Addio Gianfranco... e grazie!
Ci sono occasioni in cui è impossibile scrivere qualsiasi pensiero in momenti difficili come quelli che stiamo vivendo. E difficile è anche il dover scrivere con la presunzione di dire cose sensate.
Ma poi è ancora più difficile farlo in occasione della perdita di un caro e fraterno amico!
Il timore è quello di cadere nella banalità, nel produrre frasi e concetti di circostanza, ma per te, caro Gianfranco, non mi sarà difficile tutto ciò, perché basta raccontare l'amicizia che ci ha legato per oltre un cinquantennio, sin dai tempi dei nostri studi universitari quando condividevamo le nostre opinioni, i nostri pensieri, il concetto della vita di tutti i giorni e le nostre comuni contestazioni.
Non abbiamo mai creduto che, in futuro, ci sarebbe stato un mondo migliore pur non avendo visioni pessimistiche del domani. Abbiamo creduto sempre che la cosa migliore fosse quella di giudicare e condividere la realtà, con convinzione, con il comune senso civico che accompagnava i nostri comportamenti quotidiani, e riferendoci sempre alla storia, ai grandi saggi del passato che ci hanno insegnato a vivere forti nella mente e nella nostra volontà.

Tante volte abbiamo confrontato le nostre comuni dottrine filosofiche, incontrandoci al parco vicino casa, magari all'ombra di un pino seduti nella panchina da noi preferita, spesso con il giornale in mano o con un libro d'autore da scambiarci che poi leggevamo a casa, rimandando il commento a quando ci sarebbe stata l'occasione di poterlo fare. Era un modo per evolvere ancora maggiormente il nostro scibile.

Ti piaceva andare a pesca, eri ostinato a non trascurare mai questo tuo sano hobby e qualche volta mi portavi con te, sicuro che non mi sarei annoiato pur consapevole che questa passione non la condividevamo. In fondo, caro Gianfranco, era una scusa per poter stare insieme e io accettavo volentieri la tua compagnia più di quella di ogni altra persona. Tu per me eri speciale, sapevi come prendermi e a volte ti facevi anche prendere in giro, soprattutto quando si tornava a casa con il cestello vuoto. In tua compagnia in quei momenti di svago, dopo aver consumato il panino con la frittata che a te piaceva tanto, approfittavo di tanto in tanto per fare una breve pennichella e tu stavi attento a non disturbarmi perchè sapevi che, in quel modo, io trovavo la maniera migliore per rilassarmi. Poi al mio risveglio mi dicevi, puntualmente, “chi dorme non piglia pesci” e ci scappava sempre la risata, riconoscendo che capitava più volte di non prenderli i pesci, anche stando svegli...

Mi mancano questi momenti, caro amico mio, quando con un sorriso accattivante trovavi sempre il modo di consolarmi per risollevare il mio spirito demoralizzato per i guai e le disgrazie capitatemi. E' strano, ma solo ora noto che tu non ti lamentavi mai, nemmeno quando ti capitava di subire fastidiose avversità della vita. Ti bastava confidare il tuo malumore all'amico fidato per trovare la forza di affrontare gli ostacoli e risolverli, vincendo come solo tu sapevi fare!

Ma questa volta non ce l'hai fatta a vincere mio caro Gianfranco. Un nemico troppo aggressivo e spietato si è accanito improvvisamente su di te, strappandoti ingiustamente all'affetto della tua meravigliosa famiglia e all'affetto di tutti coloro che ti volevano bene.

Mi ricordo che da giovani eravamo costantemente assorbiti dalla nostra sete di avventure e le nostre estati erano rivolte sempre alla ricerca di ragazze carine, divertendoci al mare in montagna o al lago, dove capitava. Io e te ricordavamo spesso l'avventura vissuta con le due ragazze finlandesi conosciute in piazza del Duomo nella nostra Milano, quando ci improvvisammo guide turistiche facendo loro visitare le bellezze della nostra città nei pochi giorni della loro permanenza.

