Bene la dichiarazione di intenti sottoscritta dal Ministero dell'Interno, per lo Sport e i Giovani, il Coordinatore Nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, e la Federazione Italiana Giuoco Calcio. Dichiarazione che ha lo scopo di debellare comportamenti prevalentemente antisemiti nel calcio.
Tardi, ma ci arriviamo. Ha fatto discutere sicuramente la questione del numero 88, numero che in Austria sulle targhe è vietato da tempo, ad esempio, uno dei numeri che richiamano al dittatore nazista Hitler, perchè l'altro numero meno noto sarebbe il 14. 
Ma questo non è stato vietato. Però nel leggere il testo della dichiarazione degli intenti balza all'occhio una piccolina omissione in questa nostra realtà italiana. Quella realtà che ti dice che manca sempre un pezzo. Un pezzo con cui l'Italia fatica ancora oggi a fare i conti, un pezzo che si chiama fascismo.
Perchè la parola fascismo in quella dichiarazione di intenti non viene mai citata, si fa riferimento espresso solo al nazismo.
Eppure, come ben sappiamo, il fascismo è stato d'ispirazione per il nazismo e le leggi razziali qui in Italia a Trieste furono proclamate dal dittatore fascista Mussolini nel 1938. 
Esempio? Il punto tre della dichiarazione di intenti dice: "Vietare l’utilizzo da parte della tifoseria di qualsiasi simbolo che possa ricordare i concetti attinenti al nazismo e all’odio antisemita".
Si parla di odio nazista. E quello fascista? No, non sono la stessa cosa anche se analoghi. Avrebbero dovuto scrivere anche fascismo. Perchè non è stato fatto?
Sacrosanta la lotta all'antisemitismo, che negli stadi va a rilento, perchè di episodi di cronaca nerissima ne abbiamo commentati fin troppi. In ogni angolo d'Italia. Ma non si può dimenticare il fascismo. Negli stadi le tifoserie fasciste e non naziste sono tante, i simboli fascisti in Italia negli stadi ci sono, anche qualche giocatore in passato li ha condivisi come se niente fosse.

Ci troviamo a vivere in un Paese che ancora oggi discute se il saluto romano sia o non sia un reato, a volte relegato a rango di goliardia, a volte di gesto innocuo, perchè dipende dal contesto, certo.
Viviamo in un Paese che per debellare il pericolo famigerato comunista, in galera nel dopoguerra ha visto finirci più partigiani che fascisti, abbiamo avuto il periodo della strategia della tensione, stragismo neofascista, eppure parlare di fascismo, ancora oggi è difficile, meglio dirottare  tutto sul nazismo, perchè è più semplice, perchè è sempre roba di altri e non nostra.
Bastava una parolina aggiunta a nazismo, bastava aggiungere fascismo per rendere completo quell'atto importante che si spera possa essere attuato a dovere e non diventi l'ennesima carta straccia tutta nostrana.
Certo, non aver riportato la parola fascismo non significa che questo sia tollerato e ci mancherebbe, ma quell'omissione, quel non dire, quel vuoto, c'è.
E il rammarico anche.