"Ma che parli con me? È con me che stai parlando? Deve essere per forza con me visto che non c'è nessun altro." (Taxi Driver)
Vi lascio in fondo all'articolo la stupenda colonna sonora di Bernard Herrmann dal film Taxi Driver (1976) di Martin Scorsese.

Prologo
Cari lettori, in seguito leggerete il nome di tre personaggi noti al grande pubblico, dunque dei cognomi utilizzati per conversazioni di fantasia. Avete visto il film candidato per l'ultima edizione degli Oscar "One night in Miami" ? Beh... a me non è piaciuto affatto. Non slittava! Anzi, mi pesava molto con quei dialoghi oggettivamente ripetitivi e spesso forzati. Eppure il mio commento ad un film viene accompagnato sempre da un avverbio quale "personalmente", perchè io non sono un critico cinematografico, e perchè, in questo caso, da un punto di vista tecnico si notano delle ottime doti espresse in regia. Ebbene, io definisco l'idea di fondo della pellicola come "geniale": immaginare un incontro notturno tra quattro icone afroamericane degli anni '60: Muhammad Alì, Jim Brown, Sam Cooke e Malcolm X, e poi porre i quattro di fronte a confronti reciproci... sì, quello m'è piaciuto.
Dunque, sotto leggerete l'esperimento (almeno idealmente) riproposto. Ma questo sarà un incontro tra Travis Bickle, il Robert De Niro del film Taxi Driver, poi Tyler Durden, personaggio a cui prestò il volto uno sporco Brad Pitt nel '99, ed il chiacchierato portiere del Paris Saint-Germain, Gianluigi Donnarumma. Infine vi informo che il confronto verrà narrato però dal punto di vista di Bickle, in prima persona.
Fine del prologo!  

Travis Bickle da due "amici" a Parigi  
Accosto e scendo sul marciapiede. Parigi non è come New York. Le strade, le auto, le case, la gente. Sembrano tutti diversi. Anche i semafori per uno che guida tanto sono diversi, aspettano prima di dare il rosso. Qualcuno voleva che andassi a suonare un certo citofono del civico 99. E driin driiiiin. "Chi è?"
Speriamo che avrebbe capito: "Buongiorno. Mi è stata detto di venire qui. C'è una lettera." Quando la gente pensa è capace di prendersi grosse pause di riflessione e di dimenticarsi del momento che vive. Succede. "Co... come? Dai, va... va bene."
Io salendo, non ho potuto fare a meno di notare che dentro, passando per gli scalini, era bello. Cioè era stato sistemato bene, e da poco tempo sembrava. Doveva costare anche molto, pensavo. Poi ho visto lui, a braccia conserte dietro la porta, io volevo dirgli qualcosa: "Ma io ti conosco. Io sì che ti conosco. Tu sei... tu sei lo sportivo vero? Quello! Quello italiano, come si chiama? Ah scusami è che non me lo ricordo proprio. Scusami, quello che... ah! È scritto qui davanti al campanello, Donnarumma! Io l'ho vista in TV lo sa?"
Quel ragazzone tanto doveva essere timido da non riuscire a fissarmi gli occhi, ma qualcosa se lo tirò fuori dalla bocca: "Va bene va bene. Piuttosto la lettera."  
"No, no! La lettera diceva di venire qui, urgentemente. Cioè non ho lettere per lei". Quel Donnarumma però pensava davvero troppo prima di rispondere, che aveva? "Tu chi sei e chi l'ha mandata la lettera?"  
"Chi sono io? Chi... eh! Io sono... io non sono nessuno di importante, faccio il tassista e mi chiamo Travis. Faccio il tassista di notte però. Di notte perchè non riesco a dormire, passo le notti in bianco io quindi faccio il tassista... il tassista perchè mi tiene occupato. E la lettera non so come mi è arrivata, l'ho ritrovata sopra la macchina parcheggiata. È firmata da un certo ID, o CD o prima della 'D" c'è una T o una J. Non si capisce."
Un signore vestito elegante si intromette mentre spiegavo: "Sta per entrare un altro che ha detto le stesse cose del signor... del signor Travis. È anche pronto il pranzo".  Rimanendo seduto sulla poltroncina, come da invito di Donnarumma, arriva un biondo che apre con un gran colpo la porta. "Buongiorno buongiorno, sono Tyler. Tyler Durden. Ciao ciao! C'è una lettera che... ma che tu sei Bickle? Ma sei qui! Oh, questo ragazzo l'adoro, l'adoro!" Stavo per spiegargli che non sapevo chi fosse, ma Donnarumma sembrava anche più perplesso di me: "Io di questa lettera non so nulla".
Al contrario il biondo aveva le idee più chiare: "Amico, io non vengo qui così. Io non mi sono auto-invitato. Io non mi faccio tutti questi kilometri per venire qui a sentire quattro paroline di un timidone con il portafogli pieno e le lampade Ryslampa fatte di carta non candeggiata per un ambiente rilassante. Ora o mi dici subito che cosa vuoi o se non ti dispiace mi siedo a pranzo perchè non mi va di tornare subito sul mio furgone. Anzi! Questi sandwich qua, ne prendo qualcuno. Va bene?".

