Insigne (anni 31), Mertens (anni 35), Kalidou Koulibaly (anni 31), Ospina (anni 33), Petagna (anni 37) e Ghoulam (anni 31) sono tra i calciatori della vecchia guardia ceduti dal Napoli in questa sessione di mercato. Apriti cielo, manco a dirlo, porco zio!
A Napoli e provincia è successo di tutto e di più. Il finimondo, insomma. De Laurentiis è stato offeso in tutte le salse, in più di una circostanza, anche molto pesantemente; vittima di veri e propri agguati, persino, in strada dai soliti bulli frustrati dalla dura e triste routine quotidiana. I tifosi napoletani gli hanno augurato di tutto, addirittura, la peggio cosa in assoluto: la morte. Minacce rivolte anche ai suoi familiari più stretti. Tra questi suo figlio e la moglie che nulla c'entrano nel rapporto tra De Laurentiis e i tifosi napoletani; entrambi fanno parte del Consiglio di Amministrazione del Napoli. A Napoli, non va bene fare margine - perché? È mera speculazione - per il comune denominatore del pensiero unico napoletano.
Quale sarebbe la più grande colpa di De Laurentiis? Il peccato mortale da espiare in vita natural durante e, addirittura, da portarsi nella tomba? Fare margine - differenza tra fatturato e costi - e dividere i ricavi con tutti i dipendenti del Napoli, compreso la moglie e il figlio. Insomma, fare impresa come fanno migliaia di piccoli, medi e grandi imprenditori italiani. La classica invidia sociale verso un uomo ricco (tipica degli anni passati ma che sta riprendendo vigore negli ultimi anni a causa del peggioramento delle condizioni di vita) - manco fosse il loro migliore amico o peggio ancora un parente - che ha fatto di una passione la principale fonte di guadagno e di reddito. Non va bene per il popolo frustato che abbassa la testa o la tiene nascosta in un sacco - da sempre per tradizione e cultura - dinanzi a condizioni di lavoro sfavorevoli in una terra dove è molto sottile il confine tra legalità e illegalità, anche nel mondo del lavoro. Lo stesso popolo che a fine giornata, ogni giorno, sarà bullizzato dalle proprie mogli grasse, vogliose di sesso orale, fama da social e denaro facile.

Poi - tanto per mettere i puntini sulle “i” - tutte queste aspettative virtuose da dove nascono? Non stiamo parlando di una città virtuosa dove non esiste il lavoro in nero, la criminalità organizzata e la disoccupazione dilagante tra i giovani e non. Giusto? Allora, perché accanirsi contro un uomo solo al comando della propria azienda? Tanto da passare da un'aspettativa sacrosanta - quella di gioire per un titolo messo in bacheca: lo scudetto - al torto marcio? Stiamo parlando, sempre, di un signore di 73 anni con una lunga esperienza di vita alle spalle. Un uomo che ce l'ha fatta perché le parole stanno a zero. Nella vita contano soltanto i fatti. Sia chiaro, non sto parlando di un santo o di un uomo esente da ogni critica o presunta colpa. Il mio scopo non è quello di beatificare Aurelio o tantomeno non voglio fare il classico avvocato del diavolo. De Laurentiis è capace benissimo di difendersi da solo grazie alla cosiddetta cazzimma napoletana che non gli manca affatto; talvolta s'impettisce come un galletto ruspante di campagna - la sua carne non è più tenera come quella di una volta, ma sempre succulenta - altre egli assume il ruolo del classico domatore da circo. Detto questo è un uomo che meriterebbe più rispetto soprattutto per la sua età. Per alcuni potrebbe essere il nonno, il padre o lo zio.  Poi - ci mancherebbe pure altro - è consentito non essere sempre d’accordo con il galletto del pollaio o il domatore di bestie -  in una catena alimentare che si rispetti - purché lo si faccia con educazione e rispetto. Ma è un piccolissimo dettaglio per il branco - le bestie - che si erige a moralizzatore e ad esperto di economia, finanza e gestione aziendale. Insomma, le pecore.

