Sono seduto sul mio posto nel treno e guardo mia mamma e mio padre che guardano. Mia mamma ha gli occhi rossi, mio padre cerca di camuffarli e io che ho quasi 19 anni, non ho alcuna intenzione di far vedere le mie emozioni. Ci mancherebbe, sono grande ormai. Il treno parte pian piano, lasciandoti tutto il tempo per vedere l'immagine dei tuoi genitori che si allontana, proprio come nei film, e però all'ultimo istante prima che scompaiono del tutto, mi alzo in piedi mi sporgo e con un gesto della mano, e con gli occhi rossi li saluto. Sono le 0:15 di un freddo 3 marzo 1991 e sto partendo per il militare, il C.A.R., centro addestramento reclute di Macerata, del corpo dell'aeronautica. Per un ragazzo di campagna come me, era sia il primo vero viaggio e anche il primo vero distacco da casa. Ero smarrito e un po' impaurito. Ma un po' alla volta quel treno si riempì di ragazzi che stavano andando nello stesso posto, e ci sentimmo meno soli, e iniziò la fase del conoscerci per farci coraggio e compagnia. Arrivati in caserma, dopo le varie preparazioni e presentazioni di routine, si inizia a prendere confidenza con qualcuno. Era strano, e bello allo stesso tempo per me, conoscere persone che venivano da ogni parte d'Italia. Da Pescara, Firenze, Terni, Roma, Pesaro, Genova... insomma da qualsiasi parte. E di conseguenza mi ritrovo a confrontarmi di calcio non solo con i soliti amici interisti e milanisti, ma con tifosi di ogni squadra d'Italia, bello.

La Juve di quell'anno era una Juventus che voleva cambiare pelle e cambiò radicalmente tutto
. In società Vittorio Chiusano subentrò a Boniperti, in società arrivò anche Montezemolo, reduce dall'ottima organizzazione dei mondiali in Italia, e in panchina quello che avrebbe dovuto essere il nuovo che avanza Gigi Maifredi. Il mercato fu importante, con l'arrivo di un Baggio, Di Canio Corini, Hassler tedesco campione del mondo in carica, e Julio Cesar possente centrale difensivo... il tutto ovviamente in teoria. Poi c'erano i due discepoli del tecnico Luppi e De Marchi ex Bologna come il tecnico. In realtà, poi in pratica la Juve stava disputando una stagione deludente, illuminata soltanto dai lampi di Baggio, e delusa dal flop Schillaci, anch'esso reduce da un mondiale da protagonista. Le nuove idee del tecnico erano contro il DNA di questa squadra, (storia che ripercorreremo trent'anni dopo), e la stagione terminò con un misero settimo posto e l'esclusione da qualsiasi competizione europea dopo quasi trent'anni. Avevo fatto amicizia con Leonardo tifoso del Pescara, Rino tifoso del Catania, Alessandro tifoso della Lazio e Romeo (er mejo gatto der Colosseo come amava chiamarsi) manco a dirlo tifoso della Roma. Poi c'erano anche altri ma meno vicini a me. Ovviamente si parlava molto di calcio, ma anche di donne, musica, ma soprattutto di calcio. Non esistevano i cellulari, le app, le coperture wi fi, gli aggiornamenti sulle notizie le avevamo ogni tanto, ci accontentavamo dei risultati senza sapere, come in realtà erano andate le cose. Però si parlava si sognava, ci si sfotteva sempre con leggerezza.

