IL MARTELLO - Antonio Conte, nel corso degli ultimi anni, si è attribuito il nome di ammazza-campionati. L’allenatore Pugliese, da calciatore, è sempre stato molto combattivo e da allenatore ha ribadito questo concetto. Cresciuto nelle giovanili del Lecce, passa alla Juventus dopo 9 anni ai giallorossi, diventandone una bandiera. Il bianconero gli dona e con i Torinesi vincerà una Coppa Uefa, una Champions League e una Coppa Intertoto, oltre che ben 5 titoli Nazionali. Da calciatore ha sempre avuto tanto carisma e una personalità invidiabile, tanto da avvalersi del soprannome di “Martello” proprio per il suo aspetto instancabile durante i match. Arma a doppio taglio per il tecnico 54enne, la fame di vittorie lo ha reso capace di ribaltare diversi pronostici, portando alla vittoria squadre tutt’altro che favorite. Dall’altra parte, peró, questa ostinazione a vincere lo hanno spesso “distrutto” fisicamente e psicologicamente quando le sue squadre ottenevano una sconfitta, riportando il tecnico ad una dimensione normale. 

AREZZO - Antonio Conte aveva espresso la sua volontà di allenare già durante il suo ritiro dal calcio giocato. Alla Juventus l’ombra di Fabio Capello rese impossibile l’approdo sulla panchina da parte di Conte, che partì dal Siena, come vice-allenatore di Luigi De Canio. Rimase a fare il vice solo un anno, nel 2006 infatti, firmó con l’Arezzo come capo allenatore, in una squadra che avrebbe iniziato il campionato di Serie B con 6 punti di penalizzazione a seguito del processo di Calciopoli. Quell’Arezzo è un mix di calciatori esperti come Antonio Floro Flores e di giovane speranze come Andrea Ranocchia o Romulo. L’esperienza di Conte dura solo fino a fine ottobre, il 31 Ottobre dello stesso anno, infatti, venne esonerato e sostituito da Maurizio Sarri. Conte ha cosi tempo per continuare a studiare da allenatore, fino al 13 marzo, data in cui viene richiamato per riprendersi il posto di Maurizio Sarri. Nelle ultime 10 partite, la squadra riesce a fare 24 punti, ma all’ultima giornata sfuma la possibilità di salvezza, dilaniata anche dai punti di penalizzazione citati in precedenza. Da non sottovalutare, la conquista dei quarti di finale in Coppa Italia, ottenuti battendo 1-0 il Milan di Carlo Ancelotti. 

BARI - Il buon calcio espresso da Antonio Conte ad Arezzo, lo porta all’attenzione del Bari, che nel 2007 lo nomina allenatore al posto del dimissionario Giuseppe Materazzi. Il presidente Vincenzo Matarrese incarica il d.s. dei Galletti, Giorgio Perinetti, che aveva già lavorato con Conte al Siena, di offrire la panchina di quelli che fino a quel momento erano stati per lui solo dei grandi rivali. Il 29 dicembre 2007 il tecnico leccese accetta di allenare il Bari, fra l'incredulità dei suoi concittadini e dei tifosi leccesi. Conte inizia subito a spronare, psicologicamente e fisicamente, la sua rosa, grazie anche all’aiuto di Stefano Boggia, nuovo preparatore atletico Barese.
Nei primi tempi sono tante le sconfitte, quasi 1 ogni 2 partite, ma la società sa su chi ha fatto affidamento e concede pazienza al tecnico, avendo ragione, visto che il Bari terminerà il campionato all’undicesimo posto, con un’annata straordinaria del portiere Jean Francois Gillet. Il Bari vuole sognare più in grande e nella stagione successiva, oltre a confermare il tecnico, viene fatto un mercato all’insegna della qualità. I Galletti, trascinati dal loro condottiero in panchina, sono protagonisti di una cavalcata entusiasmante che culmina con la vittoria del campionato di Serie B e la promozione in Serie A l'8 maggio 2009 con 4 turni di anticipo, in seguito al k.o. dei rivali del Livorno contro con la Triestina. In mezzo anche un episodio curioso che alimenta la leggenda del tecnico salentino.
Il 28 febbraio 2009 allo Stadio Martelli si gioca Mantova-Bari. Dopo la rete del vantaggio ospite siglata da Guberti, con l'argentino Rivas in posizione di fuorigioco non ravvisata dal direttore di gara nonostante venga sbandierato dal guardalinee, Conte è espulso dall'arbitro Morganti di Ascoli assieme all'attaccante avversario Corona, che riceve il rosso dalla panchina per proteste.
Conte si reca in tribuna, ma i tifosi locali, con il Mantova che è disperatamente in lotta per non retrocedere, e il goal del Bari segnato a loro giudizio con una grave svista arbitrale, lo attaccano ferocemente. Il tecnico dei pugliesi decide cosi di guardarsi il resto della gara in curva. Lui, un leccese in mezzo agli ultras baresi. In campo il Bari non risente della sua assenza e si impone 0-2, con la rete della sicurezza siglata da Parisi.