Ad aizzare i tifosi contro il Presidente, spesso, gli stessi giornalisti napoletani. Non tutti, ovviamente, ma la maggioranza o la stragrande maggioranza di essi. I cercatori di pepite d'oro nel web con un tweet, spesso, studiato ad hoc per ottenere consenso delle pecore influenzate, indipendentemente, dal contenuto o dall’onestà intellettuale utilizzata. Quest’ultima è un optional perché non è scontato che ci sia nelle persone…l’onestà. Il fine giustifica sempre il mezzo in un popolo, solo apparentemente, amichevole che però sa' come metterlo in quel posto al momento giusto. Chi vi scrive è un uomo navigato del sud. Non me ne volete, per questo, a male cari amici napoletani. Talvolta fatevi un esame di coscienza, necessario al fine di migliorarsi o almeno mettersi un po’ in discussione.
Chi sono, dunque, i pastori del gregge? Tutti quelli che venderebbero la loro preziosa laurea in scienze della comunicazione - quella appesa a una parete con una puntina metallica traballante - per una ventina di follower. Leggendaria è stata la fantomatica cessione a un Fondo che ha riempito le notti insonni e sfamato le bocche dei napoletani; Le pecore, tutti quelli con l’idea di ripercorrere - anzi transumare a quattro zampe - le eroiche gesta di Maldini, Massara e compagni. Oggi si ragiona per Mainstream o per hastag, tutti termini “ovviamente” di derivazione anglosassone. il Paese della pasta e della pizza che vuole assomigliare, a tutti i costi, a un Joe Bastianich qualsiasi. Come se non bastassero le 70 testate nucleari della Nato, che sono dislocate in due basi: Aviano e Ghedi.

In Italia, a parte le bombe e le basi americane, da una decina di anni a questa parte, vanno di moda i Fondi o le proprietà americane che spesso non capiscono una beata mazza di calcio, ma è un piccolo dettaglio insignificante. Lo stornello tanto caro ai conoscitori di calcio? Semplice. La tua squadra del cuore non ha come proprietà un Fondo e quindi non può vincere nulla. Beh, allora, puoi ritenerti uno sfigato e non meritevole di appartenere al club esclusivo dei vincenti. Del resto, solo, chi vince è un vincente. Lo dice la parola stessa. Zeman è un perdente da una vita, nonostante egli faccia una vita più agiata di milioni di Italiani e tra un po' prossimi alla povertà; Ancelotti lo è stato per gli juventini, ma soltanto agli inizi della carriera. Idem Jürgen Klopp a sentire un  José Mourinho d’annata. Vincenti e perdenti a braccetto, gli uni agli altri, come se fossero dei topi ammaestrati e intrappolati in una ruota che gira senza sosta. Il Mainstream vuole questo per il presente e il futuro.  
Del resto - ritornando a Napoli e dintorni -  purtroppo, stiamo parlando della città dove l’ignorante parla a vanvera. L’intelligente parla poco. O’ fesso parla sempre.
Tra i calciatori ceduti - va ribadito ancora una volta - Kalidou Koulibaly è stato ceduto (scusate il gioco di parole, ma pecco decisamente di fantasia) al Chelsea per una cifra monstre di 38 milioni di euro. Nemmeno a dirlo agli amici napoletani, anzi è meglio non sottolineare il lato economico dell'operazione a discapito di quello affettivo. Essere vincenti, ma con la mentalità del cuore e una capanna.
Un super affare per il Napoli che lascia andare un calciatore over 30, al penultimo anno di contratto, a fine ciclo e con nessuna voglia di rinnovare perché affascinato da un bel contratto che lo renderà uno dei difensori più ricchi al mondo. Beato lui! Ha sistemato lui e tutta la sua famiglia per generazioni e generazioni a seguire. Verrebbe da pensare a tutti quelli dotati di un minimo di cervello ed esperienza di vita e lavorativa. Invece no, il pensare non è degno di nota per una tifoseria che vuole vincere a tutti i costi e possibilmente con la mentalità di un cuore e una capanna.
Calciatore - anche questo deve essere sottolineato a lettere cubitali - comprato a circa sette milioni dal KRC Genk e rivenduto a una cifra folle che non rispecchia il reale valore del calciatore. Un affare? Manco a dirlo agli amici napoletani. Questo è un mondo capovolto. Diciamo la verità ed è tutta colpa nostra. Vediamo e raccontiamo un mondo che non rispecchia più la realtà. Fa comodo a pochi eletti, tutto il resto se lo prenderà in quel posto volente o nolente.  

