Che non servisse la zingara, per prevedere il futuro del "nuovo" stadio di Milano, era cosa fin troppo risaputo, fra i tifosi di fede milanista o interista. A sgombrare qualsiasi possibilità, che si possa almeno sognare una casa totalmente nuova per le due squadre di Milano, le dichiarazioni del Cavaliere, Silvio Berlusconi e del Sindaco Sala, riportano la questione al punto di partenza e probabilmente alla definitiva archiviazione del progetto.

Il Cavaliere, in relazione alla questione del progetto di abbattimento dello stadio San Siro di Milano, si è espresso in modo inequivocabile: "mi unisco al coro di protesta di esponenti della cultura, rappresentanti delle istituzioni, tifosi e semplici cittadini. Lo Stadio, con i suoi 70 anni di vita, dovrebbe essere tutelato e protetto; è parte della storia di Milano e della storia del calcio italiano. Abbatterlo significherebbe privare la città di un monumento, di un suo simbolo, di un suo elemento identificativo in Italia e nel mondo".
Parole del Presidentissimo, per altro già conosciute, condivise anche da Moratti e moltissimi altri, milanesi e non. Contemporaneamente anche il Sindaco Sala è tornato a parlare, a margine di un evento per le celebrazioni del 4 novembre, del nuovo stadio di Inter e Milan, specialmente in considerazione del fatto che, il dibattito pubblico a cui si era data una importanza quasi fondamentale per l'esito finale, terminerà il prossimo 18 novembre. "In consiglio comunale andremo tra un anno, adesso purtroppo questa storia dello stadio è talmente tribolata e il mio intendimento è fare un passo alla volta. Il prossimo passo è quello di ricevere il giorno 18 novembre il risultato del dibattito pubblico, fatto ciò, noi dovremo formalmente rispondere, o con l’accettazione delle osservazioni che sono state fatte, oppure respingendole, con argomentazioni valide e accertate. Solo allora la giunta potrà deliberare. A quel punto le squadre avranno il compito, da un lato di costruire il progetto esecutivo e dall’altro quello di spiegare meglio come San Siro verrebbe smantellato, a meno che si affaccino soggetti  interessati a gestire lo stadio, garantendone la manutenzione e gli introiti finanziari. In un anno le opinioni cambiano".
Se ciò non fosse sufficiente per capire quanto la realizzazione del nuovo stadio non possa transitare dall'abbattimento dell'attuale Meazza, le parole di Vittorio Sgarbi, sottosegretario alla cultura, lasciano poche possibilità di malintesi e chiariscono quanto sia superfluo continuare a investire in un progetto che appare irrealizzabile. Il critico d'arte si è pronunciato sull'argomento usando queste parole: "Il Meazza non si tocca e non lo dico io, ma  la LEGGE. Sarebbe come buttare giù l’Eur a Roma. E' vincolato, poiché il vincolo è automatico dopo oltre i 70 anni dalla costruzione e non si può buttare giù. Se serve un vincolo lo metterò. Ma non occorre un vincolo per salvarlo, se mai servirebbe una decisione del Ministero per autorizzare ad abbatterlo e non arriverà mai". 
Se Jerry Cardinale, attuale proprietario del Milan, cercava risposte certe per valutare quali soluzioni adottare, credo e spero, che abbia allontanato ogni incertezza. Tutto è fin troppo chiaro ed è superfluo ribadire il fatto che si sapesse benissimo e che si sono solo persi anni. Ci sono solo due strade percorribili: 1 Ristrutturare lo stadio attuale. 2 Costruirne uno nuovo fuori Milano.

Personalmente sono dell'idea che bisognerebbe indirizzarsi verso la doppia soluzione e ciò costruire uno stadio nuovo, mentre le squadre giocheranno a San Siro e ristrutturare lo stesso, con Milan e Inter che si trasferiscono nel nuovo impianto, per poi, dividere le due strutture fra le gloriose squadre milanesi. Restaurare San Siro non è cosa semplice, probabilmente andrebbe abbattuto il terzo anello, oppure allestito diversamente. Tempi ugualmente lunghi e consapevoli che fino alle Olimpiadi Invernali del febbraio 2026, nulla potrebbe essere toccato, significa proiettarsi facilmente a fine 2028. Costruire uno stadio nuovo, una volta trovata l'area e ottenute le autorizzazioni è sicuramente molto più semplice e, volendo dare una tempistica approssimativa, potrebbe essere pronto per la stagione 2025/26.

Logico che gli interessi dei due club andassero ben oltre il solo impianto sportivo, coinvolgendo tutta l'area immobiliare, ma tutto si è arenato poichè l'abbattimento di San Siro è impossibilitato da troppi impedimenti, fra cui quello inquinante a cui non si fa mai riferimento.                                                                                                          Un finale quindi scontato, ma non per questo libero da critiche. Non serviva perdere tutto questo tempo, commissionare progetti e buttare al vento denaro. Bisognava essere chiari e onesti fin dal primo giorno, mentre il Sindaco Sala ha sempre preferito teneri i piedi su due staffe. Ritengo che restaurare San Siro sia un obbligo e una soluzione praticabile.
Ora spetta a Cardinale prendere una decisione. Valutare vantaggi e svantaggi, costi e guadagni, se da tutto ciò nascerà la nuova Casa del Milan, noi tifosi saremo felici di poterla riempire.