Tradire è un'inclinazione alla quale l'uomo non vuole rinunciare. Si ricerca una soluzione ai problemi della quotidianità, agendo d'istinto e senza pensare troppo alle conseguenze che ne derivano. Chi, poi, gode delle luci della ribalta vede la propria vita spiattellata sui media, in pasto a commentatori e spettatori affamati di facili giudizi. Sia chiaro, qui nessuno ha scambiato Vivo Per Lei per un rotocalco scandalistico. Il preambolo di cui ci si avvale è solo necessario ai fini della narrazione che consegue. 

Il mondo del pallone non è esentato dagli affari di cuore, quanto più si trova investito da improvvise tempeste di notizie. Caso emblematico è legato, infatti, al nuovo triangolo del gossip pallonaro, composto dai coniugi Nara-Icardi ed Eugenia "China" Suarez, insidia di quest'ultimo. A quanto pare, il bomber argentino si è invaghito della connazionale showgirl, compromettendo fortemente le nozze con la Wanda, avviate, secondo indiscrezioni, a una definitiva rottura.
La narrazione della stampa argentina snocciola dettagli degni di una spy story, sui quali non ci soffermeremo. Strappa, in ogni caso, una risata la dinamica di fondo. Ciascuno di noi ricorda, o fa finta di non ricordare, quale sia stata la genesi del legame tra Mauro e la Nara: una triangolazione (non calcistica) Maxi Lopez-Icardi-Wanda, dalla quale il biondo centravanti ex Barça e Milan uscì parte lesa. Il riso diviene amaro quando la mente si sofferma sulle reali vittime dei misfatti e dei chiacchiericci: i bambini dei protagonisti.
Mauro Icardi è soltanto uno dei tanti partecipanti di questo gioco al massacro, dato che le corna sono accessori indispensabili del nostro amato sport. Ci riferiamo, per esempio, al matrimonio naufragato di Gigi Buffon e Alena Seredova, a seguito del quale il portierone ha intrapreso un legame con la giornalista Ilaria D'Amico. La moglie di Wayne Bridge tradì quest'ultimo col compagno di nazionale John Terry; Gigi Lentini si schiantò a 150 km/h mentre parlava al telefono con la signora Schillaci, tanto che Totò scappò in Giappone per dimenticare l'accaduto. 
Quanto avviene sotto le lenzuola suscita un'eco mediatica enorme, qualora le parti in causa risultassero essere ricche e famose. Nondimeno, a far scalpore è stato anche il cambio di casacca nella galassia pallonara. Giuseppe Meazza, idolo interista per oltre un decennio, si accasa dapprima al Milan, poi persino alla Juve. Chiedere a Zlatan Ibrahimovic, portato in Italia dai bianconeri e migrato, ai primi venti di burrasca, verso la sponda dell'odiata rivale nerazzurra. La parentesi blaugrana è solo il limite che si frappone fra Zlatan e la Milano rossonera, ritrovata dopo quasi due lustri trascorsi fra Parigi, Manchester e Los Angeles. Prima dello svedese, il salto dei Navigli venne operato dal Ronaldo brasiliano. L'ultimo ad aver provato cotanta ebbrezza risponde al nome di Hakan Calhanoglu, svincolatosi dal Milan e passato, a zero, all'Inter. Doveroso sottolineare di come le due milanesi non abbiano mai lesinato il sodalizio d'affari, ma i quattro esempi forniti sfuggono all'accordo fra le parti in causa.
Figo dal Barça al Real scomodò addirittura una vagonata d'odio blaugrana, meritandosi una testa di maiale nei pressi della bandierina, scagliata dalla torcida catalana. Bernd Schuster compie, addirittura, un triplo salto carpiato da Barcellona, passando per la Madrid blanca e approdando, dulcis in fundo, nella Madrid proletaria dei colchoneros. Manchester, divisa fra Red Devils e Citizens, si è ritrovata anch'essa coinvolta in questa danza caotica. Tevez prima rosso poi azzurro oppure Schmeichel padre, idolo dei primi e portiere dei secondi sul finire di carriera. Derby del Nord di Londra nel cuore di Sol Campbell, ex difensore degli Spurs passato ai Gunners; non fanno testo, invece, gli affari tra Arsenal e Chelsea che si sono scambiate i vari Cech, Giroud o David Luiz. Si segnala, altresì, un Cruyff quasi pensionato accasatosi al Feyenoord, acerrimo rivale dell'Ajax.
In principio, entro i nostri confini, fu José Altafini, core 'ngrato partenopeo che va alla Juve e segna contro gli ex compagni, rendendo vane le velleità tricolori di questi ultimi. Storia analoga, molto più recente, per Gonzalo Higuain. Novanta milioni di clausola pagati dalla Juve al Napoli e sei reti complessive inflitte agli azzurri. Maurizio Sarri, condottiero del Napoli quasi scudettato, passa alla Signora suscitando le ire dei tifosi partenopei, traditi dal loro idolo. Ai tifosi bianconeri, nella stessa estate, toccherà assistere al matrimonio Conte-Inter, a seguito del quale il ciclo di vittorie juventine volgerà al termine. L'affaire-Baggio è da considerarsi quale appendice agli anni di piombo: moti di piazza a Firenze per il passaggio in bianconero e un clima quasi anacronistico a far da cornice agli eventi. Il Divin Codino passerà poi tra le due sponde di Milano e sposerà i progetti di Bologna e Brescia. 