ATALANTA - Nella stagione del 2009, Conte accetta il rinnovo con il Bari, ma solo tre settimane dopo si dimette, per quei problemi legati al calciomercato che in futuro gli costeranno anche la panchina di Juventus, Inter e Chelsea. Dopo 3 mesi senza squadra, il 21 Settembre 2009, Antonio Conte firmerà con l’Atalanta, creando il suo primo scalpo al triofante curriculum.
Rimane quasi 5 mesi a Bergamo, portando sconfitte e malumori. In dieci partite, colleziona ben 8 sconfitte, culminate con la lite furiosa negli spogliatoi con Cristiano Doni, dopo il match perso con il Livorno. Il calciatore, idolo della folla, si scaglia contro l’allenatore a muso duro e, dopo un paio di pugni contro il muro da parte di entrambi, dovranno intervenire i compagni a dividerli. La dirigenza non vuole assolutamente cedere Doni e cosi, i due saranno costretti a convivere, peggiorando ulteriormente la già disastrosa situazione Bergamasca.
Il 6 gennaio 2010, l’Atalanta perde con il Napoli e, durante tutto il match, i tifosi Bergamaschi inveiscono contro il suo tecnico che, ovviamente, non lascia scappare la situazione, girandosi verso le curva con l’indice davanti alla bocca, provando a zittire i tifosi e a far proseguire il match. Nel post partita, l’allenatore stanco delle offese, esprimerà tutti i suoi dissapori, dicendo che in caso in cui la sua presenza non sia ben accetta, abbandonerà la nave. Gli ultras della Curva bergamasca addirittura lo aspettano, lui per nulla intimidito, li affronta a muso duro. Si sfiora la colluttazione, evitata dal pronto intervento della polizia e della dirigenza, che trascina via l'allenatore dallo Stadio. Il giorno seguente, il 7 gennaio, rassegna le sue irreprensibili dimissioni. 

SIENA - Smaltita questa brutta esperienza, Antonio Conte ricercherà nuovamente il bianconero, sempre in Toscana, sempre al Siena, squadra in cui si accaserà nel 2011. I Toscani guidati dal tecnico Pugliese arriveranno secondi in campionato e riusciranno a tornare in Serie A con 3 giornate d’anticipo, soprattutto grazie al lancio di un attaccante molto forte e prolifico, Ciro Immobile. 

JUVENTUS - Il successo a Siena renderà Antonio Conte uno dei tecnici più promettenti nel panorama Nazionale. Dopo 7 lunghi anni, la Juventus decide di affidargli la panchina della prima squadra, per poter tornare a competere a grandi livelli. La Juventus cambia marcia fin da subito, imponendo il proprio calcio e iniziando a macinare vittorie. Con la vittoria esterna a Lecce dell'8 gennaio 2012, Conte entra nella storia della Juventus eguagliando il record della stagione 1949 con 17 risultati utili consecutivi dalla prima di campionato.
La settimana dopo supera il record stabilendone uno nuovo di 18 risultati utili consecutivi da inizio campionato, col pareggio interno col Cagliari. Una settimana dopo la Juventus ottiene il titolo d'inverno dopo avere battuto 0-2 l'Atalanta. Chiude imbattuto il girone d'andata con 11 vittorie, 8 pareggi, 0 sconfitte.
Il 6 maggio dello stesso anno, vince il suo primo Campionato di Serie A da imbattuto, con il bottino totale di 23 vittorie e 15 pareggi. Il 5 maggio 2013, con tre giornate di anticipo, ottiene il secondo scudetto consecutivo alla guida della Juventus: diventa il quinto tecnico bianconero capace di vincere due campionati nazionali nei primi due anni a Torino.
La stagione successiva c’è l’obbligo di far bene anche in Europa, ma per il tecnico Pugliese sarà sempre un problema competere a livello internazionale.
Il 4 maggio 2014 diventa campione d'Italia per il terzo anno di fila. A fine torneo la Vecchia Signora taglia due traguardi storici: 102 punti in campionato e totale imbattibilità casalinga con 57 punti ottenuti su altrettanti disponibili. Come detto, l’obiettivo Europeo non viene raggiunto e questo fa affiorare le critiche nei confronti del tecnico. La dirigenza e Conte si incontrano e decidono di proseguire insieme, ma a luglio, con un ritiro già avviato, il tecnico abbandona la Juventus e si dimette. 

