Quando li ho visti non ci credevo. Seduti vicini sul divano di Tiki Taka che commentavano la giornata di campionato. Erano proprio loro. Christian Vieri e Antonio Cassano. Il Bobo nazionale e FantAntonio.
Il primo, nella sua carriera, lo abbiamo visto addobbato in tutti i modi. In principio con il colore celeste dei Marconi Stallions, squadra australiana dove in età adolescenziale mosse i primi passi prima di approdare in Italia.
Nel Bel Paese cominciò la sfilata di maglie colorate. A 17 anni assaggia sprazzi di serie A con il granata del Torino e l’anno successivo, in serie B, il primo nerazzurro della sua vita: quello del Pisa. Passa al giallorosso del Ravenna, per poi indossare un arancioneroverde veneziano. Il primo vero test nella massima serie, lo affronta con il secondo costume nerazzurro, ovvero quello dell’Atalanta. Arriva Luciano Moggi, che gli sfila la maglia e gli fa indossare il nobile abito bianconero. Vince (quasi) tutto, ma quel colore lo rattrista, e così decide di provare che effetto fa su di lui il biancorosso di Madrid, sponda Atletico. Dopo un anno vissuto tra paelle, sangrie, gol e movida, sente nostalgia della prima maglia, quella che indossava nella terra dei canguri. La divisa della Lazio gliela ricorda. Via, si ritorna nella madrepatria. Destinazione Roma. Ma alla fine della stagione, ritorna il solito motivetto “nostalgia, nostalgia canaglia”.
Si ricorda che il nerazzurro gli donava. Ma non uno qualsiasi. Ora ci vuole un nerazzurro lussuoso. La maglia dell’Inter gli sta a pennello. Nella città della moda, sfila 6 anni con quell’abito. Era diventata la sua seconda pelle. Come la t-shirt della Sweet Years, che mostrava ad ogni gol segnato. Quante vendite ha fatto quel marchio. Poi, dato che Bobo a Milano ormai è di casa, si leva (oltre alla maglia) la soddisfazione di provare il rossonero. Ma non è la stessa cosa. La combinazione di quei due colori non gli garba. Otto partite sono sufficienti. Vieri ha voglia di casinò e di spiagge.
Emigra così a Monte Carlo. Però deve anche giocare. E’ pagato per quello. Il biancorosso spagnolo gli ha portato bene, ma con quello francese del Monaco non è stato altrettanto fortunato. A causa di un infortunio disputa solo sette partite. Nell’annata in cui gli azzurri della nazionale si sono rivestiti d’oro a Berlino. E doveva esserci anche lui. La maglia nera della sfortuna non gliela toglie nessuno. Si sposta nella vicina Liguria, perché gli hanno detto che almeno una volta nella vita bisogna provare la maglia più bella del mondo: quella blucerchiata della Sampdoria. Ma quando la indossa non prova nessuna libidine. La canzoncina di Albano e Romina riappare in suo soccorso e poche settimane dopo lo troviamo ancora con il nerazzurro bergamasco.Sono stato a Torino, a Roma e a Milano, ormai mi resta ancora poco da giocare. Non posso chiudere la carriera senza passare da Firenze”. Ed ecco che per lui è pronto anche il color viola. Un anno può bastare. Ennesimo e ultimo ritorno a Bergamo, per rivedersi in maglia nerazzurra e poi giù il sipario. In queste estati lo si è visto prevalentemente sulle spiagge di Miami e in quelle italiane a petto nudo o con canottiere fosforescenti, mentre si destreggiava a tornei di footvolley con la sua Bobo Summer Cup.
Il Vieri opinionista in studio o commentatore a bordo campo, sembra irriconoscibile. L’ex bomber, che nella sua famosa conferenza vs giornalisti ad Euro 2004 (“sono più uomo io che tutti voi messi assieme”) criticava i media, ora si trova proprio dall’altra parte della barricata, incravattato a bordo campo con microfono in mano a commentare la partita di Champions. Vestito di tutto punto, con camicia e giacchetta elegante. L’unica uniforme che ormai gli mancava da mostrare. Perchè forse, non tutti sanno, che l’abito matrimoniale l’ha già indossato questa primavera. Antonio Cassano, in studio, è più casual. T-shirt e jeans. Semplice, come i tunnel che faceva agli avversari.

Se a Vieri la maglia blucerchiata non ha rappresentato niente, per  Cassano è più di una seconda pelle. E’ stato il colore più importante della sua vita. A Genova la sua stella splende come non mai. Con le sue immense giocate incanta presidente, allenatori, compagni, tifosi e...tifose. Una su tutte: Carolina, quella che diventerà poi sua moglie. Sotto la Lanterna sembra aver trovato la stabilità necessaria per mettere tutti d’accordo con il suo carattere. Quel carattere infuocato, che ha i colori accesi giallo e rossi, come la maglia della Roma. Nella città Eterna, Antonio dà il meglio e il peggio di se. Nascono le vere cassanate. Non che prima ne fosse esente eh, ma a Roma si sa, tutto si ingigantisce all’ennesima potenza.

Vieri e Cassano hanno in comune molte cose. Oltre ad essere (stati) implacabili latin-lover, hanno condiviso anche le stesse maglie di Milano. Anche Madrid li ha ospitati entrambi. Ma mentre Bobo, proprio in Spagna, si è fatto conoscere a suon di gol, Antonio con la più blasonata camiseta bianca del Real, viene tristemente ricordato per il suo sovrappeso, le sue imitazioni e la presentazione a mò di pelliccia e gioielli in mondovisione. Quasi a voler sfoggiare una ricchezza che non ha mai potuto assaporare nella sua Barivecchia. Hanno condiviso insieme l’amarezza in maglia azzurra agli Europei 2004, quelli del famoso tacco di Ibra. Ma soprattuto hanno in comune lo stesso giorno di nascita, il 12 luglio.

Due caratteri tosti, schietti, senza guardare in faccia nessuno quando c’è da criticare, ma allo stesso tempo solari e con la battuta sempre pronta. Con loro le risate sono assicurate. In studio, a differenza degli altri opinionisti, sono meno diplomatici. Meglio così. Sennò sai che noia.
Mister Pierlugi Pardo non poteva schierare tandem migliore per questo inizio di campionato.