Il prato delle superstar NBA è costellato da ricorrenti "m' ama o non m'ama?" con tanto di giovani fiorellini e petali bianchi gettati al vento. Sono i tormenti dei GM (general manager). Questi sfigati si domandano scrupolosamente le future volontà dei propri uomini-franchigia costantemente pronti ad abbandonare la causa: è il recentissimo caso del suscettibile Ben Simmons, playmaker capace di porsi autonomamente fuori rosa, o dello sfuggente no-vax Kyrie Irving, che a causa della mancata vaccinazione non può calcare i parquet NBA con i Brooklyn Nets. D'altronde, che nel campionato del marketing per eccellenza ci siano stelle lontane da un qualsiasi principio di fedeltà verso il proprio team, non dovrebbe sorprendere nessuno.  
Eppure c'è qualcuno diverso. Che fa le cose in maniera differente ed è nel prato delle superstar: Klay Thompson.  

Klay Thompson è caduto sul parquet  
Giorno 14 giugno 2019 e l'Oracle Arena di San Francisco fa da teatro alla gara 6 delle Finals NBA. I Golden State Warriors sono sotto per 3-2 contro i Toronto Raptors di Kawhi Leonard. Per chi non lo sapesse, si arriva a 4. Quindi in caso caso di vittoria di Leonard and Co, titolo ai Raptors.
Siamo 83-80 per gli Warriors di San Francisco, mancano 2:22 al termine del terzo quarto di gioco. Minuti caldissimi. Accade una catastrofe: contropiede, Thompson va al ferro e viene travolto da Danny Green, cade. E si contorce. Non riesce più a rialzarsi. L' Oracle Arena è tutta gomiti larghi e palmi sulle teste... voglio dire, quello è Klay Thompson! L' idolo di casa. Ed un po' più dietro Steph Curry è accovacciato sulle ginocchia, guarda sconsolato e consapevole che il titolo difficilmente ora arriverà.  
Curry è solo il 50%, numericamente, del duo californiano degli Splash Brothers, la miglior coppia di tiratori da tre punti nella storia della pallacanestro: Curry+Thompson. Eppure, causa il talento immenso del primo, Thompson finisce per essere visto forse come un "30%". Invece quel ruolo di ombra apparente gli si cuce addosso. Flavio Tranquillo, nel trio con Durant, descrive orgogliosamente Thompson come il miglior terzo violino nella storia del gioco. Lui è il terzo nella squadra, ma ha un impatto da superstar. È l'uomo che il tiro mortifero dalla distanza non l'ha trovato bello che pronto nel giardino sotto casa, si è allenato con il padre Mychal per rendere il suo rilascio perfetto.  
Perchè Thompson ha un tiro perfetto, più di Curry o di Durant. È precisissimo, ma soprattutto è stilisticamente molto composto e con una postura da libro di anatomia cestistica. I piccoli dettagli sono tutti accurati, i maestri di basket delle scuole lo prendono come modello. Lui, Thompson e non Curry, quello Stephen fenomeno formatosi da allenamento e talento. Ma Thompson, quello emerso con dedizione e cura scrupolosa dei dettagli, dal cortile di casa sua. E nella Baia sanno che quel Klay silenzioso quando incomincia a tirare con numeri vicini ad una percentuale a due zeri (ed accade molto spesso!), allora non la smette più, le butta tutte dentro. Nel silenzio fa: splash, splash, splash, splash! Lui continua infallibile, guarda Curry con i suoi occhi più gentili e continua.
E poi c'è il lato della bandiera umile, il Klay che ha giurato amore eterno alla sua franchigia e che si è seduto al terzo banco della classe tra i Golden State Warriors, accettando il proprio ruolo in silenzio, ha proseguito con i suoi numeri. Il "suo ruolo" gli piace pure. È rimasto il pilastro più certo della squadra, ciò pur non essendo il primo degli Warriors. Forse più costante anche del suo amicone pazzo, Steph Curry. Nei momenti complicati, dal nulla, c'è da dare la palla a Thompson. 

Tutti amano Klay Thompson  
Il cronometro resta inchiodato su 2:22. Klay si rigira, viene inquadrato un tifoso. Poi un altro. Un altro ancora. Anche gli avversari sono disperati. Perfino l'avversario dell'ultimo mese, quel vip canadese di Drake è preoccupatissimo.
E poi... dopo l'infortunio di Durant, un altro problema fisico no! I medici sono intorno a Klay, le signore hanno la mano davanti la bocca, rivedono quel replay. La gamba si è piegata, tutta storta in una posizione davvero innaturale. Il frame è un disastro, è sconvolgente. Klay si tiene stretta la gamba dolente. E torna negli spogliatoi, fuori hanno tutti il fiato sospeso. Gli vogliono tutti bene.  
Per la verità, Thompson con i Golden State Warriors i suoi 3 titoli li aveva già conquistati. Si era fatto conoscere dalla gente.
Klay ha una personalità magica, è "the nicest man in the league" non a caso.
Di aneddoti straordinari ce ne sono tanti. Per esempio una sera del 2017, gli Warriors avevano appena guadagnato la finale. Tutti mangiavano, bevevano, festeggiavano. Chiasso insomma. Lui invece si è avvicinato a due bambini di un tavolo esterno e gli spiega come si fanno gli aeroplanini di carta, li lancia a mano. Oppure sappiamo di quando Klay, nel 2015, stava discutendo il suo nuovo contratto. Dunque, nella trattativa, si alza nel bel mezzo del rinnovo e dice: "devo tornare a casa, do da mangiare a Rocco (il suo bulldog, ndr)". Perchè Klay non tiene a nulla più che al suo bulldog, è risaputo!
Ci arrivano tante notizie: un' altra volta era da poco entrato in NBA e girava nell'aereoporto della sua città natía: Los Angeles. Lo riconoscono degli amici del liceo: Klay è quello con uno zainetto rosa delle elementari sulle spalle. Eppure, in quell'attimo del 14 giugno 2019, Klay è solamente negli spogliatoi.  