La Juventus fa una grande operazione di mercato vedendo Matthijs de Ligt al Bayern Monaco, il Napoli no. Per non paltare di Dybala perso a zero per, poi, non riuscire a comprare nemmeno un Simeone qualsiasi.
Il Milan perde a zero un venticinquenne, il Napoli vende un trentunenne a 40 milioni di euro. I rossoneri sono il futuro - società virtuosa da imitare - i napoletani sono il passato da dimenticare. De Laurentiis deve cedere, perché non è capace di gestire una società di calcio vincente, possibilmente a un fondo arabo. Meglio, se americano. Maldini e Massara battono Giuntoli 5 a 1. I vincenti e il perdente di turno. I topi ammaestrati e intrappolati nella ruota che gira senza fare sconti a nessuno. E non fa niente se dall’Inghilterra non arrivano grandi notizie per l'ex figlio adottivo di Napoli; l’ex difensore partenopeo è stato di recente (nell’ultima partita di Premier League) il protagonista, in negativo, della disfatta del Chelsea con il Leeds. Svarione difensivo con relativo goal regalato agli avversari e doppia ammonizione con rosso. Doccia fredda, prima dei novanti minuti di gioco, e poi sconfitta dolorosa per gli uomini di Thomas Tuchel. Al debutto con i blues era uscito per crampi.

Tutte queste cessioni “dolorose”, soprattutto a livello affettivo - ipocrisia allo stato puro -  ma, assolutamente, necessarie per ricostruire un ciclo vincente di una società che si autofinanzia da sempre, così come fanno tutti i Fondi. Tutto ciò ha portato a ridimensionare il Napoli agli occhi dei propri tifosi che sembravano distrutti e affranti da un dolore troppo forte da sopportare; per un periodo hanno avuto il morto in casa; le spese del becchino da pagare; un rospo a grattare in gola che sapeva di altissimo tradimento; un vino che sapeva di tappo. Pseudo tifosi, un po' commercialisti, un po' imprenditori, troppo saturi di calcio a causa di un sentimento di forte astio nei confronti del proprio Presidente; sentimento che è sfociato, purtroppo, in un odio profondo. Vittime e carnefici in cerca d'autore nella più tragica commedia napoletana; tutti affetti dalla sindrome di Stoccolma. Entrambi protagonisti della più classica e trucida storia d'amore fallita nella quale uno rinfaccia all'altro le peggiori colpe.

Il matrimonio tra De Laurentiis è i propri tifosi sembrava finito; il divorzio si prospettava più traumatico di quello dei Roses. Poi è cambiato tutto, magicamente, per un popolo e una terra che vive di forti contraddizioni da sempre. Ha da passà 'a nuttata, come avrebbe chiosato cinicamente Filumena Marturano.
Sono arrivati giocatori del calibro Giacomo Raspadori dal Sassuolo (bottega cara) per una cifra complessiva pari a 50 milioni di euro, Tanguy Ndombele con un prestito oneroso da un milione di euro con diritto di riscatto fissato a 32,5 milioni di euro, Giovanni Simeone dal Verona con un prestito oneroso di 3,5 milioni, Sirigu da svincolato a fare da chioccia a Meret, dalla Corea con furore Kim Min-Jae dal Fenerbahce per una ventina di milioni, Leo Ostigard dal Brighton per 5 milioni di euro, Mathias Olivera dal Getafe per 15 mln di euro tra parte fissa e bonus e infine quel fenomeno di Khvicha Kvaratskhelia per 10 milioni di euro dalla Dinamo Batumi. Soldi, soldi, soldi. Una barca di soldi spesi o semplicemente investimenti intelligenti di un Presidente intelligente per il nuovo ciclo intelligente del Napoli.

