Nella vita così come nella morte non si è tutti uguali, solo che in Italia, certe questioni emergono spesso nei peggiori modi se non indicibili. Perchè siamo l'italietta che a furia di perdersi nella errata via delle polemiche finalizzate al nulla più totale, siamo stati sbattuti,meritatamente, fuori dai Mondiali, fatichiamo come non mai nelle competizioni internazionali ed i grandi campioni fuggono dal nostro calcio e continuiamo a raccontare la bellezza del nostro Campionato quasi come se innanzi avessimo un capolavoro di Botticelli e non un dipinto dell'uomo qualunque.

Purtroppo certe polemiche toccano anche il lato più triste della miseria umana. Come accaduto nel caso di Astori. Astori era sì un calciatore qualunque per il suo essere umile, umanamente riservato ed amato da tutti quelli che lo hanno conosciuto, ma era pur sempre il capitano della Fiorentina, era un giocatore della nazionale, era Astori. E le polemiche non sono mancate, anche in questo caso, anche nel caso della morte di un giocatore, di un padre di famiglia a 31anni. Tra chi dice che nel mondo muoiono tanti bambini, a chi ricorda l'elenco di tutti i giocatori di Serie minori morti prima e dopo e che non hanno avuto la stessa attenzione del capitano della Fiorentina e che nessun campionato era stato interrotto, chi dice che non si può parlare di tragedia. Incredibile, ma è successo anche questo,in Italia.

Dall'altro lato poi si arrivano a demonizzare miti del calcio che meritano solo Rispetto. Come Buffon. Al primo errore lo si fucila. Alla prima grande parata lo si consacra. E sono due anni almeno che si sta preparando la sua uscita, andando alla ricerca disperata di un suo sostituto all'altezza, che possa raccogliere la sua eredità perchè il rischio che si racconti la storia che c'erano una volta i portieri, è effettivamente alto.

Quando certi dei del calcio arrivano all'età in cui la scarpa va appesa al chiodo e l'uscita dall'Olimpo è dovuta si vive un dramma che pone in evidenzia tante questioni anche esistenziali. Siamo cresciuti calciando la palla, e quando questa non la puoi più calciare in uno stadio di 60 mila e più spettatori è perchè il tuo sogno è finito, sei diventato adulto e si entra in una nuova dimensione. Prima o poi tocca a tutti.

Abbiamo già rimosso quanto accaduto per Totti, l'ultimo Re di Roma?  Nel calcio, come nella vita, nessuno è uguale, siamo tutti differenti, ci sarà il campione, ci sarà il "bidone" ci sarà il giocatore che verrà pagato centinaia di milioni di euro e giocatori che non si vorrebbe nella propria squadra neanche gratis. E' sempre stato così e sarà sempre così, nel bene o nel male.

Tutti devono avere la stessa opportunità di partenza, poi sarà il campo, il sudore, il talento, la fatica, la passione, il tuo essere umano a segnare la differenza, quella che rimarrà impressa nella nostra storia, nell'albo dei miti del calcio, per sempre.

E questo album non è per tutti.