Ciò che è successo a Torino in questa settimana è qualcosa di incredibile, conclusa la con la cena di ieri sera tra Agnelli e Allegri che ha di fatto chiuso il rapporto con il tecnico toscano a fine stagione, ma come siamo arrivati a questo punto ve lo racconto adesso. Partiamo dalla fine, perché Agnelli ha deciso di chiudere con Allegri? 

Chi conosce bene la Juve e le sue tradizioni, sa che a inizio stagione nella tradizionale chermess di Villar Perosa, Agnelli incontra la squadra, l'allenatore e tutto lo staff, nel giardino della villa di famiglia e oltre ai normali saluti ai nuovi arrivati e ai convenevoli di rito, il presidente traccia le linee guida della stagione e ne pone gli obiettivi. Nei quattro anni precedenti a questo, l'obiettivo primario richiesto dal presidente è sempre stato la conquista dello scudetto e il ben figurare nelle altre competizioni. E in questi anni, Allegri, ha centrato in pieno gli obiettivi con tanto di due finali Champions e quattro coppe Italia. Ma quest'anno la musica è cambiata, nel solito tradizionale incontro, Agnelli è stato chiaro, "l'obiettivo principale di questa stagione deve essere una Champions Legue da protagonisti" 

​​​​​​La chiave di lettura di tutto è in queste semplici parole. Attenzione, non ha detto, dobbiamo vincere la Champions, ma essere protagonisti, nel senso che si chiedeva all'allenatore di dare alla squadra un piglio, un gioco una attitudine al gioco europeo, da far capire a tutti di che pasta fosse fatta la Juve, e che ne lasciasse il segno. In questo senso è evidente che quest'anno Allegri ha fallito sotto tutti i punti di vista. Ad oggi la squadra ha disputato sette gare di Champions, con ben tre sconfitte e un sacco di gol al passivo.  Già al termine dei gironi, Agnelli avrebbe preso la decisione che quella di quest'anno sarebbe stata l'ultima di Allegri. Già il suo primo sponsor, Marotta, è stato allontanato e lui lo avrebbe seguito. Un'ultima speranza era stata riposta su quella che era la partita più importante della stagione, l'andata dell'ottavo di finale contro l'Atletico di Simeone. A quella partita la Juve ci arriva dopo una serie di partite di campionato e coppa Italia, molto deludenti. La sconfitta contro l'Atalanta in coppa, il pareggio con il Parma e anche la vittoria con Lazio e quella con il Sassuolo non hanno per niente convinto. 

Ma è al Wanda Metropolitano che la squadra di Allegri tocca il fondo. I Colchoneros prendono a pallettate la Juve e la surclassano sotto tutti i punti di vista, gioco, convinzione, grinta, tutto insomma. Ed è qui che Agnelli sbotta. Si inizia a vociferare che il cambio potrebbe essere imminente. Addirittura prima della partita di ritorno in Champions. Agnelli vuole Zidane subito. A questo punto Paratici e Nedved devono travestirsi da pompieri e gettare acqua sul fuoco. Cercano di convincere il presidente a terminare la stagione con Allegri, e propongono il ritorno di Conte in panchina dalla prossima stagione. Agnelli ci pensa. Nel frattempo l'aria si fa pesante, l'imbarazzo di Allegri è palpabile. si parla di un incontro imminente per programmare il futuro, ma si parla pure di dimissioni sbandierate dal tecnico toscano a Paratici se non si sarebbe trovato un modo per tornare alla tranquillità, e a pensare solo alla squadra. I giorni passano e ad aiutare la scelta di Agnelli, arriva la settimana nera del Real Madrid, e così Florentino Perez si butta ai piedi di Zidane, implorandolo di tornare al Real. Zizou ci sta pensando e prende tempo, Agnelli non è ancora convinto del Conte bis e così si va verso la soluzione più ragionevole. Agnelli e Allegri si incontrano a cena e per il bene della squadra, si posano le armi e si pensa solo alla Juve da qui alla fine. Ma nessun rinnovo. Se lincontro doveva programmare per il futuro, l'esito è stato che ....non ci sarà futuro insieme.

Nemmeno un'impresa nel ritorno contro l'Atletico cambierà le cose, perché sarebbe comunque un'impresa figlia della disperazione.

La Juve è arrivata a un centimetro dal ribaltone, una situazione che in casa Juve non si sarebbe mai aspettato nessuno. Ad agitare il presidente sì è messo pure il malumore di Ronaldo. Cr7 è un investimento importante, e le sirene inglesi del Manchester e il nervosismo del prtoghese, hanno dato spazio a voci di un possibile addio a fine stagione. Sarebbe un colpo all'immagine della Juve tremendo, e così, anche in virtù di questa possibile realtà, il presidente si è mosso in anticipo.

Ora si deve pensare al campo e a dare il massimo contro l'Atletico, poi si vedrà. Sicuramente c'è una squadra da reimpostare parecchio, da qui l'idea del duo Paratici Nedved di andare sul sicuro, per quanto riguarda la guida tecnica con Conte, perché Zidane non da ancora garanzie a riguardo.