Torino-Milan era il classico impegno sbagliato nel momento sbagliatoin quanto il Torino, oltre che essere una squadra in gamba, sa impedire agli avversari di giocare. Può anche perdere, ma non fa mai fare bella figura all'altra squadra, trasformando l'impegno di quest'ultima in una pratica di penitenza. Veleno puro per chi torna da Zagabria, dopo aver giocato contro un avversario che non perdeva in casa da 35 match, e si appresta a giocare contro il tignoso Salisburgo, che nelle partite contro il Chelsea ha fatto miglior figura del Milan. Per di più, Pioli ha ignorato questa situazione, di per sé critica, schierando ancora Diaz a centrocampo e non avveniva da Napoli-Milan, terminata con una sconfitta, guarda caso. Non solo, ma ha chiesto a Diaz di giocare alla Zidane, ovvero di essere contemporaneamente in regia, con compiti di copertura, e di cercare di sorprendere il Torino facendosi trovare oltre la linea della palla. Il trucco ha dato l'impressione di funzionare solo per i primi minuti. L'effetto sorpresa, poi, è andato smorzandosi con rapidità letale, fino a svanire al quarto d'ora della prima fase. L'effetto autentico del Diaz centrocampista, una mossa alla Tafazzi (quello che si bastonava gli zebedei), è stato il venir meno della cinghia di trasmissione del motore rossonero, che ha finito per far girare a vuoto tutta la squadra.
A fine primo tempo, la partita non era decisa, ma era nettamente in discesa per un Torino che giocava in maniera efficace sulle ali dell'entusiasmo. I cambi hanno cambiato gli interpreti lasciando intatto l'assetto tattico del Milan, con un De Ketalaere che, a sua volta, nulla ha a che spartire con Zidane. I cambi sono serviti, al massimo, per evitare il tracollo, un po' come a Londra contro il Chelsea sul 3-0. Dest, quantomeno, non era a rischio espulsione come Kalulu, già ammonito, Rebic era meno svagato di Leao, anche se il punteggio lo rendeva molto nervoso, e De Keta era almeno fresco.

Si era visto subito che Origi giocava unica punta in un 4-2-1-2-1, nel quale Messias e Leao giostravano arretrati rispetto al centravanti e Diaz era a centrocampo nella solita posizione di regista arretrato. Lo schema era effettivo e non mascherato, ma presupponeva che Diaz giocasse alla Zidane ovvero come quei giocatori alla Di Stefano, almeno secondo i racconti di chi ha avuto la fortuna di vederlo giocare. Parlo di quei giocatori universali che per tutta la partita li trovi un po' ovunque per il campo con grandi risultati. Nei primi minuti, Diaz ha lanciato Leao, che si era inserito in seguito a un arretramento di Origi. Il pallone è rimbalzato alto e non era facile da addomesticare. Subito dopo, Diaz stesso ha sfruttato un altro arretramento del centravanti, facendosi trovare al posto di Origi per servire il compagno portoghese. Un tocco a sinistra per un pallone che avrebbe messo dentro anche Zardoronz, ma che Leao ha ciccato. Come scritto su, Leao aveva la testa altrove, al Salisburgo con ogni evidenzaPoi, ai minuti 7°, 14° e 15°, Diaz si è visto oltre la linea della palla quando gli avversari ne erano in possesso, segnalandosi invece a centrocampo e, addirittura, in marcatura al limite dell'area di rigore in altre occasioni.
Scoccato il quarto d'ora di match, come era logico attendersi, è giunto il caos per l'incolpevole spagnolo e, con lui, per tutta la squadra
, che ha smarrito i collegamenti. L'impegno nell'essere ovunque ha esaurito la capacità del ragazzo di Malaga di colmare l'inadeguatezza a un ruolo che, come già detto, sarebbe stato su misura per Zidane, non a caso un grande della storia calcistica. Lo stesso Juric ha registrato il suo pressing fasandolo rispetto a ciò che si vedeva in campo.

Qui dobbiamo fare un appunto tattico.
Il Torino di Juric non rende densi gli spazi, ma rende denso lo spazio ovvero la zona del campo in cui c'è il pallone e quelle, diciamo così, limitrofe. In questa maniera, Juric soffoca con marcature triple o quadruple la manovra avversaria e, quando i suoi sono in possesso di palla, può far circolare più velocemente la sfera mandando a vuoto gli avversari. Se sei ben messo in campo e concentrato, ti asciughi un po' di sudore, sputi un po' di sangue, ma alla fine porti a casa il risultato. Se così non fosse, il Torino sarebbe invincibile e primo a punteggio pieno, no? Se sei slegato, però, finisci incornato dal Toro, come il torero Manolete, interpretato sullo schermo da Adrien Brody. Diciamo che Juric è stato il toro che incornò il matador e gli recise l'arteria femorale, senza ucciderlo. Le scelte tattiche superficiali di Pioli, tuttavia, hanno sortito l'effetto della trasfusione di sangue sbagliata che ammazzò per davvero Manolete.