Per anni abbiamo ricordato un episodio vissuto goliardicamente con le due ragazze nordiche, che ci metteva di buonumore sempre, pur essendo stata un'esperienza così semplice e innocente.

A te Gianfranco piaceva mettere in risalto le mie qualità di cuoco appassionato di manicaretti. Fu così che raccomandasti loro di sottoporsi a un rito propiziatorio, come ad esempio poteva essere quello di gettare una monetina nella fontana di Trevi a Roma, per sperare di ritornare a rivedere la città in occasioni future. Questo nostro rito consisteva nella proposta di mangiare un piatto di spaghetti particolare, preparato da me, che avrebbe garantito loro un ritorno non lontano in quel di Milano. Esse si sottoposero più che volentieri all'esperimento, soprattutto perchè golose dei manicaretti italiani. L'iniziativa fu colta con grande entusiasmo da parte di tutti, fino a quando non ci imbattemmo in un'involontario errore da me commesso, abbondando la pietanza di peperoncino in modo esagerato. Sta di fatto che proprio noi due avremmo dovuto dimostrare di resistere al gusto piccante essendone abituati e pensando che le ragazze, invece, mal sopportassero quel gusto forte e insolito. Ironia della sorte fu che avvenne la cosa contraria e furono proprio loro a meravigliarsi osservando la nostra incapacità di placare il forte bruciore del nostro palato. Che figura... e quanto ridere!..

Mi manchi molto caro amico mio, mano a mano che i ricordi affiorano ora dopo tanti anni.

Il ricordo di tante partite di calcio vissute assieme per esempio. Sì perchè anche tu, come me, sei sempre stato innamorato del nostro Milan. Anche tu innamorato del bel gioco e delle vicissitudini della nostra squadra rossonera e assieme abbiamo condiviso gioie e dispiaceri per i nostri colori.
Ricordo la trasferta in quella “fatal Verona” che ci costò lo scudetto a seguito della gioia vissuta tre giorni prima in occasione della conquista della coppa delle Coppe vinta sul terreno di Salonicco contro gli inglesi del Leeds United.
Anche noi ci preparammo le bandiere e le magliette rossonere per festeggiare lo scudetto e quindi con altri 2 comuni amici decidemmo di recarci in automobile al Bentegodi di Verona.
Quel 20 maggio del 1973 il Milan affrontando il già ormai retrocesso Verona nell'ultima giornata di campionato, si presentò in campo sicuro di superare l'ostacolo con l'approccio più sbagliato possibile e forse con la presunzione di credere che quella partita non dovesse dare preoccupazioni di sorta. I giocatori in maglia gialloblu decisero di onorare l'incontro esibendosi con impegno e tenacia, più per congedarsi dal loro pubblico offrendo una gara gagliarda e combattuta.
Il primo tempo si concluse inaspettatamente e sorprendentemente con tre goal realizzati dagli scaligeri contro un solo goal segnato dal Milan.
Ricordo che non ti rassegnasti, la disperazione e la rabbia in te ebbero il sopravvento trasformandosi in delusione per il comportamento di tutta la squadra. Io cercai di rincuorarti il più possibile, facendoti notare che nel secondo tempo la nostra squadra avrebbe reagito e si sarebbe imposta come in passato avvenne in altre partite. Ma tu non fosti molto convinto che ciò potesse accadere, infatti nel secondo tempo, vuoi per la battaglia sostenuta a Salonicco e vuoi per la fatica accumulata durante tutta la faticosa stagione, i rossoneri crollarono perdendo per 5-3. La situazione di classifica a quel punto paventava un possibile spareggio poiché, a seguito del contemporaneo zero a zero tra Juventus e Roma allo stadio olimpico della Capitale, la classifica finale avrebbe affiancato a pari punti i bianconeri e i rossoneri al comando. A Roma però a due minuti dal termine della partita Cuccureddu, modesto terzino della Juventus, trovò con un tiro fortunoso da grande distanza il goal risolutivo della vittoria, regalando ai bianconeri uno scudetto insperato, dopo un campionato dominato a lungo per tutta la stagione dalla compagine rossonera.

