La scorsa estate il popolo laziale era in fermento per l’arrivo di Maurizio Sarri, uno degli allenatori più iconici ed istrionici in circolazione, il cui gioco ha dato vita a un aggettivo che è sinonimo di un calcio votato alla velocità e all’attacco: il “sarrismo”, appunto. Dopo un mercato non esaltante - Lotito non è uno spendaccione, tanto da guadagnarsi il soprannome di Lotirchio - la sua prima stagione alla Lazio può essere considerata come un lungo periodo di apprendistato, volto a inculcare nuovi principi tattici nella mente dei giocatori che per anni si erano forgiati sul modulo di Simone Inzaghi, geloso custode del 3-5-2. Il regno romano di Re Simone è stato prospero di vittore e ha portato in dote al popolo laziale 2 Supercoppe italiane e 1 Coppa Italia; Come ogni epoca felice e spensierata che si rispetti, anche quella di Re Simone è finita; Questa è l’era sarriana.

Il passaggio dalla difesa a 3 alla difesa a 4 è stato il primo nodo da sciogliere per il tecnico toscano che ha dovuto lavorare su automatismi tattici consolidati da tempo e la cui rimozione, come quella di una qualsiasi abitudine, ha richiesto molta fatica e sacrificio. A farne le spese, almeno inizialmente, sono stati alcuni titolarissimi dell’epoca Inzaghi, come ad esempio Manuel Lazzari che ha dovuto arretrare la propria posizione, media, passando da quinto a quarto di difesa. La sua evoluzione è stata emblematica e può essere presa come cartina di tornasole per capire quanto è stato lungo e tortuoso il periodo di rodaggio per i biancocelesti.

Lazzari ha, infatti, disputato una prima parte di stagione non all’altezza delle sue qualità tanto che, in alcuni frangenti concitati del campionato, si parlò addirittura d’incompatibilità col nuovo sistema di gioco. Dopo le prime incertezze iniziali, Manuel s’è ripreso la fascia destra con prestazioni importanti; assieme alla sua crescita calcistica c’è stata quella di una squadra intera, capace di raggiungere un quinto posto tutt’altro che banale; Sopra gli odiati lupacchiotti giallorossi che si sono leccati le ferite con la conquista della Conference League. Ma una rondine nel cielo di Roma non fa Primavera, soprattutto quando nel cielo biancazzurro vola un aquila che più alto sempre volerà. La classifica 2021-2022 è una sentenza senza appello ai danni dei giallorossi: Lazio 64, Roma 63.

In questa sessione di mercato sta avvenendo la vera rifondazione - soltanto posticipata per via di un periodo di transizione dato da ogni cambiamento - stavolta basata su profili estremamente funzionali al 4-3-3 e alle idee innovative del tecnico toscano. Basta buttare un occhio attento sui nomi arrivati in difesa per capire quale soave spartito attenderci dalla nuova creatura del maestro e compositore toscano. Maximiano (prelevato dal Granada per 11 M) è un portiere che ama giocare la palla e far salire la squadra; infatti il neo acquisto, non si limiterà soltanto a compiti contenitivi, è abile nel dare supporto attivo alla manovra partecipando al giro palla. Dopo gli addii, sotto traccia, di Strakosha e Reina, come secondo è arrivato Ivan Provedel dallo Spezia per due milioni di euro, più trecento mila euro di bonus.

Davanti a loro - con Maximiano che partirà da titolare - giocheranno Casale prelevato dal Verona per 7 milioni e Alessio Romagnoli (svincolato, ex capitano del Milan scudettato), ovvero due centrali particolarmente capaci sotto il profilo tecnico e in grado d’impostare il gioco dal basso, proprio come vuole il sarrismo. Importante, anche, l’arrivo di Gila dal Real Madrid (6 M), prospetto interessante che sarà utile per le turnazioni in difesa. Se Tare riuscirà nell’ardua impresa di inserire nello scacchiere difensivo di Sarri un terzino sinistro di qualità ed esperienza - si parla con insistenza di Emerson Palmieri (ex terzino giallorosso) ma tutto dipenderà dall’uscita di Hysaj - la Lazio avrà fatto quaterna, anzi tombola. Romagnoli, Casale, Lazzari e Emerson Palmieri costituiscono un reparto arretrato di assoluto livello tecnico e tattico. Buona tecnica di base, abbinata a eccellenti doti fisiche e atletiche. Uno dei reparti difensivi meglio assortiti della Serie A. Voto 7, per adesso, che può arrivare a un otto pieno con l’innesto del tanto agognato terzino sinistro.