Premesso che il tradimento umano sia da metabolizzare secondo il punto di vista della coppia (c'è chi perdona, chi invece preferisce troncare), non è così per quello calcistico. In una cornice romantica come quella del calcio che fu, ai tifosi è sempre toccato deglutire volatili per diabetici. Un tempo esso costituiva un grave colpo al cuore, oltre che un affronto dal quale era difficile affrancarsi. Le prospettive attuali non leniscono i dolori, ma cambiano fortemente i paradigmi interpretativi. Essendo il denaro prima ancora che la passione a veicolare strategie di cambiamento, non sorprendono più di tanto i cambi di casacca degli addetti ai lavori.
Al supporter del XXI secolo è già stato ampiamente inoculato il vaccino, i cui anticorpi paiono aver sopperito alle reazioni avverse scatenate dai tradimenti del mercato. Il segreto per poter accettare, almeno emotivamente, tali avvenimenti sarebbe quello di guardare in faccia la realtà: il business ha soppiantato la passione, la sete di denaro ha messo all'angolo i valori dello sport, fra i quali anche quello di legarsi a una maglia. Non è una critica, quanto più la constatazione/rassegnazione nei riguardi di un fenomeno in evoluzione. Il calcio, come l'esistenza, mutando fra un decennio e l'altro, vive oggi un'epoca di opulenza, manifestata tramite affari milionari fra club, ma anche di mucchi polverosi opportunamente occultati sotto i red carpet scintillanti.

Affezionarsi, oggigiorno, a beniamini/allenatori, abili tanto nell'adulare quanto nel voltare gabbana sembra uno sforzo davvero privo di logica. Vivere il tradimento (calcistico) con oggettività, rigorosamente a mente fredda, non sarebbe poi così errato. Non è un discorso retorico, bensì la constatazione dell'esistenza di una tendenza, non troppo celata, di neo-professionismo improntato sull'ottenere il massimo introito economico e il minimo coinvolgimento emotivo. Sorprendente sarebbe, allo stato attuale, affermare il contrario, ossia attaccarsi a una bandiera e rispettarla anche a separazione avvenuta. Tradire è semplice, nella vita come nel calcio.
Nella vita è difficile perdonare, nel calcio non ce n'è bisogno: basta solo interpretare le varie decinazioni della moderna professionalità.