ITALIA - Il 14 agosto 2014, Antonio Conte, si accorda con la Federazione Italiana Giuoco Calcio per ricoprire il doppio incarico di commissario tecnico della nazionale Italiana e di coordinatore delle squadre giovanili azzurre. Grazie alla vittoria contro l’Azerbaigian nell’ottobre 2015, l’Italia raggiunge la convocazione all’Europeo. In Francia, l’Italia vince il suo girone davanti a Belgio, Svezia e Irlanda ma dovrà arrendersi contro la Germania ai quarti di finale, complici i calci di rigore.
Oltre che la fine dell’Europeo Azzurro, questa sconfitta mette fine anche all’avventura di Antonio Conte alla guida della Nazionale Italiana, incapace di reggere la pressione del fallimento.

CHELSEA - Il 14 Luglio 2016, il Chelsea ne ufficializza l’ingaggio. I Blues, cosi come la Juventus qualche anno prima, vogliono tornare ad essere un Top Club vincente nel mondo. Il tecnico si laurea campione d'Inghilterra alla stagione d'esordio e con due turni di anticipo, diventando il quarto allenatore italiano ad aggiudicarsi il titolo inglese dopo Carlo Ancelotti, Roberto Mancini e Claudio Ranieri. Ottime speranze Europee per il tecnico che vengono infrante dalla seconda annata al Chelsea.
​I Blues vengono eliminati da tutte le coppe, Champions League compresa, e in campionato terminano al quinto posto, decisamente troppo poco per un mercato fatto quasi per vincere la Champions League. Il 13 luglio 2018, a seguito dei soliti problemi dirigenziali e del mancato appoggio dei tifosi, Antonio Conte viene esonerato dalla guida del Chelsea. 

INTER - Il tecnico decide di prendersi un anno sabbatico per ripsoare e riprendersi psicologicamente dall’ennesimo esonero. Il 31 maggio 2019 viene convinto da Beppe Marotta a prendersi cura della panchina dell’Inter, anche qui, con l’obiettivo di riportare la squadra allo scudetto. Il 6 gennaio 2020, con la vittoria per 3-1 con il Napoli, Conte raggiunge le 100 vittorie in Serie A da allenatore, il più veloce a tagliare questo traguardo nella storia del campionato Italiano.
La squadra nerazzurra subirà un lungo periodo di risultati negativi, terminando il campionato al secondo posto. Decisamente meglio in Europa dove, dopo l’ennesima eliminazione ai gironi, riescono ad arrivare in finale di Europa League contro il Siviglia, non riuscendo però a battere gli Andalusi.
La seconda stagione all’Inter, rende Conte capace di un miracolo sportivo, a detta di molti. Dopo 3 mesi di fatiche e risultati non ottimali, i neroazzurri inanellano 9 risultati utili consecutivi, vincendo un po’ ovunque e ipotecando il tricolore. Per il tecnico, si tratta del quarto campionato Italiano vinto da allenatore. Le grandi spese effettuate per riportare il titolo, però, complice anche la pandemia da Covid-19, portano l’Inter nel baratro finanziario e il tecnico Pugliese decide di andarsene e risolvere il suo contratto. 

