Le proprietà americane nel nostro campionato sono divenute delle vere e proprie realtà consolidate, basti pensare che negli ultimi dieci anni sono cresciute a dismisura. Infatti, i club italiani passati in mano a proprietari provenienti dagli USA e dal Canada - senza contare gli australiani tra professionismo e dilettantismo - sono ben dieci: Roma, Bologna, Milan, Fiorentina, Parma, Spezia, Venezia, Spal, Pisa e Genoa; vanno aggiunte anche Ascoli e Campobasso di cui i fondi americani sono soci di minoranza, ma che possono arrivare, al realizzarsi di determinate clausole, ad acquisire sino 51% delle quote. Perché gli americani credono sia, cosi, conveniente investire nel calcio italiano? Perché, in così tanti, rivolgono le loro attenzioni, proprio, alla Serie A e non a campionati di maggior livello? Vi siete mai chiesti quale sia la, reale, motivazione per cui le proprietà americane decidono di investire sempre più, i loro fondi, su squadre del nostro campionato indipendentemente, in alcuni casi, dalla categoria in cui militano i club stessi? Se avete notato - anche voi come noi di SpaceSerieA - questa vera e propria, silenziosa, invasione “barbarica” da parte dei capitali provenienti dai colossi finanziari d’oltreoceano, sappiate che nulla è affidato al caso. Quindi non solo amore per gli “spaghetti” o per la “pizza napoletana”; gli stereotipi italiani tanto amati dagli stranieri; tantomeno “nemmeno” per quell’innata passione per il calcio, ereditata dagli avi italoamericani, perché tutto il sistema dei fondi - e non solo quelli - è il frutto di piani di investimento ben strutturati che hanno un unico grande obiettivo: poter fare business nel lungo periodo.

TU VUÒ FÀ L’AMERICANO

Iniziamo dall’origine: una delle primissime proprietà americane a muovere i suoi primi passi in Italia - facendo da vero e proprio apripista per i suoi connazionali - è risalente all’estate del 2011 quando l’As Roma viene acquistata da una cordata americana che aveva costituito la Neep Roma Holding Spa, proprietaria del circa 86.5%, prelevandola dalla famiglia Sensi e, soprattutto, dopo un lunghissimo accordo con la Banca Unicredit che gestiva l’enorme deficit della squadra romana. Il Presidente, era diventato appunto James Pallotta - che ha lasciato dopo 9 anni il club giallorosso, una semifinale di Champions League miracolosa, zero titoli e tra le contestazioni dei tifosi che non lo hanno mai amato - passando il testimone ad un'altra proprietà statunitense. A partire dell’agosto 2020, infatti, a Roma è cominciata una nuova era sotto la presidenza di Dan Friedkin che ha riportato, con i fatti, un’immensa passione nella città eterna ma svolgendo tutto con criterio e raziocinio, effettuando delle scelte oculate - sia da un punto di vista societario sia da un punto di vista dei risultati sportivi - ponendosi come primo obiettivo, importante, il raggiungimento  dell'equilibrio economico e finanziario dopo gli ultimi anni di gestioni (Rossella Sensi docet) non esattamente in linea con tali criteri. I primi risultati positivi sono arrivati con la vittoria della Conference League e con il recente approdo di Paulo Dybala nella capitale, che rappresentano sicuramente un grande passo verso un futuro sempre più roseo - verrebbe da dire scherzosamente giallo roseo - e pieno di soddisfazioni per i tifosi romanisti.

