Si scrive calcio, ma si legge football, perchè passano gli anni e se il progresso si è abbattuto anche sullo splendido sport del pallone, rendendolo più ricco e patinato, non può intaccarne quelle emozioni ogni volta uniche e diverse, racchiuse in una partita di calcio.  Non importa se a giocarla sono bambini in un campetto improvvisato, o professionisti negli stadi più famosi e conosciuti nel mondo, ci sarà sempre chi saprà apprezzare sport e spettacolo.

Ho voluto iniziare da questo concetto per analizzare quanto la nostra passione e presunta competenza, sia facilmente offuscata dal "Grande Nome". Dal Calciatore Divo, che sposta gli equilibri sportivi, diventando troppo spesso più importante della squadra. Messi, CR7 o Neymar, tanto per fare dei nomi, campionissimi conosciuti in tutto il mondo, idoli di milioni di sportivi, amati da tutti, osannati a prescindere che la squadra vinca, pareggi o perda. Una situazione totalmente illogica, poco evidenziata perchè serve più il "personaggio" del collettivo, ma che viene messa ciclicamente in risalto da quegli allenatori che percorrono altre strade, che credono prima nel gioco e poi nel risultato. Quelli che mettono ancora l'uomo, l'atleta (che poi è un ragazzo) al primo posto, prima degli schemi e di molto altro, ma parte di un gruppo importante quanto lui. Penso a Rocco, Liedlom, Sacchi, Ancellotti e ora Pioli, tanto per restare in ambito milanista, ma anche Lippi, Zeman, Gasperini, Klopp e anche quel Ralf Rangnick, che ho tanto osteggiato, ma che ha percorso strade alternative.

Ecco la differenze fra squadre fatte di "figurine" o di calciatori, bravi o non, che solo il campo può sancirne le qualità e non i commenti giornalistici o le simpatie. In Europa sono pochissime le Società a scegliere la prima soluzione, viceversa sono moltissime a giocare come ragionano e cioè pianificando il calcio in maniera sostenibile, perchè il costo delle "figurine" è troppo oneroso e non ce lo si può più permettere a prescindere dal Covid 19.  In Europa hanno privilegiato il gioco moderno, il gruppo e il collettivo, come fatto in Italia dall'Atalanta. Un percorso che è diventato obbligato e voluto anche dal Milan. Troppo lontano dal tornare a vincere e con bilanci troppo costosi e insostenibili. Non potendo comprare campioni affermati, troppe volte più utili per fare abbonamenti e riempire lo stadio, cercando sponsors, che per ottenere almeno la qualificazione alla Champios, la Società si è affidata al gruppo. Tanti giovani e pochi giocatori di esperienza. L'unico, il vero titolare del Milan, quello più importante e insostituibile, non è più un singolo giocatore, ma il gruppo.

Una strategia che, (fortunatamente) ha dato subito risultati confortanti, consentendo di poter continuare su questo percorso con moderata serenità. Nel giorno in cui sua "Maestà" Cristiano Ronaldo, viene criticato e additato quale principale colpevole dell'eliminazione della Juventus, un manipolo di ragazzi del 99, salgano alla ribalta. I loro nomi? Dalot, Krunic, Tomori o Meite, così uguali a Mussi, Evani o Colombo, che stampa e tifosi ritengono non all'altezza per vincere Coppe o Titoli, ma che quando diventano un gruppo,  vero e compatto, può affrontare ogni avversario senza timori reverenziali. Il Milan visto a Manchester inorgoglisce ogni tifoso, è la vittoria del gioco, del lavoro e del gruppo, in una parola solo del calcio. Pioli è la guida, non ha la bacchetta magica, propone le sue idee e soluzioni, che sono le stesse da sempre, ma che solo supportate da impegno, sudore e sacrificio portano a concretizzarsi. Perchè se sei in barriera e ti sposti quando arriva il pallone puoi chiamarti Ronaldo o Cicciobello, avrai fatto il medesimo sbaglio. Certo il primo sarà ugualmente sempre presente in ogni formazione di fantacalcio stilata da qualsiasi tifoso, ma come il secondo non solleverà la coppa del vincitore.

Forse i grandi Campioni del passato, penso a Pelè a Crujff a Rivera e Maradona, hanno saputo l'importanza del gruppo, elevandosi senza fare ombra, ma forse è il mio romanticismo a farmelo pensare. Campioni, ieri, come oggi, ma parte del più bel gioco del mondo, che si gioca 11 contro 11 e si chiama ..... FOOTBALL.