Gira che ti rigira, il discorso cade puntualmente sempre allo stesso punto di partenza: vincere è l'unica cosa che conta o no? Il tutto parte da una famosa frase pronunciata dall'allora presidente di lungo corso Giampiero Boniperti, una frase detta così, dettata da una passione e voglia di vincere che sempre ha caratterizzato l'ambiente sabaudo. Una frase usata, poi un seguito a piacere sotto varie sfumature. Chi l'ha fatta diventare un vero e proprio motto in casa bianconera, chi la tiene sempre pronta nel cassetto ad essere usata come un boomerang ogni qual volta la vittoria non arriva, e chi addirittura ne aggiunge frasi tra le righe, significati nascosti del tipo, vincere è l'unica cosa che conta... con qualsiasi mezzo. Ora lasciamo da parte i frustrati e i delusi della vita che di certo non fanno bene a niente e nessuno, il dibattito e il significato sotto il profilo sportivo e ideologico che questa frase ha scatenato è stato il leit motive di una miriade di discussioni sull'importanza della vittoria o di una ideologia di gioco indipendentemente dai risultati. I fautori della seconda ipotesi portano a loro supporto storie di calcio come ad esempio il Foggia di Zeman, il Chievo di Delneri, le squadre del Loco Bielsa, il Napoli di Sarri ecc., realtà che da una parte hanno segnato un capitolo importante ma dall'altra non hanno avuto un seguito o il loro nome scritto in alcun albo d'oro. I sostenitori dei Guardiola e dei filosofi del calcio. Dall'altra parte il simbolo delle vittorie punto e basta è stato negli ultimi anni sicuramente Max Allegri. Ricordate quei film anni ottanta di Bud Spencer? Quando l'omone barbuto sempre sornione e tranquillo veniva inghiottito, chissà perché, in qualche scazzottata, e c'era sempre il tipo che davanti a lui dava dimostrazione di mosse di abilità stile karate, o arti marziali accompagnate da versi vocali con l'intento di mettere paura al barbuto e pacifico Bud, che dopo due minuti di "spettacolo inutile" si alzava dallo sgabello e con un semplice e unico pugno in testa affossava il teatrante? Ecco, in una sorta di metafora, puoi fare tutto il tiki taka del mondo, puoi incantare con trame e schemi tattici ma alla fine rimane sempre chi vince. I gusti personali sono ovviamente importanti, il sottoscritto non ha mai amato il tiki taka, pur ammirando il grande Barcellona di Iniesta e Xavi, io sono più per il classico contropiede, in cui come nel film, dopo cinque minuti di passaggini al limite della propria area subiti, rubi palla e in due tocchi in 5 secondi arrivi in porta avversaria e segni il gol, come il pugno del grande Bud.

Ieri sera l'Inter si è fermata sul più bello, e al di là di tutti i discorsi del giorno dopo più o meno obiettivi e coerenti, l'esito della finale ha inevitabilmente spostato l'ago della bilancia sul giudizio finale della stagione. Arrivare in finale è importante, ma vincerle è l'unico modo per dargli un senso, e chi lo sta scrivendo ora di finali perse ne sa più di ogni altro. Puoi aver fatto il più bel percorso le più belli semifinali di quarti di finale, ma tutto questo non conta quando al triplice fischio finale sono gli altri ad esultare. Allora pensi in quei momenti che avresti dato tutto purché un episodio sfortunato si fosse trasformato in un episodio fortunato. Che quel tiro a tu per tu col portiere di Lukaku fosse passato dei due centimetri più il là e si fosse insaccato in porta, o che quella deviazione sfortunata nella propria porta, dopo una rovesciata insulsa e indolore, fosse andata sul fondo. Bastava un episodio fortunato, come lo ha avuto il Valencia, bastava quello per ribaltare gli umori, gli animi e tutti i giudizi, perché alla fine vincere è l'unica cosa che conta. Oggi leggo di tifosi infuriati con Conte per la sconfitta in finale, giudizi che sarebbero stati completamente diversi con una vittoria, perché alla fine vincere è l'unica cosa che conta. Che Conte, assieme alla società, abbia fatto un gran lavoro quest'anno è fuori discussione, che siano state messe le fondamenta per costruire qualcosa di buono e vincente mi sembra abbastanza chiaro, eppure la casella con lo zero sui titoli vinti quest'anno è quella che più infastidisce parte della tifoseria nerazzurra, e per lo stesso motivo che fa esultare e sfottere le altre tifoserie, perché? Perché nonostante tutto l'ottimo lavoro svolto alla fine... vincere è l'unica cosa che conta. Come disse proprio Mourinho, gli altri parlano parlano ma alla fine "zeru tituli", anche questa è diventata una affermazione cult.

Quando ci si trova davanti ad un trionfo in una competizione, il modo di analizzare la situazione è ovviamente condizionato da quello. Se c'era un qualcosa che non andava, sicuramente sarebbe passato in secondo piano, non sto parlando nello specifico dell'Inter ma in generale. Anche Sarri, se avesse vinto pure la Champions avrebbe avuto probabilmente un esito diverso, la sua stagione, di quello di un esonero. Eppure i problemi sarebbero stati gli stessi. E perché allora sarebbe cambiata la storia? Lo devo ricordare? Perché vincere è l'unica cosa che conta. Da juventino ed esperto di finali perse sapete quanto avrei dato per una vittoria in una di quelle sconfitte? Secondo voi in quei momenti il pensiero, l'anima e il cuore possono trovare conforto in altre cose diverse da una vittoria? No assolutamente, non esiste tattica, non esiste tiki taka o gengen pressing, quando sei lì basta un tiro giusto nel momento giusto che prende la traiettoria giusta, e qualsiasi deviazione o soffio di vento non cambierà il destino di quel pallone che andrà in porta, e quando l'arbitro fischia la fine sai che sarai tu ad alzarla. Perché anche se hai sofferto, anche se l'avversario ti ha messo all'angolo, ti ha fatto impazzire con palleggio e passaggi filtranti che ha spazzato in tribuna in extremis, il tuo portiere ha fatto i miracoli, mentre quello avversario ha fatto da spettatore, anche se non riuscivi a respirare e superare la tua metà campo, c'è stato quel pallone rubato, quello scatto, quel contropiede micidiale che ha portato il tiro e il gol... c'è stato il pugno di Bud. Perché alla fine... ci siamo capiti.

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