“A mezzanotte sai... ovunque tu sarai, sei mia” cantava così Adriano Celentano nell’ormai lontano 1968, in uno dei suoi brani più celebri in assoluto dal titolo “una carezza in un pugno” in cui l’amore del protagonista nei confronti della propria donna viene descritto come se assomigliasse ad un flusso di sentimenti controversi: dalla stella che brilla in una mano al pugno chiuso, per poi ritrasfrormarsi in una tiepida ma dolce carezza, delineando un pensiero mutevole come lo scorrere della vita stessa.

Sembra una sorta di cerchio quello che va formandosi attorno alle parole pronunciate dal piacevole testo, a testimonianza di come certi traguardi possano rappresentare soltanto tratti di un percorso che sembra continuare quasi all’infinito, per poi ricongiungersi quasi inspiegabilmente con il punto da cui tutto ha avuto inizio.

Esiste una frase molto famosa, tratta da un’altra canzone dell’immenso panorama artistico italiano, che si sposa perfettamente con tale concetto: “certi amori non finiscono mai, fanno giri immensi e poi ritornano”. Che sia una sorta di regola quella tratta dal noto brano “amici mai” di Antonello Venditti?

In pochi lo affermerebbero con certezza, tranne una buona schiera dei tifosi di fede juventina in questo nuovo capitolo del calciomercato estivo. Il motivo ha un identikit ben preciso, un nome e un cognome riportati in fiumi di pagine della gloriosa storia bianconera, descritte da trofei e riconoscimenti di ogni genere: si tratta di Gianluigi Buffon, leggendario estremo difensore classe 1978, uomo che nel corso della straordinaria carriera che lo ha visto protagonista, è stato per diverse annate considerato il migliore al mondo nel proprio ruolo, riuscendo a vincere tra le altre cose, un incredibile mondiale con la maglia degli azzurri nel 2006.

Nello stesso anno in cui la sua Juventus precipitava negli inferi della sua storia, con la retrocessione in serie B in seguito allo scandalo calciopoli: lui però decise di restare fedele alla sua amata “vecchia signora” con la quale peraltro aveva sfiorato nel 2003 un clamoroso successo europeo, sfumato soltanto ai rigori contro il Milan dell’ex Carlo Ancelotti.

Un capitano non abbandona mai la propria nave, nemmeno quando affonda! O almeno così è stato fino a quando il cuore del portierone nativo di Carrara ha lasciato spazio all’ambizione tipicamente umana che divora sentimenti e passioni: da quel disperato successo mancato nel fracaso madrileno firmato Cr7, intervenuto per distruggere quella che sarebbe stata un’impresa eroica, l’ossessione per quella coppa dalle grandi orecchie è divenuta talmente prepotente e vorace da trasportare il corpo di Gigi lontano dalla sua Juventus, oltre il confine tracciato dalle Alpi, nel cuore dell’esagono transalpino.

Così all’esordio della stagione successiva, Buffon decide di sposare la causa del faraonico  progetto del Paris Saint-Germain, alla corte di una sfarzosa Tour Eiffel, impregnata dell’odore dei petrodollari provenienti dal mondo arabo: lo sceicco non è un tipo che le manda a dire, e mantiene tutte le sue promesse, facendo in modo che il suo PSG si candidi dispoticamente ad arrivare in fondo al percorso che porta dritti allo scettro più ricercato dell’emisfero calcistico, una specie di Santo Graal moderno.

Presto però qualcosa si inceppa nel meccanismo perfetto dei francesi, i quali rischiano l’eliminazione ai gironi per mano del Napoli, sventata da un provvidenziale “curler (come dicono gli inglesi) esploso dal sinistro fatato di Angel Di Maria, piazzato proprio dove nessun portiere sarebbe mai potuto arrivare: scampato il pericolo partenopeo, gli ottavi di finale raccontano di un match in cui Gigi e compagni partono indubbiamente come favoriti, il sorteggio gli riserva infatti un non irresistibile Manchester United, orfano dell’esonerato José Mourinho.

All’andata sembra essere già in tasca la qualificazione per i quarti, come quando manca un minuto alla fine del compito in classe, ma tu hai già riposto la penna sul banco... eppure qualcosa va storto. La maledizione della Champions League anche stavolta non smette di accompagnare l’estremo difensore ex Juve, che come nella stagione precedente vede sfumare il traguardo ad un centimetro dalla linea di arrivo, ancora una volta dagli undici metri, di nuovo con un rigore pazzesco nei minuti finali.

Un altro amaro fallimento, condito da un paio di interventi non perfetti che hanno concesso agli avversari di credere nell’impresa. Ne parlo come se fosse accaduto ieri, eppure sono già passati mesi e per qualcuno, quello che si è consumato al Parco dei Principi non è altro che l’ultimo capitolo di un'interminabile lista di fallimenti in Europa.

Che sia arrivato il momento di rinunciare?
No, perché per Gigi la parola fine sembra non esistere.
 Si rialza dalla disfatta firmata Rashford e compagni e decide di lanciarsi in una nuova sfida: quanto nuova?
Forse poco, pochissimo.
Tra poche ore infatti egli potrebbe divenire nuovamente un giocatore della Juventus, in uno dei ritorni più clamorosi della storia del calcio, che andrebbe inequivocabilmente a riscrivere quell’emozionante addio durato appena una stagione. Un cerchio abbastanza stretto quello disegnato da Gigi Buffon con un diametro talmente ridotto che si potrebbe ricavarne una cintura da indossare: che sia soltanto l’ultimo disperato tentativo di raggiungere quell’ossessione di nome Champions League?

Amore o ambizione, necessità o alternativa, chissà quali pensieri viaggiano nelle mente dei campioni, descrivendo intricati intrecci dei quali appare impossibile fornire una soluzione che vada bene per tutti, senza proclamar profano un sentimento che di sacro sembra ormai conservare ben poco.