Nel precedente articolo sui nerazzurri, avevamo pronosticato che la trasferta di Via del Mare non sarebbe stata una gita ferragostana, e così è stato. L’ultima amichevole contro il Villareal, finita per 2-4 in favore degli spagnoli, aveva messo in luce alcuni aspetti negativi che si sono puntualmente ripetuti nel corso della prima di campionato, vinta dall’Inter in modo rocambolesco per 1-2: reparti distanti; soluzioni di gioco prevedibili e condizione fisica non ottimale.
Contro i pugliesi, i migliori in campo sono stati Dimarco e Darmian, schierati un po’ a sorpresa sin dal fischio d’inizio. Il primo ha sopperito a un Brozovic poco lucido, impegnandosi come terzo di difesa nel duplice ruolo di regista e difensore. È infatti l’ex canterano nerazzurro che prende in mano le redini del gioco sin dalle prime battute, mentre Darmian – sull’out opposto, schierato come quinto – dosa correttamente le forze e contribuisce in modo proattivo a entrambe le fasi. Sotto tono le prestazioni di Gosens, Calhanoglu e, come detto, di Brozovic, reduce da alcuni problemi fisici ora in via di risoluzione.

Nella partita contro lo Spezia l’Inter è chiamata a mostrare segnali di crescita, soprattutto sotto l’aspetto dell’amalgama: contro i pugliesi la manovra è stata ripetitiva e a tratti scolastica, offrendo il fianco al pressing alto degli attaccanti di Marco Baroni, che in varie occasioni hanno approfittato delle incertezze nerazzurre in fase d’impostazione. In seguito al primo gol di Lukaku, arrivato nel corso del secondo minuto di gioco, la compagine guidata da Inzaghi ha tirato i remi in barca e insistito su un possesso palla improduttivo, che ha avuto come unica conseguenza un abbassamento del baricentro, da cui la difficoltà nello scardinare la difesa leccese, per giunta in emergenza a causa di alcune defezioni tra i titolari.
Intorno al decimo minuto, l’Inter ha pensato troppo presto di essere in controllo della gara e in fase di possesso ha sfoggiato un appariscente 3-5-2 dal sapore didattico, un modo di stare in campo incomprensibile, del tutto improduttivo e votato a un palleggio fine a se stesso,  tanto da favorire il gioco posizionale da parte della difesa avversaria, bene arroccata sui numerosi cross, piovuti abbondanti e imprecisi da ambo le fasce. L’idea di Inzaghi era improntata su un giro palla paziente per poi allargare repentinamente il fronte d’attacco e smarcare Lukaku per i traversoni ed eventuali sponde per i centrocampisti. Non ha funzionato. Mantenere un possesso del 70% è stato controproducente in quanto ha comportato la chiusura degli spazi centrali da parte del Lecce, favorendo così la fase difensiva degli uomini di Baroni, sempre in marcatura preventiva sulle due punte.
L’anonima prestazione del primo tempo, sfumato tra noia e afa, è stata presa sotto gamba dal mister, a cui  si può imputare la colpa di non aver mutato sin da subito l’approccio in attacco, seguitando nel proporre un gioco piuttosto funzionale al calcio dell’avversario. Avversario che ha prontamente trovato il modo per far male, quando al 48’ l’asse Di Francesco-Ceesay trova il gol col gambiano, bravo ad approfittare delle imperfezioni difensive di Skriniar e Brozovic, andando a segnare la rete valevole per il temporaneo 1-1. Anche in questa occasione, come già visto nel corso delle amichevoli, sono venuti meno il filtro da parte del centrocampo e il movimento a salire della difesa, rimasta colpevolmente schiacciata a ridosso dell’area piccola e disattenta sulle marcature.
La gara è poi proseguita all’insegna dello stesso spartito, coi milanesi riluttanti a cercare soluzioni che esulassero dai cross per Lukaku, anche stavolta apparso troppo accentratore della manovra e, per il momento, fuori da un preciso contesto tattico. Il monotono assedio nerazzurro ha esaltato un Falcone molto reattivo, capace di conservare il pareggio fino all’ultimo, quando, su cross dalla destra, Lautaro fa sponda per Dumfries che segna allo scadere, consegnando a Inzaghi 3 punti tutto sommato meritati, eppure maturati nel modo peggiore possibile.

Contro lo Spezia sarà necessario rivedere l’intero impianto di gioco e di conseguenza il modo di stare in campo. Insistere sulla falsariga di Lecce potrebbe rivelarsi fatale poiché i liguri sono in possesso di ottimi elementi nel portare il pressing alto (Nzola, Bastoni, Bourabia e Agudelo) e altrettanto nell’approfittare delle lacune difensive avversarie. Inoltre, gli uomini di Gotti scenderanno in campo col 3-5-2 visto nella vittoria in casa contro l’Empoli (1-0), saranno quindi schierati “a specchio”, con compiti di marcatura e pressing sui rispettivi portatori di palla.
Per evitare brutte sorprese, i meneghini dovranno studiare soluzioni offensive diverse e rispolverare quel gioco verticale visto sul finale della passata stagione. Lukaku non può diventare un alibi, né essere l’unico tema per l’attacco. Il rischio è quello di isolare Lautaro dalla manovra e ritrovarsi con un uomo in meno davanti, come accaduto proprio nell’ultimo match, dove l’argentino ha corso e si è speso tanto senza comunque trovare gli sbocchi necessari per rendersi pericoloso.

lo Spezia preparerà la partita facendo leva sulle lacune dei nerazzurri, che sul piano del palleggio e dell’intensità, al momento, lasciano molto a desiderare. Isolare Luataro per “schiacciarsi” su Lukaku non potrà essere il tema dominante anche domani, tantomeno dedicarsi a un improponibile tiki taka "de noantri", mentre sarebbe opportuno ricercare maggiore rapidità d’esecuzione in fase offensiva, andando così a sfruttare l’enorme vantaggio tecnico a disposizione.
Velocità d’esecuzione che non deve comunque escludere Lukaku dalla manovra, bensì coinvolgerlo per attrarre le marcature dei liguri e aprire quei varchi indispensabili al gioco di Lautaro.