Passando dalla capitale politica, Roma, a quella economico finanziaria, Milano, è storia recente l’acquisizione da parte del fondo Americano Redbird, facente capo al Ad Jerry Cardinale, delle quote di maggioranza del Milan - per circa 1.3 miliardi di euro -  dopo una lunga ed estenuante trattativa con Elliot con cui il closing definitivo verrà completato entro il mese di Ottobre del corrente anno. Tuttavia è giusto ricordare che dopo una lunga gestione, prolifica e vincente, targata Silvio Berlusconi - a capo del gruppo Fininvest - il cavaliere nel 2017 ha passato il timone del Milan al discusso cinese Yonghong Ly che ne acquistò il 99% delle quote per circa 700 milioni di euro, tra cui 300 di prestito in obbligazioni da parte di Elliot. Dopo una più che deficitaria breve parentesi della proprietà cinese - che ha portato il Milan quasi sul lastrico - è il fondo Elliott della famiglia Singer, nel luglio 2018, a prendere le redini in mano del Milan, riscattandolo in pegno a seguito di inadempimento del precedente azionista cinese che non era più in grado di far fronte alle sue improrogabili scadenze debitorie nei confronti dello stesso fondo americano. Complessivamente Elliot nell’arco di un triennio - dal 2018 al 30 giugno 2021 - ha investito sulla società rossonera più di 700 milioni di euro; Investimenti che hanno riportato il Milan in Champions League dopo anni di assenza, fino al grande trionfo della scorsa stagione culminato con la conquista dello scudetto dopo quasi un decennio di astinenza.

L’avanzata americana in serie A non è terminata, di certo, con i rossoneri e i giallorossi; infatti, Il 6 giugno 2019, la famiglia Della Valle ha ceduto la Fiorentina a Rocco Commisso, numero uno della società Mediacom Communications Corporation. Un imprenditore italo americano, di origini calabresi, che secondo Forbes può fare affidamento su un patrimonio personale di oltre 8 miliardi di dollari. Proseguendo su questa falsa riga, tante altre sono state le società ad essere acquisite da fondi americani; come, ad esempio, lo storico e prestigioso Genoa che recentemente è stato ceduto dall’ex proprietario Enrico Preziosi (un imprenditore e dirigente sportivo italiano, fondatore e maggior azionista del Gruppo Giochi Preziosi) al fondo di investimento 777 Partners. Una vera e propria holding che gestisce asset nel settore assicurativo e finanziario per un valore totale di oltre 5 miliardi di dollari. Quest’anno, purtroppo, non sono riusciti ad evitare la retrocessione in serie B della squadra ligure, ma con i suoi uomini più importanti - i finanzieri Steven Pasko e Josh Wander - stanno investendo, anche, in una piattaforma di sport, entertainment, per rendere il Genoa più competitivo possibile. Rimanendo sempre in Liguria a febbraio del 2021 è il turno dello Spezia, che è stato acquistato dalla Orlean Invest, società facente capo all’ex presidente Gabriele Volpi, per circa 25 milioni di euro dallo statunitense Robert Platek. Quest’ultimo - uomo di spicco della finanza americana - ha un patrimonio personale di oltre 2 miliardi di dollari. Da un fondo all’altro, infatti, nel Febbraio 2022 è il turno dell’Atalanta che con la cessione delle quote della famiglia Percassi, circa il 55% della Dea Srl (sub-holding che detiene l’86% del capitale sociale della squadra bergamasca), acquisisce come soci del club un gruppo di investitori americani capitanati da Stephen Pagliuca a sua volta Co-Owner dei Boston Celtics e Co-Chairman di Bain Capital, uno dei più grandi fondi di investimento al Mondo. Non è tutto, nel nuovo regno economico delle proprietà Usa in Italia, perché la presenza dei fondi americani nel nostro calcio non si ferma alla Serie A; infatti in serie C, il Cesena, il 20 dicembre 2021, con la cessione del 60% delle quote societarie, ha ufficialmente annunciato il passaggio di proprietà al gruppo americano della JRL Investments; Società che ha sede a New York e che fa a capo alla coppia formata da Robert Lewis e John Aiello, ponendo così fine a più di ottant’anni di gestione romagnola da parte dei precedenti proprietari. A Parma, invece, è arrivato (nel Settembre del 2020) il Krause Group - la cui società capogruppo è la Kum & Go, grandissimo rivenditore di carburanti con più di 400 negozi negli States e un fatturato di circa 2.5 miliardi di dollari - che con l’acquisto del 90% delle quote societarie, in meno di un anno e mezzo, ha versato circa 175 milioni di euro nelle casse del club ducale.