Capitolo a parte. Una bellissima storia di calcio è quella di Romagnoli, certamente di altri tempi, una di quelle storie d’amore per la squadra del cuore da raccontare a figli e nipotini in un prossimo futuro. Per indossare i colori della sua amata città, Romagnoli ha rinunciato persino a partecipare alla prossima Champions League con la maglia del Milan e da protagonista, fresco vincitore dell’ultimo scudetto; il nobile e valoroso Alessio, Cavaliere errante di altri tempi per la Pianura Padana, almeno per quest’anno, non sentirà da vicino la musichetta avvincente della Coppa con le orecchie grandi, ma potrà finalmente vivere il sogno da bambino: indossare la maglia della Lazio e ascoltare il suo inno dal vivo -  Vola Lazio vola - durante le partite all’Olimpico. E’ un uomo che realizza il sogno da bambino, è un uomo che vive due volte la sua vita. Altro che musichetta della Champions League, altro che i titoli e i titoloni dei giornali, il calcio è fatto spesso della stessa sostanza dei sogni. Vola Alessio, vola!

Da bambino mio padre mi portava allo Stadio; Un sogno indossare la maglia della Lazio”. Sono state, soltanto, alcune delle dichiarazioni dense di sentimento e amore per la sua squadra del cuore. Una dichiarazione di amore che fa venire la pelle d’oca, non soltanto ai tifosi laziali ma a tutti gli amanti del calcio diversamente tifosi. Un messaggio, forte e chiaro, a tutti i tifosi della Lazio: "Penso sia stata l’emozione più grande della mia vita. Aver indossato questa maglia è il coronamento di un sogno che avevo da bambino. Non volevo giocare in Serie A, ma nella Lazio". A proposito di sogni d’estate e gioventù che passa senza chiedere il permesso ad alcuno dei presenti in sala, Alessio Romagnoli ci riporta tutti indietro nel tempo; quando a difendere i colori biancocelesti c’era un certo Sandro Nesta. Quest’ultimo fece il percorso inverso, Roma-Milano. Che bizzarra coincidenza la vita di un calciatore! De resto, le coincidenze nella vita sono il classico modus operandi di Dio per restare anonimo.

A centrocampo restano da valutare le posizioni di Milinkovic-Savic (il sogno proibito di mezza estate di juventini e milanisti) e Luis Alberto, due diamanti purissimi, due fuoriclasse assoluti sui quali ci sarebbero molti club disposti a investire cifre importanti. Ma la bottega di Lotito è molto cara, lo sanno bene i tifosi e anche i possibili acquirenti. Vedere tappeto pagare cammello! Un Presidente di calcio che riesce nell’impresa titanica di cedere Keita Baldé - all’ultimo anno di contratto - ai francesi del Monaco per trenta milioni di euro, merita tutto il rispetto del mondo. Anzi, a dirla tutta, Lotito meriterebbe l’edificazione di una statua tra le Statue Parlanti di Roma. Per non parlare di Joaquín Correa, anch’egli venduto all’Inter dell’ex Simone Inzaghi per la modica cifra di trenta milioni di euro. Quando si tratta di calciatori normali, Lotito non scende sotto i trenta milioni di euro, figuriamoci per un fuoriclasse come Milinkovic-Savic. Minimo 60 per sedersi intorno a un tavolo e iniziare una lunga ed estenuante trattativa.

Capitolo finanziario e gestionale a parte. Vogliamo dare a Lotito e De Laurentiis i meriti che ingiustamente vengono attribuiti, soltanto, ai famosi Fondi Americani? Per la serie Charles Holland Duell, se fosse stato ancora vivo, avrebbe sicuramente chiosato indispettito: “Tutto ciò che si può inventare è già stato inventato”.

Il laziale e il napoletano - protagonisti inconsapevoli della tipica barzelletta con l’americano in mezzo a due italiani - sono anni che si autofinanziano, tra l’indifferenza generale di parte dei mass media asserviti al potere USA e di buona parte di tifosi incantati dal Mainstream, ma è più radical chic attribuire la geniale scoperta agli stranieri made in Usa. Ah, quanto è stato bravo il fondo Elliott Management Corporation! Hanno vinto lo scudetto con il Milan e poi, subito dopo, venduto all’acquirente meno dotato economicamente.  Allora, Lotito e De Laurentiis sono i figli della serva? Loro sono tirchi - anche se investono di tasca propria e non con i risparmi di qualche pensionato annoiato dalla routine della vita - anzi, spesso, sono visti dai loro stessi tifosi alla stregua dei papponi. A prova contraria da Roma a Milano, autofinanziamento sì o no, fondo sì o fondo no, nessuno ha mai fatto l’investimento più importante di tutti: il fantomatico, mitico, nuovo Stadio che dovrebbe portare “teoricamente” il calcio italiano a livello di quello inglese. Troppo facile vincere a Milano e troppo facile fare il bello e il cattivo tempo con il sedere degli altri.

