Doveva essere la partita decisiva. La vittoria del Milan contro il Cagliari, salvo e festante, agnello sacrificale perfetto per i festeggiamenti rossoneri, con la matematica qualificazione alla Champions del prossimo anno, evitando di rischiare di essere eliminati all'ultima giornata da un'avversaria fortissima come l'Atalanta.

Invece al fischio finale dell'arbitro Massa, di una partita che non ha riservato emozioni e illusioni, non c'è stato alcun festeggiamento, anzi, la paura ha iniziato a scandire le ore che ci separano da una partita fin troppo importanti per il futuro rossonero
Lo stadio Meazza di San Siro era, come sempre, vuoto di spettatori, ma straripante di cuori di tifosi desiderosi di chiudere una settimana entusiasmante, iniziata con la vittoria sulla Juventus, continuata travolgendo il Torino, entrambe in trasferta e da concludere, nel modo migliore, fra le mura amiche. Il pareggio finale, oltretutto a reti bianche, cosa mai accaduta nelle precedenti 36 giornate, getta tutti i tifosi in uno sconforto più che comprensibile. Facile ora appellarsi alle solite scelte sbagliate dell'allenatore, o a cambi non condivisi, ma la pura e cruda verità è che questa squadra, che come sappiamo benissimo è giovanissima, tolto Ibraimovic e Kjaer, non ha leaders a cui affidarsi. Non ha trascinatori che possano risolvere le partite. Non a caso le vittorie migliori, sono arrivate proprio quando tutti i pronostici erano avversi, come successo recentemente a Torino contro la Juventus, quando la squadra obbligata a dare il massimo è riuscita a giocare a mente libera. Un dato fotografa perfettamente il rendimento di questa squadra: sono solo 30 i punti racimolati nelle 19 partite casalinghe. Ben lontani dai 46 conquistati in trasferta, prima dell'ultima partita a Bergamo.
Il tabellino casalingo è deprimente. Sconfitti nell'ordine da Juventus, Atalanta, Inter, Napoli e Sassuolo. Pareggiato con Roma, nella serata di Tatarusanu, Verona, con il retrocesso Parma, con l'Udinese, grazie al rigore all'ultimo minuto, con la Sampdoria e con il Cagliari ieri sera. Ciò dimostra facilmente a chi volesse addentrarsi nella ricerca di colpevoli e spiegazioni per la mancata vittoria di ieri, che doveva essere "OBBLIGATORIA", quanto i problemi da risolvere non siano tanto tecnici o tattici, ma frutto di lacune sia caratteriali che qualitative, sulle quali poco può fare l'allenatore e lo "storico" di questa stagione, ne è la prova più evidente. E' in situazioni come queste che serve buttare il cuore oltre all'ostacolo, l'esempio di Chiellini la sera prima ne è la prova lampante. Cosa si aspettavano i giocatori del Milan, che il Cagliari si spostasse per loro, oppure facesse un autogol per farci vincere? E' in queste situazione che servono le famose tre C, Cervello, Cuore e Co..., ma è anche l'esame più difficile che il Milan, la squadra, ha smarrito spesso nelle partite casalinghe schiacciati da pressioni e difficoltà che purtroppo non sanno ancora superare. Un Milan in versione Dottor Jakyll e Mister Hyde, ha mostrato tutti i limiti che, con l'assenza di Zatlan, sono stati amplificati. 

