Cesare Prandelli, un uomo, prima che un professionista, è tornato a far parte del mondo del calcio, e ne sentivamo veramente il bisogno. Sì perché Cesare è ancora uno di quelli veri, uomo eccezionale prima di tutto, ottimo allenatore, serio onesto dedito al lavoro, uno di quelli che non si è mai venduto a nessun manager o procuratore per lavorare a tutti i, ma che ha aspettato di essere chiamato per ciò che è e che ha fatto.
E la chiamata è arrivata, e non una qualsiasi, ma da quella Firenze con la quale ha sempre avuto un rapporto personale forte, intimo e anche difficile ma sempre sincero.
Il tecnico sessantatreenne di Orzinuovi è un allenatore vecchio stampo, poco social poco mondano, attaccato alle radici del suo paese dove mantiene tutt'ora rapporti con famigliari amici del posto, dove frequenta sempre i soliti posti senza sentirsi una star, a differenza di altri. Il suo rapporto si era interrotto bruscamente con la Viola dei Della Valle per differenza di vedute di aspirazione, non ha comunque mai inclinato il rapporto tra lui la squadra e i tifosi che lo hanno ri accolto con molto affetto. Quando Cesare allenava la Fiorentina i risultati erano buoni, anzi, ottimi, e come è normale che sia per un professionista che prosegue un progetto c'è sempre la volontà di migliorare, di alzare l'asticella, ci sarebbe dovuto essere lo stesso sentimento anche da parte della società, invece la proprietà aveva altri progetti, altre idee e così le strade si divisero a malincuore soprattutto per Cesare e i tifosi che si sono visti tarare le ali di un progetto che prometteva davvero bene. Dopo il suo addio alla Fiorentina, Cesare, ha allenato altrove dalla nazionale, poi in giro per il mondo fino alla parentesi Genoa del 2018/19,senza però avere mai a disposizione un progetto da iniziare dall'inizio e di poter portare avanti. Nemmeno ora è così, perché il subentrare ad un allenatore esonerato, Iachini, a stagione iniziata in una stagione così complicata e strana non sarà facile, ma qui è casa sua. La sensazione è che l'unità di intenti tra lui e Commisso possano dar vita ad un percorso non breve, e soprattutto non condizionato dai prossimi risultati. Voglio credere e sperare che il presidente Commisso, nonostante non apprezzi particolarmente, anzi, si sia lasciato consigliare bene dai suoi collaboratori da chi conosce bene l'uomo Prandelli e il suo rapporto con Firenze e i fiorentini e che abbia realmente la voglia e la volontà di mettergli a disposizione le risorse giuste per mettere in piedi e ricominciare quel discorso interrotto bruscamente dieci anni, e di ricominciare a parlare la stessa lingua. Se lo merita senza dubbio lui e se lo merita una città e una tifoseria che, al di là dell'odio viscerale nei confronti della mia Juve, reputo siano meritevoli di un palcoscenico migliore, per amore e passione dovrebbero ritornare i fasti del passato, e perché no, anche qualcosa di più, e per farlo non potevano che scegliere un uomo migliore di Cesare. Sicuramente l'inizio non sarà semplice, non è la sua squadra, non l'ha disegnata lui, la stagione sarà difficile e particolare, ma se usata nel migliore dei modi potrà essere la base, le fondamenta per la Fiorentina del futuro. Gente come Cesare sono un bene, un plus per questo mondo e questo ambiente, servono persone così, non servono i "fenomeni" che parlano parlano, polemizzano e si sentono i guro di questo sport, servono uomini tutti d'un pezzo, che sanno fare bene questo mestiere che hanno rispetto per tutti e per il lavoro di tutti, che non danno lezioni di calcio o di vita a nessuno ma che pensano a sé stessi a fare il bene per la loro squadra. Stavolta la Fiorentina e Commisso hanno scelto bene, possono sognare in grande, e soprattutto hanno il grande merito di aver riportato in alto un grande uomo che a questo calcio può fare solo che bene.
In bocca al lupo Cesare, ben tornato e buon lavoro.