La Nazionale esce sconfitta dalla Friends Arena di Stoccolma, e il Mondiale, al quale ormai da generazioni siamo abituati a partecipare, si allontana vertiginosamente.

Un 1-0 che ha visto gli azzurri protagonisti di una prestazione insufficiente, con un atteggiamento pauroso, poco incisivo e soprattutto povero di idee. Abbiamo sofferto moltissimo l'aggressività degli scandinavi, che mettendola sull'agonismo e la voglia di vincere, si sono imposti nei contrasti, e commesso più falli (13-10), spezzando quasi sempre la nostra manovra, prima che si facesse pericolosa.

Sicuramente non si sono distinti per gesti particolarmente sportivi, ma la loro strategia era quella, e ha funzionato a dovere. Anche dal punto di vista tattico la formazione del ct Ventura ha lascialto molto a desiderare: un sistema di gioco che avrebbe dovuto darci la superiorità numerica a centrocampo, ma evidentemente la mancanza di personalità dei nostri interpreti ha influito anche su questo aspetto, con conseguente gioco con palle lunghe sugli attaccanti, tutte raccolte dai poderosi centrali avversari.

Proprio questo modo di interpretare la partita ha permesso alla Svezia di appoggiarsi sui propri giganti lì davanti, Berg e Toivonen, e rendersi pericolosa anche con le scorribande del talento Forsberg, pronto a raccogliere le sponde delle torri. Il 10 del Lipsia ha dimostrato di avere talento e personalità, provando diverse volte il dribbling e riuscendoci anche, mettendo in seria apprensione la difesa azzurra.
Il loro maggior talento, quindi non si è lasciato intimorire dalla posta in palio, mentre Lorenzo Insigne, considerato dai più, come il nostro calciatore di maggior estro e fantasia, subentrato al 76 esimo della ripresa al posto di Verratti, è praticamente rimasto seduto in panchina.
Tutti gli italiani si aspettavano qualcosa di più da lui, magari una delle tante magie, che lo ha visto protagonista assoluto con la maglia partenopea negli ultimi anni: invece niente.

Lorenzo il magnifico non ha dato fede al proprio soprannome, mostrandosi timido, impreciso, anche nelle giocate più semplici, senza provare mai nei 14 minuti più recupero a disposizione, a rendersi seriamente pericoloso nell'uno contro uno.

Ecco, agli azzurri è mancata la fantasia degli uomini di talento, che nel calcio ti tirano fuori da guai, quando sfornano un cross perfetto, un filtrante che manda in porta la punta, o un tiro da fuori all'incrocio dei pali: tutti gesti tecnici, dei quali Insigne è un fattore assoluto, e allora perché questo atteggiamento così passivo e povero di carattere?

Anche nelle scorse uscite in Nazionale, il talento partenopeo non ha colorato granché la scena, non mostrandosi ancora in grado di trascinare i compagni alla vittoria, non facendo quel salto di qualità, che gli permetterebbe di scrivere qualche pagina importante della storia del nostro calcio; ma c'è un'intera nazione che lo aspetta e che in lui ripone una grande fiducia, e anche la mancanza di idee in campo, vistasi ieri a Stoccolma, ha dimostrato che più che mai, serva un uomo in grado di spostare gli equilibri, anche da solo, se necessario.

La speranza è ancora viva, ci sono altri 90 minuti, che giocheremo tra le mura di casa, dove non possiamo permettere alla paura di sovrastarci: la Nazionale italiana ha l'obbligo di vincere nella partita di ritorno, è una necessità troppo importante andare al mondiale, e noi italiani non possiamo davvero mancare, come Lorenzo Insigne non può mancare nell'undici titolare, con la testa e col cuore.