Il puro dato statistico dice che bastava fare un gol per tornare in Champions, dopo otto lunghissimi anni. Solo in tre precedenti occasioni il Milan quest'anno non aveva segnato, ma gli avversari erano stati Atalanta, Inter e Napoli, logicamente fra le mura amiche, quindi non doveva essere difficile perforare la difesa sarda che giocava per onorare il campionato, ma non certamente con il coltello fra i denti di chi cerca i punti indispensabili per la salvezza. Come un tennista che in prossimità del punto decisivo prende paura e gioca con il "braccino" palle che diventano improvvisamente troppo pesanti, così i giocatori del Milan hanno smarrito spensieratezza e velocità, non creando alcuna occasione da gol e sbattendo contro una difesa a cui è bastato poco per non correre rischi. Dovevano essere Calhanoglu o Kessie a prendere in mano la squadra e condurla alla vittoria ma, per motivi ben diversi non ci sono riusciti. Ci si poteva aggrappare a Theo o a Rebic, ma probabilmente i gol contro il Torino non erano vera gloria e hanno spento quell'ardore che bisognava mettere in campo ieri sera. Chi altro poteva guidare la "ciurma" all'ultimo sforzo?
Troppo facile sottolineare come giocando a ritmi blandi, senza cambi di gioco o senza riuscire a creare superioriorità numerica, non ci sia il "campione" che può inventare la giocare e risolvere una partita che deve essere obbligatoriamente vinta. Se poi anche un lottatore come Rebic, non accende la scintilla, Mandzutic ha un'autonomia di dieci minuti e Leao non è adatto a queste partite, dare la colpa a Mister Pioli è ingeneroso e privo di ogni logica.  
"Noi per vincere dobbiamo giocare bene, di qualità, di scelte, e non l'abbiamo fatto. Loro si chiudevano, noi dovevamo essere più veloci", questo il commento del dopo la partita del Nostro allenatore, visibilmente demoralizzato, a fotografare con lucidità la serata. 

Si pareggia una partita che bisognava vincere, oltretutto evidenziando che il tanto criticato Gigio, anche da me, compie una parata miracolosa e sull'ultimo angolo a nostro favore voleva andare in attacco per cercare di essere di aiuto, dimostrando a 22 anni di avere personalità da vendere. Ora resta una sola partita alla fine, contro l'Atalanta a Bergamo e un solo risultato, la vittoria. La squadra, splendidamente allenata da Mister Gasperini, ha centrato per il terzo anno consecutivo la qualificazione Champions e merita un caloroso applauso. Mercoledì giocherà la finale di Coppa Italia a Reggio Emilia, contro la Juventus, gli auguro di vincere e lasciare sul campo tante energie. In un campionato che si sta distinguendo per l'impegno profuso da tutte le squadre, Crotone, Fiorentina e Cagliari ne sono un esempio lampante, non mi auguro certamente che a scansarsi siano i nerazzurri di Bergamo, così come il Verona o il Bologna. Spero solo si possa giocare contemporaneamente e gli arbitri siano all'altezza. 
Quasi ci fosse una regia occulta e la trama sia stata già scritta, logicamente con il finale a sorpresa, il Milan torna a Bergamo dopo 18 mesi, lì dove prima della sosta di Natale il Milan venne umiliato, 5 a 0, toccando il fondo e iniziando una lenta risalita. Ora mancano solo 90 minuti alla fine e speravamo di poter festeggiare questa splendida stagione nella partita di oggi, ma l'urlo di gioia si è strozzato in gola. Ora tutto sembra compromesso, la champions rischia di allontanarsi per un altro anno, ma siamo ancora un punto avanti in classifica e, come sempre, nessuna partita è persa prima di essere giocata. Arrivare quinti sarebbe una delusione immensa, ma non cancellerebbe quanto di buono è stato fatto e le basi che sono state messe. Con tutto il rispetto dovuto per le avversarie, che probabilmente sono anche più forti, sarebbe una ingiustizia restare fuori e non mi riferisco al rigore non concesso contro il Napoli, che ne avrebbe decretato la probabile eliminazione, o l'esame di Italiano a Suarez ormai dimenticato, ma per il calcio esibito in Italia e all'estero e per la sfortuna che ha perseguitato questa squadra, privandola dell'unico vero leader. 

Possiamo solo recriminare con noi stessi, bastava un gol per tagliare il traguardo, bastava Ibra, per trascinare i giovani compagni in questa giornata contro il Cagliari, ma sono mancati entrambi ed è su questo che bisogna riflettere.
Forza MILAN!