campionato (311) e con più gol nelle competizioni europee (105).

NOTA A MARGINE  Il più volte menzionato Trofeo Pichichi è un trofeo messo in palio annualmente dal giornale sportivo Marca, che premia il miglior marcatore stagionale della Primera División del campionato di calcio spagnolo. 
L'appellativo Pichichi deriva dal nomignolo dato a Rafael Moreno Aranzadi, un calciatore dell'Athletic Club di Bilbao, capace di segnare molti gol negli anni precedenti la creazione del campionato spagnolo. Esiste, tra l'altro, un trofeo simile per portieri, chiamato Trofeo Zamora. Un busto dedicato a Pichichi si trova allo stadio di San Mamés di Bilbao.
FINE NOTA A MARGINE

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