Cosa è successo per ripassare dalle stalle alle stelle? È il dubbio atroce che ha colpito tutti i figli del Vesuvio, compreso tutti gli spettatori non paganti d’Italia. Domande su domande alle quali non riceveremo mai una risposta dai diretti interessati. Il Napoli non doveva ridimensionarsi a causa del suo aguzzino e padrone? De Laurentiis non era un misero tirchio, un volgare pappone e un cinico sopraffattore dei sogni altrui?
E’ successo che il Napoli ha iniziato alla grande il campionato con ben due vittore di seguito; in un ambiente difficile e prostituito intellettualmente; pronto, alla minima difficoltà in campo, a rinfacciare il presunto tradimento - le cessioni dolorose di Insigne e compagni - all’odiato Presidente. E invece, Verona e Monza sono state affondate con una caterva di goal. Gioco spumeggiante quello di Spalletti e una squadra salita alla ribalta della cronaca nazionale e mondiale. Pure Kim si è iscritto al tabellino della partita, nella voce reti segnate di testa.

"Nel buio della sala correvano voci incontrollate e pazzesche. Si diceva che l’Italia stava vincendo [sull’Inghilterra] per 20 a 0 e che aveva segnato anche Zoff di testa, su calcio d’angolo".

Altro che fatale Verona, altro che il Monza dei miracoli di Galliani e Berlusconi. Altro che Fantozzi e la mitica La corazzata Potëmkin. Come spesso accade nella vita - quando le cose vanno bene - tutti sono saliti, nuovamente, sul carro del vincente. Tutti a mangiare a sbafo a spese del Presidente. È iniziata l'opera di conversione alla fede aureliota, tutti prostrati a 90 °, del coerente e appassionato popolo partenopeo. Questo matrimonio s'ha nuovamente da farsi. Sesso orale tutte le sere. Fama e successo tra De Laurentiis e i suoi tifosi. Sono state ritirate le carte per il divorzio; Tolta la procura agli avvocati. Le campane del villaggio finalmente suonano nuovamente a festa. La chiesa è stata rimessa al centro del villaggio.
Grazie a Dio! I napoletani sono passati, nel giro di poche ore, dallo sconforto più totale all’odio più profondo fino a quell’euforia tarantolata e spesso ingiustificata, tipica dei napoletani. Perché ha da passà 'a nuttata! Certo, come no?
Come ce lo spieghiamo questo cambiamento ideologico così repentino da parte degli agguerriti detrattori di De Laurentiis? Un po’ ce l’aspettavamo perché Napoli è la città dai mille colori e contradizioni come raccontava Pino Daniele nelle sue canzoni. Terra mia, terra mia tu si' chiena 'e libertà. E ancora: Comm'è triste e comm'è amaro sta' assettato e guardà' tutt' 'e ccose e tutt' 'e parole ca niente pònno fa'.
Ma in questo caso specifico, non è stata soltanto una questione di napoletanità. Adesso è tutt'altra questione: società, capitalismo, globalismo, influenza, hastag e mainstream. Per capire dobbiamo fare un tuffo carpiato nel passato. Vi chiedo ancora un attimo di pazienza, alla fine capirete.  

