Ricordo il compianto Ezio De Cesari, che si chiedeva quale grande peccato avesse commesso il libero Graziano Bini per essere ignorato dalla nazionale. Pur essendo milanista, mi sono sempre posto anch'io la domanda, senza riuscire a darmi una risposta. D'accordo, il difensore interista si era trovato davanti gente come Facchetti e Scirea, ma non era mai stato preso in considerazione neanche come tappabuchi, ed era un po' troppo. Di lui mi resta in mente il ricordo di un goal al Real Madrid di Boskov, in un match di ritorno di Coppa Campioni. Una rete inutile ai fini della qualificazione, ma bella. La stessa domanda di allora me la pongo da qualche anno a proposito di Mauro Tassotti e della panchina del Milan: ogni volta che si parla di un cambio di allenatore, si fa il nome di tutti, ma non di Tassotti, che poi è già lì, accanto all'allenatore pericolante o uscente. Basterebbe che si spostasse qualche centimetro più in là e il posto sarebbe suo. Per essere precisi, non è che il nome di Tassotti venga ignorato del tutto, anzi se ne parla spesso, ma come "traghettatore". In questa veste ha guidato il Milan in una partita di Coppa Italia di 13 mesi fa, prima di cedere lo scettro a Clarence Seedorf. Traghettatore... mah... è un ruolo un po' macabro, degno del Caronte che recapita le "anime prave" per l'Acheronte e lo Stige fino all'Inferno. Eppure Tassotti è intelligente, competente e ha anche l'aplomb giusto per fare la sua figura su palcoscenici prestigiosi. Come allenatore in seconda ha lavorato con Ancelotti, un tecnico che ha vinto anche a Londra e a Madrid, per cui si può anche dire che ha trovato un valido maestro. Da allenatore della Primavera ha vinto il Torneo di Viareggio, titolo che è stato sufficiente a spalancare le porte della panchina a Inzaghi. E se pure da giocatore era un po' ruvido, tanto da aver lasciato ricordi poco piacevoli a Lele Oriali e Luìs Enrique, concediamogli di non essere perfetto come qualsiasi essere umano. Allora perché si preferisce pensare all'allenatore dei Pulcini o degli Esordienti, piuttosto che a lui? L'unica risposta possibile è che abbia commesso un peccato sommo e inenarrabile, talmente grave da non poter essere rivelato in pubblico. Così brutto da precludergli ogni chance di essere l'allenatore (quello vero, non il vice) del Milan. Ma se per ipotesi chiedessero a me di scegliere il tecnico, saprei già che nome fare. Peccato o non peccato.