Dopo il giuramento era arrivata per ognuno di noi la destinazione di dove avremo trascorso il resto della "naia", io ero stato mandato ad Istrana TV, vicino a casa. Partimmo in pullman da Macerata, di quegli amici non mi era rimasto nessuno, destinati ad altre città. Arrivammo di sera verso le 22:00 e l'arrivo non fu proprio dei più belli. Esisteva ancora il "nonnismo", per non lo sapesse, era una pratica in voga una volta dove i militari più anziani, se la prendevano con i novellini, facendo prevalere la loro anzianità con scherzi, pressioni, ordini, e intimidazioni che a volte erano pesanti da sopportare.
Appena entrati in caserma col pullman, eravamo rimasti soltanto in quattro partiti da Macerata, avvicinati all'edificio dove c'erano le camerate, alcuni "nonni" ci aspettavano calorosamente, dandoci il benvenuto battendo i pugni sul pullman è gridandoci contro frasi non propriamente cordiali. Ero terrorizzato lo ammetto, ma dove ero finito? Al C. A. R. ne avevo sentito parlare di queste cose ma speravo non succedesse a me. Il sottufficiale che ci accompagnava, un certo Malerba da Bari ci disse di stare tranquilli, ma allo stesso tempo ci informò che la caserma di Istrana era un po....calda! Oh mio Dio esclamai. Scesi da pullman ci diedero i nostri borsoni e ci indicarono la camerata assegnata. I "nonni" così gentili ci stavano vicini, ci intimorirono con cori e minacce di ogni tipo. Appena messo il borsone sulla branda, il sottufficiale se ne andò, e i nonni ci presero in consegna. Ci prelevarono e ci portarono in un'altra camerata per la fase di iniziazione. Appena entrati in quella stanza la prima cosa che vidi fu un'enorme bandiera della Roma appesa a centro stanza, tanto fumo e dei personaggi "sbragati", con sigarette in bocca (?) ovviamente accento romanesco che ci giravano intorno passandoci a un millimetro dal naso. Alla fine, tanto fumo e poco arrosto, nel senso che non ci toccarono, ci dissero soltanto che avremmo imparato a capire cosa fare col tempo e che dovevamo sempre obbedire a loro. Prima di uscire uno ci chiese..."ao mo' ci dite che squadra tifate" i tre che erano con me dissero di non tifare per nessuna squadra, io dissi... Juventus! 
Silenzio di tomba e poi una fragorosa risata, accompagnata da cori da stadio contro la Juve. Dopo una notte insonne, il mattino seguente facemmo la conoscenza dell'altro nucleo della caserma i cosidetti Vam, quelli addetti alle guardie. Ci portarono nella loro stanza per il benvenuto che non ci avevano dato la sera prima, e lì mi ritrovai in un attimo in curva Fiesole... tutti tifosi della Fiorentina e nemici dei nonni romani. Bella situazione, penso io, per un pivello juventino. Avevano il dente avvelenato per il passaggio di Baggio alla Juventus e il giorno dopo, fatalità, c'era Fiorentina-Juventus... e mi inviarono calorosamente a seguire la radiocronaca con loro. E che giorno era? il 6 aprile '91, il giorno del gran rifiuto di Baggio di calciare il rigore, dell'uscita dal campo con la sciarpa viola al collo, e ovviamente con la vittoria della Fiorentina!
Quante prese per i tondelli in quella giornata, quante umiliazioni, in quella giornata ci fu perfino un "gemellaggio", tra viola e giallorossi per celebrare la giornata.
Ma io sono di carattere pacifico, non reagisco e cerco di prendere tutto con tranquillità e distacco.....per quanto possibile. Ma quello era anche l'anno dell'inizio della guerra in Jugoslavia, che da lì a poco avrebbe avuto delle incidenze anche sulla nostra caserma. Infatti lo stato di allerta aveva moltiplicato i turni di guardia e coinvolto anche noi avieri generici. Ci trovammo in un attimo in una situazione delicata, a montare di guardia senza una adeguata esperienza col colpo in canna, e niente scherzi. Così mettevano uno di noi insieme a qualcuno di esperto e addestrato a fare la guardia agli hangar dove riposano gli F104, al deposito munizioni e carburanti. L'atmosfera era strana, aerei partivano e atterravano ventiquattrore su ventiquattro. Ovviamente capitai in una squadra di tifosi viola e così, gioco forza, dovetti vivere con loro a stretto contatto quasi per tutto il servizio di militare, e quando ero a riposo ero tra gli ultrà della curva sud della Roma. In realtà le cose andorono bene, anzi benissimo. Parlando e confidandoci a vicenda durante i turni di guardia, diventammo amici con i tifosi viola, tanto da ridere e scherzare sulla rivalità, anzi mi sono sentito pure dire che in realtà c'è rispetto, ma che il gioco della rivalità era troppo bello. Senza parlare dei tifosi della Roma, fantastici, da quando li ho conosciuti e ho vissuto il mondo giallorosso con loro ho sempre detto che se nasco un'altra volta vorrei essere tifoso giallorosso, tanto è grande la loro passione. Per tutti ero il "gobbo", non ero l'unico juventino della caserma, ma sicuramente l'unico ad avere stretto una vera amicizia con entrambe le sponde. Quasi tutti si congedarono mesi prima di me, ma conservo un grande ricordo.

Siamo stati la dimostrazione che in realtà, ogni diversità, ogni contrapposizione, nei modi e nei tempi giusti possono trovare un punto di incontro. Ho ancora contatti con due di loro a distanza di trent'anni, Massimo (si chiama come me) testaccino core de Roma, che mi ha inviato a vedere un derby in curva sud, ma questo ve lo racconto un'altra volta e Tiziano abbonato in curva Fiesole da sempre con il quale ci troviamo ogni tanto con le rispettive famiglie. Poi le teste di c@@o ci sono ovunque e quelli non cambiano, e andranno avanti per la loro strada a vivere di slogan e luoghi comuni, ma io e i miei amici siamo la parte più bella e pulita del calcio e come noi ce ne sono tanti.
Al di là degli sfotto' reciproci e qualche discussione, nei momenti più tristi sportivamente parlando, dopo una sconfitta in finale o una eliminazione, è proprio da loro due e dagli altri miei amici d'infanzia, un interista e un milanista, che ricevo più conforto, consolazione e pacche sulla spalla anche se virtuali.
Il bello del calcio... c'è.