567 giocatori e 360 stranieri. Il 63% del campionato italiano è fatto di giocatori stranieri, con punte massime come l'Udinese che continua ad avere il primato in Europa per i giocatori stranieri schierati in campo. Siamo un calcio di giocatori stranieri, ma vogliamo un Paese di italianissimi.
Un Paese che vive una profonda crisi sociale, demografica, da anni oramai il nastro rotto è sempre lo stesso. Non si fanno più figli, le scuole chiudono, non si trova più manovalanza, neanche medici, come il caso Calabria docet,ma non è l'unico.  Un Paese che si ritrova con il governo più nazionalista della sua storia repubblicana e che continua a seminare venti tutt'altro che accettabili in una situazione dove oramai tutto pare essere fuori controllo.
Non siamo stati un Paese colonialista come la Francia, come gli inglesi, come i portoghesi, non siamo stati un Paese profondamente misto, abbiamo fatto disastri con il fascismo, massacrando le genti delle terre occupate, dall'Africa, alla Jugoslavia, però l'Italia è fondamentalmente rimasta ancorata al precetto del Paese di bianchi, cattolici, da casa e Chiesa.
Ma questa Italia, da medioevo, non esiste più. Quando si parla di stranieri, e migliaia hanno perso la vita nel Mediterraneo, e migliaia continueranno a perderla, si parla di numeri, di oggetti, di astrazione, come se fossero il nulla. Racconteremo sempre le stesse storielle, anche qui il nastro rotto è quello, che anche noi italiani abbiamo conosciuto il razzismo e le emigrazioni, verso il Nord, verso l'Europa, verso il nuovo mondo, ma eravamo italiani, eravamo gente di casa nostra, si dirà. Un mondo che va verso i dieci miliardi di esseri umani, popolato all'inverosimile, dove ognuno guarda solo al proprio orticello.

Ed in questo caos totale, se da un lato hai il massimo sport nazionale culla di stranieri, dall'altro si vuole un Paese culla di italianissimi. Come se le due cose non fossero collegate, come se fossero due mondi separati e distinti. Un calcio che non riesce a proporre quote azzurre per dare spazio ai giocatori da far crescere per la nazionale destinata all'estinzione se continua così ma continua ad attingere per ragioni di mercato nel mercato straniero.

Ecco, servirebbe forse più equilibrio, tanto nella società italiana che nel calcio, quello che oggi manca, con un Paese che non può vivere senza i nuovi cittadini del futuro, di altre nazionalità, ma con un calcio che ha bisogno come il pane ed il vino di dare spazio ai giocatori italiani, se si risolvesse il problema della cittadinanza a monte, riconoscendola a chi nasce in Italia forse si racconterebbe una storia diversa, o forse anche no, perchè nel calcio, lo straniero che fa figo è quello deciso dal mercato, un mercato che guarda in faccia non al patriottismo, ma solo ai soldi ed in questo momento il vento dei soldi è straniero.