In Ungheria, con gli occhi del mondo puntati, nella terra ultra nazionalista che ha varato una delle leggi più nefaste in materia di contrasto dei diritti LGBTI, un pilota si è inginocchiato, ha indossato una maglietta con scritto Same Love, con i colori dell'arcobaleno e con una mascherina che riportava questi colori che poi saranno presenti anche sul suo casco. Ha rivendicato quello che ha fatto consapevole che la F1 non tollera messaggi di propaganda politica od ideologici, mentre tollera, questo sì, di competere in Paesi dove i diritti umani vengono quotidianamente calpestati. Questione di interessi supremi da preservare, tutelare, salvaguardare. Il gesto di Vettel non è stato semplice, non è stato scontato, non è stato banale.

Le discriminazioni razziste che subiscono ancora oggi gay, trans, lesbiche, ecc, per ciò che si è, semplicemente è un qualcosa di disumano. Nelle Olimpiadi abbiamo visto che c'è chi ha sentito la necessità di fare coming out, una necessità data dal fatto che l'omofobia oggi è un dramma ed ha Paesi come l'Ungheria che reprimono le persone LGBTI e l'Italia che invece non riesce ad approvare provvedimenti che possano sanzionare chi queste discriminazioni anche con il linguaggio d'odio le esercita quotidianamente. Siamo nel 2021, stiamo manovrando dei droni su Marte, esploriamo l'Universo, sogniamo l'esistenza di vite aliene, ma stiamo distruggendo il nostro Pianeta e soprattutto discriminiamo le persone per la loro condizione di essere ciò che sono. Essere umani che non possono essere liberi di vivere il proprio essere perché qualcuno in virtù di ragionamenti folli, figli di una società medioevale, crede ancora che la donna sia nata da una costola dell'uomo con tutte le conseguenze che ne possano derivare. Sarebbe bello sei uomini come Vettel ve ne fossero anche nel nostro calcio. Se per le calciatrici forse è un po' più “semplice” riuscire a dichiararsi lesbiche, anche se siamo vicini all'anno zero sul punto, lo stesso non accade nel calcio maschile. Di calciatori gay ve ne sono stati, e ve ne sono e ve ne saranno come è ovvio che sia. Ma tutti sanno che se vien fuori che lo sei rischi delle discriminazioni o di essere guardato male negli spogliatoi.

La sessualità dovrebbe essere una cosa propria, è vero, se si fosse in una società senza discriminazioni, umiliazioni, e razzismi. Sarebbe bello se nel calcio italiano ci si inginocchiasse, perchè si crede nella causa del black lives matter, e non per rispetto verso la squadra avversaria che si inginocchia, perchè ciò altro non è che prendere in giro la stessa lotta contro il razzismo. Sarebbe bello se nel calcio italiano si potessero diffondere quotidianamente i simboli ed i colori LGBTQI, sarebbe bello se nel calcio italiano un gay potrebbe sentirsi libero di dichiararsi come tale, di poter vivere il proprio essere senza doversi nascondere agli occhi del mondo, come facevano sotto il nazifascismo i perseguitati per non rischiare di essere deportati nei campi di concentramento. Di pastasciutta, ne dobbiamo mangiare ancora molta per dirci un Paese civile e rispettoso delle persone.  Sarebbe bello se fosse... same love.