Penso di essere nato per convivere con questa situazione di imbarazzo, non so che dire nemmeno in compagnia. E poi sono abituato al silenzio. Ho sentito le parole di Durden, poi qualche chiacchiera sul "divano Ohamshab a strisce verdi della Strinne" che aveva appena riconosciuto Tyler. Non avevo mai visto qualcuno così come Durden, a volte mi manca la confidenza, ma vedere quello che faceva lui: chiacchierava critico, ed ingozzandosi di panini mostrava comportamenti... selvaggi. Era un animale strano: metteva in mostra tutti i suoi denti nella masticazione, ma raggiungeva il culmine della sua cafonaggine quando attorcigliando due o tre panini in dei tovaglioli, lui tentava di nasconderseli con totale indifferenza. Porco mondo, a vederlo muoversi le giornate sarebbero sembrate interminabili. Provavo io disagio per lui, e lì, in un posto così di valore. Durden andava avanti con discorsi senza gran senso, non solo per me ma anche per il nostro amico sportivo, che non sapeva come rispondere.  

"Tu sei un maledetto genio! Quando te ne sei andato dal Milan? Io lo so, te ne offrivano 8 di milioni di euro e ne hai voluti 12! Ti piacciono i soldi? Ed a chi non piacciono? Solo che, guarda come ti sei ridotto, povero Gigio! Devi vestire Adidas e basta perché è il tuo sponsor. Ti fai condizionare da quello che guadagni, la gente ti chiede gli autografi come se il tuo nome li rendesse famosi, qualche anno dopo li ritrovi nell'officina dello zio a lavorare. Tu fai pubblicità, consigli la gente di comprare quello e quello con l'idea che quello che dici tu è giusto. Io dico non è giusto. Il modello: ragazzi ammassati nelle palestre che cercavano di somigliare a quello che gli dicevano Calvin Klein o Tommy Hilfiger, ora Gianluigi Donnarumma! Che pena mi fa! Alla fine cercheranno i soldi per vivere così da sperare di avere i loro follower che se ne infischiano di una Toyota o di una Peugeot. Loro vorranno guadagnare dodici milioni non otto, o forse solo tu magari immagini che tutti possano guadagnare dodici milioni. Ma questo dentro al panino è tonno? E poi 8 milioni o 12? Non penso ti comprerai il Rockefeller Center a seconda di questa scelta".
Non volevo stare più zitto dai: "Dai, siamo a casa sua. Però... questa faccenda dei soldi che esempio può dare ai giovani? Io di soldi non capisco tanto, nemmeno di politica. Non so nemmeno cosa è la politica estera, me l'hanno spiegato anche ma non lo capisco. Quello che posso dire è che vedo la gente: fredda, insensibile. Sono tutti uguali. Non lo so perchè ma... ma penso che un giorno la pioggia debba lavare le strade. È che nessuno fa niente per gli altri. Il nostro amico ce l'ha fatta a diventare famoso ma... ma spesso noi rimaniamo soli. Esistono i nessuno che sognano di diventare qualcuno. Gli uomini dimenticati e solitari. Siamo tanti e... e forse per noi non c'è posto. È che non ci vogliono. Ed io penso che chi abbia un po' più di fortuna debba capire quanto sia importante cambiare queste strade. Renderle vivibili. Non consigliare gli altri a diventare degli individui pessimi. Cioè pessimi, io li chiamo animali notturni. Ed in tutta onestà, Gianluigi... va bene se la chiamo Gianluigi? In tutta onestà non capisco perchè uno con le carte in regola non voglia diventare quello che voleva da bambino".

Forse mi ero spinto troppo in là, ma Durden la pensava diversamente, stringeva le mani in un qualcosa di simile ad un applauso: "Bravo bravo! Forse hai capito. La gente s'è persa il cervello. La gente guarda quello con i soldi e dice quello è ciò che è giusto, è ciò che vorrei. Un tempo non sarebbe stato normale a poco più di vent'anni voler 12 milioni di euro invece che 8. È un cavolo di messaggio sbagliato, e qualcuno dice che è normale preferire più soldi. Forse non sono in molti ad aver capito chi siamo. Chi è l'uomo. Che le cose che hai alla fine ti possiedono e noi vogliamo tantissime cose. Forse non lo sanno tutti. Ma io, perlomeno io, io penso di aver capito anche quello che dovremmo essere. Assaggio anche un po' di quel pollo comunque, mangiate anche voi, che vi prende?"
Io, Travis Bickle, assomigliavo chiaramente più a Tyler che a Donnarumma, ma in un mondo in cui si assomigliano tutti io mi sentivo parecchio differente da tutti. Ed anche da Tyler. Così... diverso.

Scese la pioggia su Parigi poco dopo, ma non lavò le strade come volevo io, sì accanì solo sul mio taxi che venne colpito e ricolpito insistentemente. Intanto anche Donnarumma parlò, disse quanto pensava dell'accaduto, si confidò, e messo pure alle strette dall'amico biondo. Ma io e Tyler abbiamo promesso di non dire nulla di quanto è accaduto in seguito.
Anche perché i giornali gonfiano sempre le cose...  

 

Damiano Fallerini