Luis Alberto dopo aver spinto per la cessione al Siviglia, è rimasto con il classico cerino in mano in quanto gli spagnoli gli hanno preferito Isco del Real Madrid. Cosa accadrà nel futuro nebuloso del forte centrocampista laziale? E’ un rebus che dovrà sciogliere Mr. Sarri che non vede, certo, di buon occhio queste situazioni borderline - resto o non resto, questo è il dilemma - nella sua squadra vuole soltanto calciatori motivati e convinti, al 100%, della filosofia sarriana.

Al netto delle eventuali partenze, in rosa è arrivato il sostituto di un Lucas Leiva piuttosto involuto nell’ultima stagione: Marcos Antonio per 10 M dallo Shakhtar Donetsk. Un giocatore non particolarmente dotato dal punto di vista fisico (166 cm per 62 kg), ma in possesso di un elevato tasso tecnico e molto abile nella regia davanti alla difesa. Le sue caratteristiche saranno fondamentali per ricercare una manovra rapida e ben organizzata: nel bagaglio tecnico del brasiliano, troviamo infatti un'innata propensione al gioco di prima e la capacità di smarcarsi, per offrire ai compagni linee di passaggio sicure.  Un altro possibile innesto per il centrocampo potrebbe essere Ivan Ilic del Verona, mentre Matias Vecino è a tutti gli effetti un nuovo calciatore della Lazio, arrivato a parametro zero dalla Costa Crociera Inter. Il mancino serbo sarebbe perfetto nel ruolo di mezzala sul centrosinistra, posizione nella quale potrebbe dare il massimo grazie alle importanti doti di corsa e palleggio. L'uruguaiano, invece, porterà in dote "garra" ed esperienza e potrebbe rivelarsi un Jolly utilissimo, in grado di coprire più caselle a centrocampo, sia come vertice basso, sia come mezzala di contenimento. Vecino, Marcos Antonio, Luis Alberto e Sergej Milinković-Savić costituiscono un grandissimo centrocampo; uno dei migliori, se non il migliore in Italia. Voto 8 che può abbassarsi di un punto (eufemismo) qualora uno tra Milinković-Savić e Luis Alberto lasciasse la Lazio in questa sessione di mercato. Sarebbe una mazzata tremenda, un gancio violentissimo alla mandibola di tutti i tifosi laziali e a quella di Mr. Sarri che dovrebbe fare di necessità virtù.  

Per l’attacco si va verso la conferma del tridente composto da Zaccagni, Immobile, Pedro e Felipe Anderson. A questi si è aggiunto il giovane Cancellieri (in prestito dal Verona), mancino in grado di giocare su entrambe le corsie esterne, ma verosimilmente più utile sulla destra, a piede invertito, posizione dalla quale sa accentrarsi per andare alla conclusione o tentare il passaggio. Per il reparto offensivo della Lazio, il voto è più che buono perché il mercato di una società di calcio si valuta, anche, per la casella cessioni; Tare si è tenuto stretto il miglior centravanti italiano in circolazione, ormai una bandiera, quindi il voto non può essere meno di un otto. Certo manca la classica ciliegina sulla torta, ma un buon dolce lo preferisco soprattutto con un ottima crema chantilly.

Capitolo cessioni. Lasciano la Lazio Thomas Strakosha (svincolato e accasato al Brentford), Luiz Felipe (svincolato, Real Betis), Lucas Leiva (svincolato, al Gremio), Pepe Reina (svincolato, al Villarreal), Vedat Muriqi al Villarreal 7,70 milioni, Denis Vavro per 4,5 milioni e Jovane Cabral ritorna allo Sporting Lisbona per fine prestito.

Col mercato ancora nel vivo sarebbe inopportuno tracciare un bilancio definitivo sulla Lazio, ma è già possibile constatare come gli acquisti fatti sino a ora siano in linea col progetto tecnico e rappresentino un punto di svolta rispetto alla passata stagione, quando il mercato non regalò grandi emozioni e, soprattutto, sembrò non essere adeguato al cambio di modulo. Questa sarà la stagione del vero Sarri, che nella scorsa annata ha fatto vedere solo a tratti quel gioco effervescente apprezzato a Napoli e a Empoli. Superarsi non sarà facile, oltre al quinto posto c’è solo la Champions League, per cui si daranno battaglia squadre più attrezzate ma, superati gli automatismi del passato, la Lazio è pronta a cambiare pelle e stavolta per davvero. Tifoso avvisato, mezzo salvato. La Lazio di Sarri c’è e vuole assumere un ruolo da assoluta protagonista.  

Non resta altro che augurare agli amici laziali, ormai con una nuova stagione sportiva alle porte, di volare sul prato verde. Del resto, da sempre, la Lazio vola con i suoi appassionati e festosi tifosi e per questo non sarà mai sola. Durante, un’aquila nel cielo più in alto sempre volerà fino alle stelle, fino a toccare i sogni perché un uomo che realizza i propri sogni, è un uomo che vive due volte……..

@SpaceSerieA