Klay Thompson è degli Warriors  
Quel gran pezzo di triplomane, un bel tiratore da tre punti. Nella top-5 all-time sicuramente. Il palazzetto è con il fiato sospeso. Tutti soffrono per l'uscita di scena di Klay Thompson. Incomincia a venir fuori qualche rumorio. Ancora cronometro bloccato a 2:22. I protagonisti sul campo si scuotono. Un momento! Che succede? Ma quello è Klay Thompson! Thompson esce dagli spogliatoi... si era ricordato che il fallo era su di lui, avrebbe tirato lui quei due tiri liberi, lui che al momento era il miglior realizzatore dei suoi Warriors (30 punti). Scrosci di applausi! Danny Green, amareggiato, si scusa prontamente. E Thompson cammina in maniera limpida. Non zoppica. Manda dentro il primo tiro libero, pure il secondo. Time out e viene spedito negli spogliatoi, sulle sue gambe. Warrior.
Il giorno dopo i Raptors erano campioni NBA, subito arriva il verdetto: Klay Thompson - Rottura del tendine d'Achille. Catastrofe. Vuol dire un anno intero fuori. Il peggior infortunio possibile per un cestista. Allenamento, allenamento, allenamento e ripresa. Per tornare al top. Un anno così. A giocare sui nervi e sulla testa oltre che sulle gambe per tornare al meglio. Per tornare Klay Thompson. Un anno di pausa.  

Klay Thompson tra i trifogli  
È il 2020. Sta per incominciare la regular season, la nuova stagione NBA. Nella scorsa annata sono i Lakers i campioni proclamati. Klay Thompson torna a sorridere. Ma a pochi giorni, la doccia più fredda possibile: problema ad un ginocchio, invece è rottura del legamento crociato. Un altro anno fuori. Sconforto. Disastro. Fine. È la parola fine? Come è possibile? Ancora! Thompson è visibilmente scosso, tutti si cingono metaforicamente intorno a lui. Tutti intorno al terzo violino. All'uomo che rappresenta l'ordinarietà più straordinaria nel mondo dello sport. Il suo amore è viscerale per la pallacanestro, nessuno nel campionato lavora più sodo di lui. A nessuno nel campionato piace così tanto giocare sul parquet. E Thompson è sì la migliore normalità esistente, infatti, come tutti, è sfortunato.  
Lo Splash Brother si è affidato per tutta la sua carriera ai tiri da tre. Ora, quel tre lo ritrova pure nel prato. Possibile non ci sia un quadrifoglio! Un prato di trifogli, vuoto: la Sfortuna! Nessun quadrifoglio. E Klay rimane disteso due anni e mezzo sul prato, guardando il cielo, distrutto. Solo trifogli. Solo trifogli. È una maledizione. Ma sorride, amaramente.

Klay Thompson per Natale (o forse prima!)  
"Fatecelo vedere! Fatecelo vedere!" È Flavio Tranquillo! "Fateci vedere, non penso su questo canale sia possibile, ma questo è un momento emozionante! Ma fatecelo vedere, è un evento di un'importanza straordinaria!" Klay, a distanza di due anni e mezzo, si sta allenando con la squadra! In questi mesi ha fatto tantissime cose: ha giocato con il suo cane Rocco, si è presentato alle interviste intromettendosi, scalpitando per il rientro, è andato a nuotare nella Baia, ha comprato una barca, ha portato i compagni di squadra più giovani con lui sulla barca, ha aiutato il suo team con la presenza costante, si è allenato. Ed ora è (quasi) tornato. Manca pochissimo. Oggi si allena con la formazione B dei Golden State Warriors, i Santa Cruz Warriors della G-League. Forse tornerà a giocare in NBA il giorno 25 dicembre!  
Per noi appassionati di basket è un momento da commozione. Durante tutto questo tempo, abbiamo empatizzato con lui. O forse no, comunque gli siamo stati vicini. È un fatto che ha colpito tutti, Klay Thompson non ha haters. Abbiamo tutti il cuore fuori dal freezer, si sta sciogliendo.
Ma... per me è speciale. L'infortunio di Klay Thompson coincide con i primi mesi in cui ho cominciato a seguire la pallacanestro. Ed il suo ritorno in campo è per me la fine della mia prima fase di conoscenza dell'NBA. Da quando ho cominciato a seguire la pallacanestro americana, Klay Thompson è stato sempre infortunato. Ed ora no. In effetti mi era bastato molto poco per rimanere folgorato da un uomo così normale, con un tiro perfetto e poi amato da tutti. Klay, l' ordinario più straordinario. Ed ora, questo angelo di giocatore è tornato. Era mancato alla Baia. Tip! Qui! Un quadrifoglio! Forse. Ti sembra un quadrifoglio?
Gli Warriors sono candidati al titolo, ritrovano Klay Thompson! Noi aspettiamo solo te.
 
Ben tornato Klay, sarà emozionante!

Damiano Fallerini