Lorenzo de’ Medici scriveva, in occasione del carnevale 1490, una canzone a ballo intitolata: Trionfo di Bacco e Arianna. I versi dotti e illuminati - in poche parole - celebrano la giovinezza e i piaceri della vita. Non mi dilungo più di tanto nella descrizione del canto; chi legge è sicuramente di un livello più alto del mio. Ricordate? Appartenente al club esclusivo dei vincenti.
I versi di Lorenzo de’ Medici sono una sorta di testamento intellettuale e spirituale, lasciato alle future generazioni. I futuri seguaci del Carpe Diem e dei piaceri della vita. Il fu Lorenzo de’ Medici, da non confondersi con il più famoso Jovanotti; anche lui di fatto Lorenzo, ma di cognome Cherubin. Da qui, ebbene, cari amici miei, nasce la celebre locuzione in latino: un Cherubin non facit de’ Medici. Un Cherubin non fa un de’ Medici cantautore è un detto popolare antico - anzi che dico? antichissimo -  che, in metafora, ammonisce tutti i cantautori a trarre conclusioni affrettate sulla giovinezza e i piaceri della vita. 
In termini calcistici, ricordandomi sempre di scrivere in un blog di calcio, Lorenzo Jovanotti batte Lorenzo de’ Medici 5-1, in un ipotetico match di Super Lega tra i migliori cantautori di tutti i tempi. Non c’è paragone. Se io potessi (starei sempre in vacanza).
Se io fossi capace scriverei il cielo in una stanza.
Versi di una tale profondità d’animo che non hanno bisogno di una locuzione latina per essere spiegati in tutta la loro magnificenza ed essenza. Arte allo stato puro e supremo.
Anche Jovanotti con il singolo Ragazzo Fortunato, pubblicato il 7 gennaio 1992, era andato molto vicino - secondo me lo ha superato pure - al concetto illuminato espresso, tanti anni or sono, da Lorenzo de’ Medici. Ma non perdiamoci in chiacchere stucchevoli e lagnose; e andiamo subito a leggere i fantastici versi del brano del cantautore italiano più "ambientalista" di tutti i tempi. Colui che fa i concerti in riva al mare, tra la spiaggia e la battigia, per ripulire tutto nel giro di poche ore. Anzi, colui che pulisce meglio di prima, lasciando tutto più bello e lindo di prima e in un modo più ambientalista possibile. Insomma, è un concetto davvero complesso quello di Lorenzo. Empirico per certi versi. Così come, troppo, complesso è spiegare il cambiamento di rotta degli amici napoletani; un mistero della fede!
Se io potessi sporcare la spiaggia, dopo un paio di ore, la ripulirei e la lascerei meglio di prima. E’ logico, ovvio, anzi è limpido come un bicchiere d’acqua purissima alle pendici di una montagna incantata. Se fossi De Laurentiis venderei, subito, il Napoli a un fondo americano. Perché sporcando si impara, vendendo a un fondo qualunque si vince, perché sarei un ragazzo fortunato, molto ricco ma soprattutto molto ambientalista: un vincente!
Da allora, sono passati - calcolatrice alla mano - circa 532 anni. E’ un calcolo matematico, molto complesso, da effettuarsi con una calcolatrice scientifica di ultima generazione. Possibilmente, un marchingegno capace di sfruttare la luce solare perché tra un po’ le pile potrebbero andare esaurite dalla prossima Pandemia climatica. E gli indiani d’America? Perdenti pure loro, in quanto indigeni.

Alla fine di questa lunga storia raccontata a capocchia, nessuna spiegazione ho più da darvi almeno per il momento. Si è fatto tardi e l’ora di andare a letto. Ho scritto tutto e niente come nel mio stile scapigliato. Chi vuol capire capisca, chi invece finge di non capire per il proprio interesse lasci le cose così come sono invece di fare ulteriori danni.
Per quanto mi riguarda resto della mia idea originale. Siamo nient'altro che topi addomesticati e intrappolati in una gabbia che gira perennemente. Ma… ha da passà 'a nuttata……forse.......com'è umano lei sig. Mainstream!!! 

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