Allegri lo ha ripetuto anche  nel dopo gara con l’Empoli; ormai è diventato una sorta di mantra del tecnico bianconero  che in ogni occasione   ripete  che con i giovani ci vuole pazienza,  l’importante è la testa, ci vuole tempo e via dicendo.

La materia del contendere è l’impiego di Kean; farlo giocare con continuità oppure centellinarlo  come di solito si usa  fare con le giovani promesse.  Dopo l’exploit  del giovanotto in Nazionale  si è fatto sentire anche il suo procuratore  Mino Raiola, che  senza tanti giri di parole ha detto che Kean deve giocare, perché lo deve valutare bene.

 Devo dire che non nutro particolare stima nei confronti di Raiola, soprattutto del suo modo di lavorare che spesso non si sposa pienamente  con   gli interessi dei calciatori che amministra;  ma  nel caso di Kean  gli va data  ragione, perché il ragazzo  come calciatore è  pronto e sicuramente va fatto giocare con continuità.

Certo è difficile  contestare  “l’assunto sui giovani”  di un Tecnico come Allegri, che  proprio nel match con l’Empoli ha dimostrato  ancora una volta  di avere ragione  con Kean che è stato inserito nel finale e ha siglato il goal vittoria;  è fuori discussione che   a livello generale  il Tecnico bianconero abbia ragione perché con i giovani bisogna usare prudenza  e  il rischio di bruciarli precocemente è sempre in agguato.

Ma è altrettanto fuori discussione che i giovani non sono tutti uguali; spesso, anche nella vita normale, siamo portati a ragionare secondo una sorta di convenzione sociale, che  si è concretizzata nel tempo con il passa parola, da generazione in generazione, ed è giunta ai giorni nostri come una legge della natura certa ed ineluttabile. Ma non è così,  non è propriamente così perché non siamo tutti uguali; e quella regola  più volte ripetuta da Allegri vale per tanti ma non per tutti, non per Kean che come calciatore è pronto.

Rivera ha debuttato in serie A a diciassette anni, Idem Roberto Mancini;  Francesco Totti ha esordito nella massima serie a 16 anni, e l’elenco  potrebbe continuare a lungo.

 Kean  ha le potenzialità del fuoriclasse, ancora non lo è ma lo può diventare, per questo ha bisogno di giocare;  contro l’Empoli  appena è entrato in campo la partita è cambiata, la Juve si è trasformata e come per incanto ha ritrovato il gioco offensivo che fino a quel momento  aveva latitato, e  tutto questo grazie alla  naturale  capacità  di Kean di saper attaccare gli spazi e di trovare  la profondità.  E’ un attaccante nato, ha dribling, scatto,  velocità  e  progressione; non ha ancora il tiro da fuori area e non è un fenomeno nel gioco aereo, ma sono cose che si possono migliorare giocando.

Ultimamente alcuni addetti ai lavori hanno paragonato il bianconero a Balotelli, non so se per il colore della pelle o per certe note caratteriali , ma sta di fatto che i due   si assomigliano poco;  Kean  può giocare  da attaccante esterno come del resto lo ha già impiegato in Nazionale il CT Mancini,  oppure essere impiegato anche come punta centrale ed   è molto più veloce di Balotelli. Quest’ultimo, nonostante venga  utilizzato  come punta centrale  per caratteristiche è più una seconda  punta   ruolo  dove probabilmente riesce a dare il meglio di se;  il Balo   è superiore a Kean nel tiro e forse  anche a livello strettamente tecnico, ma è notevolmente inferiore a Moise  nello scatto, velocità e capacità di corsa.

In conclusione si può affermare che si assomigliano poco, ma potrebbero giocare tranquillamente insieme perché a livello tecnico sono complementari, certo:  testa permettendo.