Tu Gianfranco, ricordo ancora, che non accettasti mai per anni e anni quella conclusione amara, ma soprattutto non accettasti mai il gran rifiuto da parte della FIGC per fare effettuare la partita al Lunedì successivo, proroga invocata dal Milan onde smaltire maggiormente la fatica affrontata a Salonicco, compresa la trasferta notturna sfiancante del ritorno in Italia. Per anni fu argomento di discussione accesa con gli amici juventini presenti nella nostra compagnia.
Ricordo anche la tua gioia consumando la tua “vendetta” personale in occasione della conquista della Champions a Manchester nel 2003. Il Milan conquistò la coppa dalle grandi orecchie disputando proprio contro la Juventus la finale fino ai calci di rigore, tanto da farti urlare a squarciagola “giustizia è fatta, restituiteci il maltolto!”
Condividemmo il dispiacere della retrocessione in serie B,
ma tante furono le gioie che allietarono la nostra comune passione di tifosi rossoneri: lo scudetto della stella conquistato nel 1979 e le gioie irripetibili che godemmo durante il periodo berlusconiano, soddisfazioni che ci resero orgogliosi nel vedere la nostra squadra rossonera dominare il calcio italiano e quello mondiale!

Ultimamente abbiamo vissuto le vicende amare del nostro Milan con uno spirito rassegnato, dovuto forse anche allo stato avanzato della nostra età. Nella prima settimana di Marzo (un mesetto prima del mio compleanno) hai festeggiato i tuoi 78 anni, io ti ho telefonato per farti gli auguri, ripromettendoci entrambi di festeggiare al più presto organizzando una grigliata sul mio terrazzo. Ti ho sentito per l'ultima volta il 13 marzo quando mi hai telefonato complimentandoti per l'articolo scritto da me in VxL “Pepe Schiaffino il maestro di Gianni Rivera”. Mai avrei immaginato che dodici giorni dopo ci avresti lasciato per sempre, a causa del “corona virus”.

Caro Gianfranco, te ne sei andato in punta di piedi, con la tua proverbiale discrezione che ha sempre contraddistinto la tua vita, te ne sei andato senza ricevere l'ultimo conforto dei tuoi cari e soprattutto senza darmi il tempo di dirti quanto ti volevo bene!
Mi mancherai per sempre e la vita che affronterò da ora in poi non sarà più come quella di prima, ma non lascerò che il dolore per la tua morte possa rubarmi la felicità che ho condiviso con te.
Il mio vecchio cuore è affranto e non si rassegnerà facilmente alla dolorosa perdita del fraterno amico, quello che tu sei stato sempre per me.
Addio Gianfranco e grazie di tutto. Non ti dimenticherò mai.

 

nostalgico rossonero

 

------------------------------------------------------------------

DOPO  AVER  TRAVERSATO  TERRE  E  MARI
Dopo aver traversato terre e mari, eccomi, con queste povere offerte agli dei sotterranei, estremo dono di morte per te, fratello, a dire vane parole alle tue ceneri mute, perché te, proprio te, la sorte m’ha portato via, infelice fratello, strappato a me così crudelmente. Ma ora, così come sono, accetta queste offerte bagnate di molto pianto fraterno: le porto seguendo l’antica usanza degli avi, come dolente dono agli dei sotterranei. E ti saluto per sempre, fratello, addio!
(Catullo, traduzione di Salvatore Quasimodo)

---------------------------------------------------------------


Redazione: è troppo difficile assegnare un freddo voto dinanzi ad un tale dolore... grazie per i meravigliosi versi di Catullo, ci uniamo al tuo cordoglio