Rimanendo in serie B c’è la Spal, infatti la squadra di Ferrara è stata acquisita (nell’Agosto del 2021) dall’italoamericano, nonché ex proprietario di Bologna e Venezia, l’avvocato Joe Tacopina. E poi ancora, per non farci mancare nulla, il Pisa dal gennaio 2021 è nelle mani di Alexander Knaster, uomo d’affari americano di origine russa, con un patrimonio personale stimato in circa 2,2 miliardi di dollari, che ha acquisito il pacchetto di maggioranza - il 75% delle azioni del club - dalla Famiglia Corrado che detiene ancora il restante 25%. Infine, tra le proprietà americane alla conquista dell’Italia, c’è il Venezia che nel febbraio 2020 annunciava l’acquisizione del 100% delle partecipazioni del club da parte di:VFC Newco 2020 LLC, gruppo di investitori statunitensi” facenti capo all’americano Duncan Niederauer che ne detiene attualmente la presidenza.

QUAL E’ IL TRUCCO?

Anche se può sembrare un aspetto positivo, dietro l’acquisizione di club italiani, da parte di proprietà americane, ci sarebbe in realtà un’ideologia ben specifica che fotografa esattamente il complesso momento che sta attraversando il nostro calcio diventato, oramai, un vero e proprio nobile decaduto d’Europa. Infatti, i prezzi dei club diventano sempre più bassi e quindi appetibili per chi può disporre di grandi risorse economiche e finanziare; l'idea del grande investitore statunitense è quella, chiaramente, di approfittare delle proprietà in crisi in modo tale da poter fare degli investimenti con un esborso “minimo”, ma in cui “sarà” garantito un ampio margine di guadagno. Soprattutto, una volta che il periodo “pandemico” sarà superato del tutto anche dal nostro calcio. Perché gli investitori americani ritengono che il momento giusto per comprare sia proprio questo, il denaro nel mondo c’è! Basta solo investirlo nella maniera più corretta e proficua possibile, d’altronde per loro: “il denaro fermo è denaro morto”.

Quindi, perché non investire nel mondo dello sport dove i prezzi sono bassi e i margini sono enormi? Negli obiettivi dei fondi americani, la vittoria sul “campo” non è un concetto del tutto fondamentale o, almeno, non in senso assoluto. Il calcio, come qualsiasi altro tipo di investimento, viene visto come una nuova grande possibilità di guadagno, dove non c’è spazio per i romanticismi poiché i Tycoon disposti a spendere in Italia con la motivazione passionale sono davvero pochi - forse, ad eccezione di Rocco Commisso - e con quel senso di poter restituire qualcosa di importante al proprio paese d’origine. Il target, però, è sempre chiaro: fare soldi. Per questo, fin da subito, chi sta investendo nel calcio italiano si è adoperato attraverso i migliori sistemi di ricerca dati oltre che di uno scouting calcistico di livello per scoprire calciatori dal basso costo e dall'alto rendimento sul campo in modo tale da ottenere maggiori profitti e dunque creare degli asset patrimoniali per le loro società.

Per quale motivo i fondi investono nei club, nei diritti tv e nelle leghe? Uno solo: fare sempre più soldi. Come detto, precedentemente, non c’è nessun interesse di cuore, nessun aspetto familiare, nessun “amore” per la patria; tutto viene animato dall’unico cuore pulsante che alimenta l’economia mondiale: il Profitto. Un mega grande cosmo dove si seguono poche semplici regole: marketing all’ennesima potenza, connessione tra sport e intrattenimento attraverso uno spettacolo da rivendere a tifosi per 365 giorni all’anno e costruzione di stadi ultra moderni e di proprietà dei club; tutto questo riuscendo, inoltre, a sfruttare il proprio brand per incrementare la vendita nel magico mondo del merchandising. E noi tifosi? Siamo soltanto l’ultimo importante pezzo del puzzle che dovrà contribuire a realizzare l’American Dream dei ricchi magnati americani; Perché voi che pensavate, sient'a mme chi t' 'o fa fa'?

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