L'Arabia Saudita avrà il suo Mondiale. Lo hanno corteggiato, lo hanno conquistato o forse comprato, dal momento che si comprano tutto quello che vogliono e come vogliono.
E tutti gli altri, zitti e buoni. Non si fa neanche in tempo ad archiviare una delle edizioni più indecenti di sempre dei Mondiali, quelle in Qatar, che tocca fare i conti con un 2034 allucinante a cui si sono prestati tanti protagonisti del calcio mondiale e non solo che si sono letteralmente venduti al dio danaro mandando in discarica ogni concetto etico e aspetto valoriale. L'Arabia Saudita è quel Paese che in un solo giorno ha ammazzato 81 persone in quella che è stata definita come la più grande esecuzione di massa effettuata in un solo giorno negli ultimi decenni, il 15 marzo.
Condannati per varie ragioni o torti, terrorismo, omicidio, rapina a mano armata e traffico di droga, o perchè ritenuti colpevoli, come ha sottolineato Amnesty,  di “danno al tessuto sociale e alla coesione nazionale” e “partecipazione e incitamento alla partecipazione a sit-in e proteste”. Insomma anche solo per aver esercitato il diritto di espressione o d pensiero in modo non conforme a quel mondo, ti condannano a morte.
E tutto ciò merita l'assegnazione del Mondiale! 

Sì, lo sappiamo, l'abbiamo capito, i Mondiali non guardano in faccia a nessuno, soprattutto la governance di questi ultimi anni. Il business viene prima di tutto, anzi, esiste solo questo, il resto, non conta nulla.
Assisteremo alle solite cose, proteste non proteste concessioni o non concessioni, speculazioni o non speculazioni, il calcio giocato prenderà ad un certo punto il sopravvento e poi quando si spegneranno i riflettori, come accaduto in Qatar, quel mondo potrà rivendicare di aver preso un pezzo d'Occidente venduto ed i diritti umani se ne potranno andare a farsi friggere per l'ennesima volta. Il trionfo della rassegnazione e di un mondo sempre più spietato, reazionario.

Ed il tutto mentre il mondo si sta spaccando in due, per la questione palestinese ed israeliana, che è ben peggiore di quella russa ed ucraina, oramai dimenticata, anche se in corso, eppure tocca anche qui continuare ad assistere a delle cose assurde, come classifiche con tennisti russi che non possono avere la propria bandiera nazionale, perchè in quanto russi non devono esistere.
Un mondo spaccato in due, che non potrà essere unito dai mondiali 2034, ma anzi, sarà un ponte per quel mondo, incompatibile con i valori della democrazia antifascista, a cui però l'Occidente si è in gran parte inchinato per necessità, per convenienza, per business e questo business sarà la rovina dei valori supremi delle nostre democrazie e del calcio.