Il calcio è il calcio. Può far sognare, può far emozionare, può far arrabbiare, e soprattutto può regalare ritagli di normalità lì dove la normalità della vita quotidiana è un miraggio, quando diventa un deserto senza oasi. Come accadde durante la seconda guerra mondiale. Ad esempio a Marino Minin. Giovane ragazzo bisiaco, di Turriaco, oggi in provincia di Gorizia, arruolato presso l'aeronautica, operando nell'aeroporto di Ampugnano, in Toscana. Come alcune lettere hanno testimoniato, in uno studio fatto da storici dell'ANPI di Turriaco, paese di cui era originario Minin, fu nel calcio che riuscì a trovare uno spiraglio, una distrazione, un qualcosa che diede la possibilità attraverso la potenza del pallone, il suono della palla che si infrange contro la rete, dopo aver fatto un goal, di vivere un po' di vita normale. Lo scontro fisico in campo, il sudore, la rivalità, le scivolate,la competizione, il fango, il tifo, e il senso di appartenenza nello sport per lo sport. La guerra durante le partite di calcio rimaneva fuori. Per giocare le partite con la squadra dell'aeroporto venivano dati dei permessi, ma si andava anche incontro a delle punizioni se le regole non venivano rispettate. E poi quel goal da 25 metri, aveva bucato la rete, nessuno aveva mai visto un tiro del genere, raccontava nelle sue lettere alla famiglia, Minin. Era giovane, era ventenne. Poi accadde quello che vissero tanti italiani dopo il fatidico 8 settembre del 1943. C'è chi scelse di ritornar a casa, chi di continuare a combattere per la dittatura nazifascista, e chi passò dalla parte della Resistenza. Fu partigiano garibaldino Minin. Una targa al campo sportivo di Turriaco intitolato al ragazzo partigiano,realizzata dagli alunni delle scuole elementari negli anni '70, in poche parole, racchiude la grandezza e la semplicità di Minin.

Marino Minin Sportivo e partigiano garibaldino. Scelse come seconda madre la grande montagna, scelse come albergo il cielo stellato. Scelse di fare il partigiano, il combattente per la libertà. La nuova primavera è finalmente venuta, anche per il suo sacrificio. Gli alunni delle scuole elementari nel 30° della liberazione 1945-1975”.

Calciatore e partigiano, e Turriaco non lo ha dimenticato. Località che nella seconda guerra mondiale ha avuto 32 caduti tra cui otto furono partigiani Cesare Aizza, Corrado Ferlatti, Aldo Gratton, Aladino Milloch, Marino Minin – a cui è dedicato lo Stadio comunale–, Vittorio Stormi, Angelo Viscovich e Luigi Zaninello e quattro antifascisti vennero assassinati in prigionia dai nazisti Carlo Carlet, Faliero Martinuzzi, Guerrino Perco e Emilio Tomasella. Da pochi anni nello spazio sportivo intitolato a Minin è stato realizzato anche un murales che ha visto il coinvolgimento del mondo associativo e dei richiedenti asilo ospitati a Turriaco, cittadina che si è sempre schierata grazie alla caparbietà dei propri amministratori locali e senso civico della cittadinanza dalla parte giusta della storia, quella dell'accoglienza che passa attraverso i valori anche del calcio e dello sport. Quel calcio che ha permesso a Minin di poter vivere un ritaglio di normalità all'interno della guerra, quel calcio che ha permesso ai richiedenti asilo di sentirsi integrati nella comunità nostrana. Una storia da scoprire e da conoscere che annualmente a Turriaco viene valorizzata. Di calciatori partigiani in Italia ve ne furono molti, è stato realizzato anche un libro che ne racconta le storie, a volte incredibili, “Cuori partigiani. La storia dei calciatori professionisti nella Resistenza italiana” a cura di Edoardo Molinelli. Storie che fanno parte del patrimonio umano e sportivo del nostro Paese che è doveroso conoscere, perchè è grazie a persone come Minin se l'Italia ha potuto conoscere la libertà.

fonte storia di Minin, tratta da: https://www.2001agsoc.it/materiale/Granellidisabbia_Turriaco2019.pdf