Di Piero Angela si potrebbe dire il mondo. Perché del mondo, e di tutto ciò che ci circonda si è sempre interessato. Sono giorni che penso a cosa poter scrivere, in che modo poter omaggiare un uomo che con la sua dipartita, lascia un vuoto, umano e intellettuale, colmabile quasi esclusivamente dal figlio Alberto, che come lui, nutre un amore sconfinato per la scienza e la divulgazione. La capacità di insegnare, di trasmettere la scienza alla stregua di un gioco di apprendimento, ma soprattutto la curiosità di conoscere, tutto questo era Piero Angela, e tutto questo aveva in mente di essere: “Sono stato un pessimo studente, a scuola mi annoiavo mortalmente”, questo in linea di massima il pensiero del divulgatore scientifico, pioniere in Italia in tal senso. E’ la curiosità il lascito maggiore. La voglia di scoperta, di imparare attraverso la sperimentazione, il ‘gioco’. “Ludendo docere”: l’antico detto latino, il ‘mantra’ della sua vita. Fino all’ultimo respiro, contrario ai ‘modi’ della scuola italiana, totalmente da rifondare, in quanto troppo spesso pura teoria senza pratica, senza emozione. 

La scuola in definitiva dovrebbe insegnare a diventare intelligenti. E anche pratici, per potersi autogestire in modo valido. Cioè fare in modo che, una volta che si è davvero dimenticato molto di ciò che si è imparato sui banchi, emerga però un cervello che è stato allenato a rispondere bene agli stimoli ambientali, che è capace di adattarsi, e di affrontare in modo corretto i problemi. Usando anche in modo costruttivo la creatività: intesa non come una pseudo-immaginazione un po' allo sbando, ma come uno strumento per costruire ogni volta qualcosa di concreto.“ (dal libro quark economia)

Potrei sciorinare biografia e scoperte, lauree ad honoris e medaglie al valore, libri e scritti, trasmissioni e testimonianze. Potrei dire che ha fatto “Quark”, poi “Superquark”, come sono nate le idee che hanno condotto a queste trasmissioni; potrei significare come ha cambiato il concetto di insegnamento, ma oltre ad essere un qualcosa che ‘sanno anche le pietre’, risulterei noioso, e farei un dispetto a Piero, che in ogni singola puntata, in ogni lezione, ha cercato di non esserlo, facendo amare la scienza anche a chi proprio non ne vuole sapere. E allora mi sono chiesto “Che cosa tra le tantissime che ha fatto, ti ha colpito maggiormente?” Non posso dare una risposta ‘realistica’, perché è stato un ‘faro’ per intere generazioni, non ho neanche la minima idea di quante avventure abbia vissuto. So per certo però, che ha assistito da vicino alle varie spedizioni lunari, e la luna mi ha sempre affascinato tantissimo.

Ricordo l'emozione di tutti coloro che avevano lavorato all'impresa, i responsabili della base con le dita incrociate, i familiari degli astronauti. Andai a vederli all'uscita, con la valigetta, mentre salivano sul pulmino che li avrebbe portati all'ascensore per salire sul razzo. L'emozione più forte? Sicuramente la partenza, con quel rumore che prendeva allo stomaco, le vibrazioni, il countdown dello speaker che scandiva i secondi con voce anonima e insieme partecipata".

Questo uno stralcio di quanto raccontato dal ‘Piero nazionale’, in occasione del cinquantenario dell’allunaggio, nello speciale “Quella notte sulla luna” del 20 Luglio 2019: cinquant’anni dopo, ancora a Cape Canaveral per rivivere - immagino - una delle emozioni più grandi tra tutte quelle provate in un’intera esistenza di scoperta. Colloqui con ingegneri aerospaziali, a tu per tu con gli astronauti che hanno cambiato la storia, accanto a Neil Armstrong e Buzz Aldrin, perfettamente a suo agio, con il solito garbo e l’umiltà di chi chiede solo ‘come’ e ‘perché’. E poi l’adrenalina di sentirsi parte di quell’evento sensazionale, unico, che avrebbe cambiato gli equilibri del mondo e nella corsa allo spazio tra Russia e Stati Uniti; la sensazione di essere ‘vivo’, lì, dove si sarebbe scritta una pagina memorabile, tra personalità della scienza e con i giornalisti più ‘quotati’ di ogni paese…immedesimarsi diventa persino difficile. 

Te lo sei meritato tutto, Piero. Non ci poteva essere uomo più degno. Eri esattamente dove dovevi essere, la semplicità condotta nello spazio, sulla luna, tra le menti migliori, con gli uomini che hanno fatto la differenza.

"La creatività è soprattutto la capacità di porsi continuamente delle domande": e creativo lo era eccome! 
Amava la musica, suonava il pianoforte e coltivava la passione per il jazz; amava dipingere, scolpire, disegnare, si interessava a tutto, inevitabilmente anche allo sport e al calcio. Tifoso della Juventus  - proprio perchè anche i migliori hanno difetti - parlò della sua fede a "quelli che il calcio", ai tempi programma condotto da Fabio Fazio, dove non nascose che fosse abbastanza semplice tifare per i bianconeri, e nel farlo elogiò i tifosi granata: 
"Devo ammettere che è facile essere tifosi della Juventus, una squadra che un anno sì e l'altro no vince il campionato. E' molto più nobile essere tifosi del Torino, che fa soffrire i suoi sostenitori, e che proprio per questo richiede tanta dedizione e tanto amore". 
Insomma, attenzione a ogni materia, qualsiasi cosa potesse essere oggetto di apprendimento, occhi aperti all'intero scibile, al punto che Alberto nel discorso d’addio: “ho avuto la sensazione di vivere con Leonardo Da Vinci”; forse con meno intuizione nell’inventare, sicuramente con pari curiosità di scoprire.
Quanto valore avrebbe avuto, una discussione con Piero Angela? Rapiva già soltanto con i modi, al di là della dialettica più o meno fine. 
Credo di aver fatto la mia parte, fatela anche voi per questo nostro difficile paese”: nel congendarsi, un invito a tutti di fare il possibile, dare se stessi per accrescere il valore dell’Italia. Ci proveremo caro Piero. Essere alla tua altezza, diventa una scalata senza bombole di ossigeno. Alberto, certamente è, e sarà degno di te, ma lo sai, anche per questo, hai lasciato con serenità. Hai avuto la vita che volevi, e sei andato via senza crucci. Forse l’unico rammarico è non essere riuscito a salire su uno shuttle con destinazione luna, o non aver avuto il tempo di vedere un robot su Marte, ma sono abbastanza certo che ovunque sarai, quando succederà ti riserveranno il posto dalla prospettiva che meriti: in tribuna d'onore con vista pianeta rosso. 

Grazie per ogni parola Piero, per ogni pensiero che aiuta a capire la terra, il mondo e l’universo nella sua interezza. Grazie per le domande che hai posto e ti sei posto, gli interrogativi che pur non avendo risposta, aprivano le porte della mente, della curiosità. Grazie per essere stato il ‘volto’ della scienza per gli italiani, in Italia e nel mondo; grazie per aver racchiuso in una ‘sigla’, migliaia di ricordi per milioni di persone. Grazie di averci condotto 'per mano', con semplicità, 'nelle piccole cose'.

Ciao Piero, spero che nell'ultimo viaggio avrai le poche risposte che mancavano all’appello. 
Buona fortuna!