Ora, come abbiamo fatto notare, nel primo tempo ci sono sono stati 2 giocatori in meno, cioè Leao e Diaz. Il tecnico non poteva prevedere la serata di Leao, ma la collocazione tattica di Diaz ricadeva in toto nella sfera di competenza e di controllo di Pioli. E' ormai evidente che Diaz è un attaccante e non rende al meglio se messo in cabina di regia offensiva o gli si chiede di essere ovunque. Come già scritto su, sbagliando posizione e compiti per Diaz, Pioli ha fatto saltare la cinghia di trasmissione del motore rossonero, scollegando tutti i reparti. Ciò ha amplificato alcuni punti deboli che i rossoneri hanno, ma che riescono a compensare quando sono messi bene in campo. Djidji ha colpito di testa fra 4 rossoneri, perché capita che i difensori del Milan siano troppi in area a chiedersi chi sia in carica per la zona in cui si trova l'avversario. In occasione del gol di Miranchuk, lo sbando era tale che i granata hanno allargato la difesa rossonera a piacimento mandandola nel panico. Le reti sono state un 1-2 rapido che ha mandato al tappeto il Milan, il quale è già lungo di suo, ma se scolleghi i reparti, lo trasformi in un pugile con la guardia perennemente abbassata. 
In occasione di entrambe le reti, Tata è partito in ritardo, ma come si vede dal basso, era coperto in entrambi i casi e chi ha giocato in porta sa quanto è difficile partire in tempo in certe situazioni.

Chi scrive era certo che, prima o poi, Pioli sarebbe tornato sul luogo del delitto.
Da quasi 2 anni e mezzo ha battezzato Diaz come centrocampista di raccordo fra centrocampo arretrato e attacco (il ruolo di Chala) oppure come regista offensivo. In quei ruoli si è visto quasi sempre il Diaz inutile, se non dannoso, alla squadra. Non a caso, come si è detto, Diaz aveva giocato l'ultima volta in quel ruolo in occasione di Milan-Napoli 1-2. Come attaccante o, comunque, giostrando più avanzato, lo spagnolo tascabile aveva fatto meraviglie, ma Pioli è convinto di avere fra le mani un elemento alla Di Stefano e che i fatti prima o poi gli daranno ragione.
 
Ieri, per inseguire tale obiettivo, ha mandato i suoi alla deriva. Ha poi cercato di mascherare l'errore sostituendo Diaz nella ripresa insieme a Leao, cambiando gli interpreti senza modificare il copione. Ok, sostituendo il portoghese, inutile ieri vista la serataccia, lo ha preservato per mercoledì, quando si spera sia più sul pezzo. Ma Diaz non era affatto deconcentrato e non aveva giocato a Zagabria,  ma aveva corsa e stava sputando l'anima, anche se a vuoto. Sarebbe stato più produttivo dare allo spagnolo almeno metà ripresa in attacco protetto alle spalle da un centrocampo rinforzato. Così facendo, tuttavia, sarebbero stati evidenti gli errori tattici iniziali. 

Si è detto che il Toro era l'avversario sbagliato nel momento sbagliato, ovvero giunto fra incontri di coppa decisivi, ma Pioli ha gestito la partita come se fosse un incontro qualsiasi. Un po' come ha fatto in Milan-Chelsea, quando ha aspettato ben 15 minuti per correggere la squadra dopo l'espulsione di Tomori. In entrambi i casi, era possibile che, nonostante l'errore, si verificasse un episodio favorevole. Nel primo quarto d'ora di ieri, la sorpresa per la posizione e i compiti di Diaz avrebbe potuto fruttare la rete di Leao, così come Giroud avrebbe potuto pareggiare in Milan-Chelsea. Ma una partita non dura 15 minuti e non si può puntare tutto sull'effetto-sorpresa, perché la sorpresa finisce presto, oppure sull'episodio, come i giocatori d'azzardo. A volte gli episodi sono favorevoli e a volte no, perché i fattori che determinano il buon fine dell'episodio sono tanti e i giocatori sono soggetti alla normale fallibilità umana. 

Ovviamente, come un ritornello periodico, è tornato il leit-motiv della campagna acquisti sbagliata. Del resto, non potendo criticare dopo due partite vinte con 8 gol contro 1, si aspetta il momento in cui le cose vanno male. Il problema è che, le critiche partono, per quasi tutti i giocatori, da un presupposto senza senso: i nuovi sono stati impiegati poco o niente. La relazione fra scarso impiego del giocatore e relativo valore lascia il tempo che trova, in quanto presuppone che un allenatore sappia valorizzare i nuovi innesti, cosa che nel caso di Pioli non è affatto certa. Kalulu, infatti, è stato lanciato quando si era infortunato Kjeaer. Altrimenti, aveva spesso lasciato il posto a meteore come Dalot. Adli è stato impegnato, tutto sommato poco, per dare giudizi. Vrancx e Thiaw, nei pochissimi minuti giocati, hanno fatto molto bene. Dest ieri è entrato nell'Inferno e non ne è uscito male. Il fatto è che l'allenamento non basta a integrare i giocatori, perché il vero amalgama si vede nell'arena contro gladiatori veri, non nelle esercitazioni. Anche un quarto d'ora giocato a match, con continuità, farebbe bene. De Ketalaere, in effetti, è stato insufficiente  e anche ieri ha fatto vedere che spesso, presa la palla o superato l'uomo, se la tiene finendo per farsi chiudere. E' di certo indietro da questo punto di vista.
Per certi versi, il risultato non rende a pieno l'idea di quanto il Milan abbia sbandato a Torino. Il gol rossonero è venuto da un pasticcio difensivo dei granata e il difensore stava dando fastidio al proprio portiere, più che proteggerlo. Ma la spinta di Messias al difensore del Torino era identica a quelle sulle quali il Milan ha preso gol a Oporto (spinta su Bennacer) o ha visto espellere Theo (spinta a Krunic) e per le quali, a suo tempo, si è lamentato.
Se ci siamo lamentati allora, dobbiamo riconoscere che Juric ha avuto diritto di lamentarsi ieri.

Il gol è stato ininfluente ai fini dei 3 punti, ma Juric non poteva sapere che lo sarebbe stato.