Non credo di sbagliarmi affermando che, fra tutti i sostenitori milanisti che scrivono in questa community, sono stato il più tenace sostenitore delle qualità di Mister Pioli, difendendolo anche nei momenti più difficili, quando era evidente a tutti che le sue scelte erano più rivolte a rivincite personali che a fare il bene della Società e della Squadra.

Dal giorno del suo arrivo, quando faceva tendenza il Pioli-out, ero stato felicissimo dell'accantonamento di Spalletti e ciò è durato per anni, anche nei giorni più bui. Fino ai due derby di Champions dello scorso anno, mi sono speso per elogiarne i pregi, veri e presunti, indossando spesso la toga, che fu di mio padre e proclamandomi difensore d'ufficio, in un processo mediatico sempre più incontenibile e giustificato. L'eliminazione per mano, nel caso specifico "per i piedi" , della rivale cittadina, che in realtà era comprensibilmente favorita, ha fatto da spartiacque alla mia posizione, obbligandomi ad analizzare in modo diverso tutto l'entusiasmo rivolto sull'allenatore parmense, splendido artefice di uno scudetto quasi impossibile, iniziando a prendere le distanze, fino a trovarmi al fianco dei fratelli rossoneri che da sempre ne evidenziavano limiti e difetti.

Eppure, in questo mio atteggiamento di "volta gabbana sportivo", non sono io il colpevole. La mia fiducia era riposta su un Mister Pioli ben diverso dall'attuale. Da tempo non è più quello del biennio iniziale, quasi lo scudetto lo avesse autorizzato ad atteggiamenti diversi, a salire su un piedistallo invisibile e dispensare le sue certezze sportive. Una trasformazione dell'allenatore "umile e lavoratore" che tanto avevo apprezzato, nel nuovo "Mago di Milanello", desideroso di non essere all'ombra di Maldini e Ibra e mostrare il suo calcio, quello fuori da moduli e schemi o più precisamente, fuori dalla comprensione di chi crede ancora che per vincere le partite bisogna segnare un gol in più dell'avversario.
Neanche Zeman si era spinto a tali livelli e almeno il bohemo aveva sempre la capacità di abbinare ad interviste spesso incomprensibili, un sorriso scanzonato a smontare ogni incomprensibile drammaticità che accompagna il Calcio.

Il Pioli arrivato per sostituire Giampaolo aveva a disposizione una squadra molto meno competitiva rispetto a quella attuale, affidandosi ad un "percorso di crescita", al carisma di Ibra, all'esperienza di una Dirigenza in grado di essere un valore aggiunto e proponendo un 4.2.3.1, applicato in modo corretto, in grado di esaltarne i pregi degli interpreti e così facendo, vincere uno SCUDETTO che sembrava impossibile. La compattezza di quella squadra, le moltissime partite senza prendere gol, i record di vittorie in trasferta e di punti conquistati, dovevano essere le fondamenta sulle quali l'allenatore poteva costruire un ciclo, se solo la Società fosse riuscita a innalzare le qualità tecniche dei singoli interpreti. Viceversa ciò non è successo. Non è certo colpa di Maldini o Massara se Pioli ha voluto proporre il suo calcio fluido. Dalle mie parti si usano altri termini per definirlo, ma sono tutti volgari e quindi evito.

La cosa sicura è che abbiamo perso quella identità che aveva portato entusiasmo e vittorie, con Theo sempre più ombra di se stesso, con Giroud quasi estraneo alla manovra e i reparti scollegati. Eppure Mister Pioli pur potendo scegliere i giocatori per la nuova stagione, nel nuovo triumvirato con Furlani e Moncada, ha preferito virare su un nuovo modulo, un 4.3.3 di cui, con tutto rispetto, non ne vedo alcun movimento. In nove giornate di campionato e tre di champions, solo la partita contro la Lazio mi ha realmente soddisfatto, lasciandomi credere che c'era un lento, ma positivo, percorso di crescita, sbagliando come spesso mi sta accadendo.

Ecco perchè di fronte a un Pioli che può essere il Dottor Jakyll o Mister Hyde, come spesso evidenziato da Zardoronz, non mi sento più nello stato d'animo di prenderne le difese. Ad iniziare dagli infortuni muscolari che dopo quattro anni non possono essere così numerosi e ripetitivi. Per me poi, che sono un perfezionista e prediligo un calcio ordinato, ma con sovrapposizioni, cambi campo, incroci e specialmente cross degni di tale nome e non palloni scaraventati in mezzo al campo, alla viva il parroco, vedere Theo palla al piede girovagare a caso, senza una minima idea di come verrà sviluppata l'azione, mi fa cadere le braccia. Cose da partita al patronato.
Le critiche di Sacchi non sono scritte a caso. Il Milan non ha uno "spartito" e le posizioni in campo non mantengono quelle distanze giuste per interpretare nel modo corretto le due fasi del gioco, quella difensiva e quella offensiva. Poi il Milan vince ugualmente perchè è più forte di molti avversari e abbiamo singoli in grado di farlo, ma ciò non significa che sia il massimo.

Chiarito ciò, non sono certo a chiedere un "Pioliout" che so impossibile, per costi e tempistica, consapevole che una vittoria a Napoli cambierebbe l'umore di moltissimi tifosi rossoneri, ma almeno di vedere un Milan messo in campo nel modo migliore e non, come sta accadendo, in balia di scelte inconcepibili e per nulla logiche.
Cerco solo di contribuire, suggerendo soluzioni. La "strada vecchia", quella che ha fatto vincere lo Scudetto, tanto per capirci, è stata abbandonata, le "vie del gol", sono totalmente sconosciute; per rimediare al tutto, oltre a segnalare a Mister Pioli che sarebbe opportuno un bel bagno di umiltà, magari accettando Ibra nel suo Staff come secondo, potrei mettere a disposizione un vecchio Tom Tom che ho trovato in soffitta che magari potrebbe risolvere molte cose. 
FORZA MILAN