TOTTENHAM - Il 2 novembre 2021, Antonio Conte viene ingaggiato dal Tottenham, con la medesima intenzione dei club precedenti. Debutto ottimale, con 4 vittorie e 3 pareggi in 7 partite totali, record per gli Spurs. Chiude il campionato al quarto posto, riportando il Tottenham in Champions League dopo due anni di vuoto Europeo.
La stagione seguente si rivela difficile, sia sul piano sportivo sia personale. Nel febbraio 2023 è costretto a lasciare temporaneamente la guida della squadra londinese, per i postumi di un intervento di asportazione della cistifellea e successivo periodo di convalescenza. A fronte di cammini insoddisfacenti sia in campo nazionale sia internazionale, nelle settimane seguenti il rapporto tra Conte e l'ambiente entra definitivamente in crisi: il marzo 2023 gli Spurs ufficializzano la risoluzione contrattuale col tecnico.

MODULO - A livello di gioco, Conte subisce una vera e propria trasformazione totale. Gli inizi della sua carriera da tecnico, presentano un 4-2-4 devoto all’attacco, modulo che verrà poi sostituito dal 3-4-1-2 e dal 3-5-2 definitivo. Quest’ultimo modulo diventa il suo marchio di fabbrica, con un assetto dettato dalla tipica azione iniziata dal playmaker difensivo bravo con i piedi (Bonucci e Bastoni ad esempio) defilato come terzo braccetto di sinistra che, grazie ai suoi lanci lunghi, cerca la punta di peso. Il gioco di Conte però viene definito principalmente dagli esterni, calciatori che devono saper reggere un elevato ritmo partita in grado di fargli rendere bene sia in fase offensiva sia nel ripiegamento difensivo.

MERCANTE D’EUROPA - Antonio Conte è sempre stato definito un tecnico rivoluzionario e vincente, ma scavando nel profondo della situazione, possiamo notare qualche piccola incongruenza, scappata ai meno attenti. I problemi sono da rifarsi principalmente alla sua intelligenza mediatica, alle problematiche dirigenziali legate al mercato e al mancato successo in ambito Europeo. A Bari, nel 2009, il tecnico abbandona la nave dopo che la società aveva auspicato un mercato sciatto e privo di grandi colpi, nonostante i primi anni di grandi investimenti e di pochissime cessioni, se non di esuberi.
A Bergamo, con l’Atalanta, non riesce mai a creare un’affinità, anche minima, con la piazza, che dall’inizio alla fine gli contesta la mancanza di sensibilità verso la sua rosa e verso i tifosi stessi.
Alla Juventus, poi, squadra del suo cuore, decide di andarsene in estate, con pochissimo tempo per sostituirlo e con un progetto già avviato, principalmente perché la società aveva già deciso di non accontentarlo su tutte le richieste fatte in ottica mercato.
Copione riproposto sia al Chelsea che all’Inter. I risultati, a livello Nazionale, vengono sempre raggiunti ma le squadre attuano un gioco quasi provinciale, incapace di creare spettacolo e di far ottenere risultati anche in Champions League.
A tutto ciò va aggiunto che con la nomea ottenuta ad oggi, il tecnico pretende anche un salario non indifferente. All’Inter, ad esempio, 13 erano i milioni percepiti da lui, più 7,5 milioni a testa per Alexis Sanchez e Arturo Vidal, calciatori fondamentali richiesti dal tecnico. Al Tottenham sono quasi 18 i milioni annui richiesti, tutto ciò senza alcun titolo.

Facendo un bilancio tra risultati e spese, la falla è enorme, soprattutto nei top club. Il tecnico pretende che la squadra investa tanto, sia per lui sia per i calciatori che devono essere categoricamente quelli richiesti e questo provoca dei buchi di bilancio incredibili. Calciatori datati ed esperti, come quelli richiesti dal tecnico, hanno bisogno di un grande contributo iniziale per liberarsi dal loro club di appartenenza e poi, essendo campioni fatti e finiti, pretendono anche uno stipendio elevato.
Una volta ottenuto il titolo però, quei calciatori possono solamente restare o svincolarsi, difficilmente si riesce a monetizzare bene su dei 34/35 enni. Oltre al buco di bilancio, questo crea anche una mancanza di programmazione poiché le squadre di Conte, solitamente, esplodono in 3/4 anni, impossibilitate dal dover risanare un bilancio privo anche di successi Europei. Il tecnico poi ha una personalità importante, da prima donna, che spesso lo pone davanti ai successi come estremo protagonista, a discapito della sua squadra, provocando come a Milano,Torino o Bergamo, anche dei malumori interni allo spogliatoio.

A conti fatti, Antonio Conte vince e convince in campionato, ma i buchi lasciati dal suo operato non sono mai stati colmati da una coppa Nazionale.